Maschera, costume, Bella Ciao: i simboli della Resistenza ne La casa di carta

Autore: Matteo Tontini ,

La casa di carta ha come protagonisti dei carismatici rapinatori che indossano una tuta rossa e una maschera. Diventa il loro personalissimo costume sin dal primo episodio, quando entrano nella Zecca di Stato spagnola grazie a un piano studiato dal Professore. Nella terza stagione, i personaggi tornano a mascherarsi in occasione del colpo alla Banca di Spagna, presentando le new entry Palermo, ​​Bogotá, Marsiglia e Stoccolma (che nelle Parti 1 e 2 era tra gli ostaggi).

Persino Sergio, il Professore, indossa la simbolica tuta in una scena del secondo episodio della season 3: siede davanti a una videocamera e racconta di come il loro outfit sia stato usato nelle proteste di tutto il mondo. I rapinatori se lo sono inizialmente infilato per celare la propria identità, ma in realtà funge da simbolo delle tematiche principali de La casa di carta: rappresentare sul piccolo schermo la Resistenza, l'indignazione e lo scetticismo verso il sistema. Analizziamo dunque i simboli dello show spagnolo che nasconde un vero e proprio inno alla Resistenza al Capitalismo.

La maschera di Salvador Dalí

Molte delle opere del famoso artista spagnolo furono create durante il Dadaismo (o Dada), movimento culturale nato nel 1916 a Zurigo che ha stravolto le convenzioni dell'epoca, dall'estetica cinematografica e artistica, alle ideologie politiche (incarnando il rifiuto della società capitalistica moderna). Questi dettami si possono trovare nei rapinatori de La casa di carta: i protagonisti della serie TV non mancano di elargire soldi al popolo grazie al loro "lavoro". Ne è un esempio il Piano Chernobyl, che ha visto alcuni dirigibili distribuire come pioggia dal cielo centinaia di migliaia di euro.

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Dalí, inoltre, aveva il vezzo di assumere atteggiamenti stravaganti. I suoi modi e il suo stile di vita eccentrico hanno in alcuni casi catturato l'attenzione più delle sue opere: un po' come il Professore, Tokyo e il resto della banda, che agiscono seguendo sempre metodi singolari e talvolta bizzarri (negoziare chiedendo a un'ispettrice di polizia "che cosa indossa?" non è tanto conformista, dopotutto).

Netflix
I rapinatori indossa la maschera

La tuta rossa

Oltre a permettere ai rapinatori di coprirsi dalla testa ai piedi per non essere identificati, la tuta rossa ricorda loro che sono parte di un gruppo. Nel corso delle rivoluzioni, come in Francia nel '700 e a Cuba negli anni '50 del secolo scorso, il rosso è stato usato per simboleggiare la libertà: è un colore che incarna ciò che la banda rappresenta, così come i loro principi e ideali.

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La tuta rossa è una specie di divisa per i rapinatori

Bella ciao

In un'emblematica scena della prima stagione, il Professore e Berlino intonano il canto popolare italiano associato al movimento partigiano. Bella ciao è un'ode alla Resistenza, alla ribellione contro il nazi-fascismo, ed è tuttora nota in molte parti d'Europa. Rappresenta l'unitarietà contro "l'invasore", l'oppressore, pertanto si sposa perfettamente con i valori messi in scena dalla serie TV spagnola.

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A proposito del celeberrimo canto, il creatore dello show Álex Pina ha rivelato a NSS Mag:

È una canzone che ha sempre fatto parte della colonna sonora della mia vita. Mi ricorda l'infanzia e il mondo intero la conosce, un inno alla Resistenza come lo è la stessa serie. Finché c'è resistenza c'è speranza, anche se i personaggi non sanno minimamente se riusciranno a uscire da lì.

Il costume de La casa di carta nella vita reale

Come detto poc'anzi, in una scena della terza stagione, il Professore si infila il costume per lanciare un messaggio e spiegare come il loro travestimento sia diventato simbolo di protesta in tutto il mondo. Menziona luoghi come Rio de Janeiro, Buenos Aires, Colombia, Roma, Parigi, Amburgo e Arabia Saudita: lo show non è chiaramente ispirato a eventi reali, ma di recente il costume è stato usato nell'isola di Portorico da alcuni manifestanti che chiedono a gran voce le dimissioni del governatore Ricardo Rosselló.

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La rivolta popolare si è accesa il 13 luglio, quando sono trapelate 900 pagine di messaggi scambiati tra il governatore e i suoi più stretti collaboratori: Rosselló e l'amministrazione deridono i loro stessi elettori con parole talvolta pesanti, motivo sufficiente per scatenare 500mila persone nelle strade di San Juan. È la goccia che ha fatto traboccare il vaso, giacché i portoricani affrontavano da tempo una diffusa corruzione dell'amministrazione. Basti pensare che la metà degli abitanti vive sotto la soglia di povertà.

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E, proprio durante la rivolta, qualcuno ha indossato il costume rosso tratto da La casa di carta, sollevando un cartellone con su scritto "Somos la p**a Resistencia" (Siamo la fot**ta Resistenza).

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Ad accompagnare la foto, il messaggio:

La gente di Portorico comprende i molteplici usi ed espressioni della democrazia. Guardiamo e impariamo dai nostri concittadini americani. È un momento straordinario e tutti voi dovreste chiedervi perché dappertutto non sia questa la principale notizia.

Cosa ne pensate della serie spagnola di successo? State aspettando con ansia la quarta stagione?

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