Memorie di un assassino: 10 cose da sapere sul film di Bong Joon-ho

Autore: Alessandro Zoppo ,

Il pubblico del Dongfang, il Festival di Napoli dedicato al cinema dell'Estremo Oriente, conosce da tempo Bong Joon-ho. Il regista sudcoreano è stato ospite della kermesse nel 2007: allora era reduce dallo strepitoso successo di The Host, capace di portare 13 milioni di spettatori nelle sale del suo Paese.

Fu in quell'occasione che Bong presentò il suo terzo film (la personale a lui dedicata era intitolata Tempesta sui generi) e fece conoscere agli appassionati che si ritrovarono a Castel Sant'Elmo i suoi primi due lavori: Barking Dogs Never Bite del 2000 e Memorie di un assassino del 2003.

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Ora che Parasite è entrato nella storia con le quattro statuette vinte agli Oscar 2020, Academy Two (la società ligure che ha distribuito il film Palma d'oro a Cannes) porta nelle sale dal 13 febbraio il secondo film di Bong, inedito sul grande schermo e passato soltanto sulle reti satellitari.

Memorie di un assassino è un thriller davvero sui generis, ambientato nella provincia di Gyunggi del 1986 e basato su fatti realmente accaduti. Due poliziotti locali, dai metodi spicci ma efficaci, vengono affiancati da un terzo detective di città, metodico e scrupoloso, per risolvere un caso complesso: un serial killer sta uccidendo brutalmente giovani donne e gli omicidi hanno fatto sprofondare l'intera regione nel terrore.

Una detection appassionante, tesa e vibrante, che tiene il pubblico incollato alla poltrona fino al colpo di scena finale che lascia senza fiato. Dopo 17 anni, Memorie di un assassino arriva finalmente in Italia e per l'occasione vi raccontiamo dieci cose da sapere sul film che ha lanciato la carriera di Bong Joon-ho.

1 – Una storia vera

I crimini senza apparente risoluzione ricostruiti nel film si basano sulla vera storia dello Zodiac sudcoreano. Il pericoloso criminale cambiava di continuo modus operandi e non lasciava alcun indizio sulle sue vittime. La polizia ha brancolato nel buio per anni: sono stati interrogati oltre 3000 sospettati, gli inquirenti si rivolsero persino ai chiromanti della zona e piantarono uno spaventapasseri vicino alle scene del crimine con su scritto "Confessa o marcirai all'inferno", ma le indagini non hanno mai scovato un responsabile. Almeno fino al 2019, ma questo ve lo raccontiamo al punto numero 10.

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Academy Two
Byun Hee-bong e Kim Sang-Kyung in una scena del film Memorie di un assassino
Lo spaventapasseri anti-serial killer

2 – Il contesto storico

Siamo nel 1986 e la Corea del Sud vive una fase di tremenda agitazione politico sociale. Sei anni prima c'era stato il colpo di stato del generale Chun Doo-hwan, la popolazione è nel vivo delle rivolte contro la polizia e la Quinta Repubblica. La legge usa il pugno d'acciaio e gli agenti sono tristemente celebri per la loro brutalità.

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Soltanto due anni dopo arriveranno le elezioni che portano alla vittoria di Roh Tae-woo e lo sfavillante benessere mostrato durante i Giochi Asiatici e le Olimpiadi di Seul. Ma è pura apparenza: le ferite del conflitto sono ancora aperte e sanguinanti. È per questo che il desiderio delle forze dell'ordine di catturare il killer portò all'adozione dei metodi così estremi che vediamo nel film.

3 – L'ispirazione della sceneggiatura

Il copione di Bong Joon-ho e Shim Sung-bo si basa sul romanzo e il successivo spettacolo teatrale Come See Me del poeta e drammaturgo Kim Kwang-rim. Partendo dalla struttura narrativa di quest'opera, la coppia ha composto il film sulla caratterizzazione dei tre personaggi principali: i due sbrigativi sbirri di campagna Park Doo-man (Song Kang-ho) e Cho Yong-koo (Kim Roi-ha), e il detective di città Seo Tae-yoon (Kim Sang-kyung).

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Academy Two
Song Kang-Ho in una scena del film Memorie di un assassino
Le indagini del detective Park non vanno come dovrebbero

4 – Le influenze di Bong

Bong Joon-ho ha sempre desiderato girare un poliziesco. Quando ha cominciato a lavorare alla sceneggiatura con Shim Sung-bo, le sue ispirazioni sono state classici come La vendetta è mia di Shōhei Imamura e Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, Fargo dei fratelli Coen e Se7en di David Fincher.

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Il suo obiettivo è realizzare un poliziesco classico, nel quale combinare però la sua precisa cifra stilistica: far coesistere il comico e l'orribile. Per scavare a fondo nel caso del primo serial killer della Corea del Sud, ha letto e riletto il romanzo a fumetti From Hell di Alan Moore, incentrato su Jack lo Squartatore, e gli articoli di un giornalista di nome Park, reporter del Kyung-in Daily News che coprì tutti i delitti. "Devi avere chiaro il tuo punto di vista per restare concentrato in questo caso così dispersivo", gli disse il cronista.

A guidare Bong, oltre al suo noto senso per il grottesco (evidente in moltissime scene del film, su tutte quando il detective Park segue la pista degli uomini senza peli), è stata una semplice e breve descrizione che lo ossessionava e gli ronzava in testa da tempo: "In un pomeriggio assolato, il corpo nudo di una donna brutalmente assassinata viene trovato in una cittadina quieta e pacifica". Da qui è cominciato tutto.

D'altronde il regista l'ha sempre ammesso.

Il mio istinto mi spinge a girare film che vorrei vedere, visto che nessun altro li ha diretti per me.

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5 – Una produzione difficile

Le riprese di Memorie di un assassino sono state particolarmente complicate. I paesaggi rurali di Hwaseong sono cambiati molto nel corso degli ultimi vent'anni: la troupe si è dovuta mettere sulle tracce delle location rimaste più intatte possibile dagli anni '80 e ha stabilito il record locale per il maggior numero di set utilizzati.

La crew ha anche dovuto attendere il brutto tempo per poter girare la sequenza finale sotto la pioggia: il resto delle riprese era già stato completato ma Bong ha preferito aspettare due settimane prima che vere gocce cadessero dal cielo.

6 – Lavorare con Song Kang-ho  

Memorie di un assassino è il primo film che avvia la lunga collaborazione di Bong Joon-ho con Song Kang-ho. L'attore apparirà nel cast di The Host, Snowpiercer e Parasite. Il loro lavoro è quasi simbiotico: Song segue il regista passo dopo passo, dalla pre-produzione fino alla sala di montaggio. Lo stesso Bong l'ha ammesso: "Lavoriamo quasi troppo bene insieme".

Academy Two
Byun Hee-bong e Song Kang-Ho in una scena del film Memorie di un assassino
Song Kang-Ho, il partner in crime di Bong

7 – Il successo di pubblico

Complice il merito di aver riportato alla luce un trauma collettivo ancora fresco nella memoria del pubblico, il film è stato campione d'incassi in Corea: il thriller ha fatto staccare più di cinque milioni di biglietti e ha salvato dalla bancarotta Sidus, la società del produttore Cha Seung-jae.

I media coreani stimano che Memorie di un assassino sia stato uno dei film più visti al cinema in patria dopo Swiri di Kang Je-gyu, Friend di Kwak Kyung-taek e Joint Security Area di Park Chan-wook.

Oltre ad aver sbancato al box office, il film ha fatto man bassa di premi ai Chunsa Film Art Awards e ai Grand Bell Awards, gli Oscar sudcoreani, dove ha conquistato le tre statuette più importanti per il miglior film, la migliore regia e il miglior attore protagonista (Song Kang-ho).

8 – I complimenti illustri

Dopo il passaggio in vari festival, da Cannes a San Sebastián, e gli apprezzamenti della critica, il film ha ricevuto l'endorsement di uno spettatore d'eccezione: Quentin Tarantino. Il regista ha inserito Memorie di un assassino e il successivo monster movie The Host nella sua lista dei migliori 20 film usciti dal 1992 al 2009. Non è un caso se Bong l'abbia voluto ringraziare personalmente dal palco del Dolby Theatre quando ha ritirato l'Oscar come miglior regista.

9 – La genesi di una saga

Il caso del serial killer di Hwaseong e il film di Bong hanno ispirato una sorta di anomalo franchise. Gli omicidi dell'assassino seriale coreano sono stati raccontati nel thriller del 2012 Confession of a Murder, e nelle serie Gap-dong e Signal. Quest'ultima è stata un clamoroso successo di pubblico e critica ed è stata rifatta nel 2018 in Giappone.

10 – La risoluzione del caso

Colpo di scena: lo Zodiac coreano ha un volto, un nome e un cognome. Condannato all'ergastolo nel 1994 per l'uccisione della cognata, Lee Choon-jae ha confessato soltanto nel 2019 di aver commesso altri 14 omicidi, inclusi i dieci di Hwaseong tra il 1986 e il 1991.

Si è arrivati a lui soltanto adesso grazie al DNA. In totale, Lee avrebbe fatto 46 vittime: 15 per omicidio e le restanti 31 per stupro o tentato stupro.

Bong, commentando quest'epilogo a sorpresa alla CNN, si è detto "sopraffatto" dalla notizia.

Volevo davvero vedere la sua faccia: ho anche provato a immaginare il suo volto e a disegnarlo. Avevo persino una lista di domande che ero pronto a fargli nel caso mi fossi imbattuto in qualche modo in lui. Finalmente ho potuto vedere il suo volto pubblicato sui giornali: guardarlo mi ha fatto provare sentimenti complicati.

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Che ne dite, avete dieci buoni motivi per andare al cinema e recuperare Memorie di un assassino?

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