Michael Caine dichiara che non lavorerà più con Woody Allen

Autore: Silvia Artana ,

L'elenco degli attori che hanno dichiarato di non volere più lavorare con Woody Allen continua ad allungarsi e raccoglie adesioni di sempre maggiore prestigio. L'ultimo in ordine di tempo a chiudere la porta al regista è stato Michael Caine.

In una lunga intervista a The Guardian, l'interprete britannico ha detto che le accuse di molestie rivolte da Dylan Farrow al padre adottivo lo hanno sconvolto e che si tratta di qualcosa che non può assolutamente ignorare:

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Sono così scioccato. Sono un sostenitore della National Society for the Prevention of Cruelty to Children [la Società Nazionale per la Prevenzione della Crudeltà verso i Bambini che opera nel Regno Unito, n.d.r.] e ho una posizione molto forte nei confronti della pedofilia. Non riesco a farmene una ragione, perché amavo Woody e con lui ho trascorso del tempo meraviglioso. Gli ho anche presentato Mia Farrow. Non mi pento di avere lavorato con lui, cosa che ho fatto in totale innocenza. Ma non lavorerò più con lui. No.

Michael Caine ha recitato con Allen nel 1986 in Hannah e le sue sorelle, film per il quale ha vinto il suo primo Oscar come Migliore attore non protagonista nel 1987 (il secondo, nella medesima categoria, è arrivato nel 2000 con Le regole della casa del sidro), e i presunti comportamenti inappropriati del regista nei confronti della figlia sono stati denunciati nel 1992.

Fino a oggi, l'attore non aveva preso posizione nella vicenda di Woody Allen. Ma nel 2010 aveva rilasciato a The Telegraph una dichiarazione durissima sul tema della violenza sui bambini:

Sono un rabbioso esponente di destra quando si parla di pedofilia. Se volete ristabilire l'impiccagione per chi si macchia di questo crimine, sono il vostro uomo. Sono pronto a tirare la leva. Non fatemene parlare. È una cosa che odio. 

Come riportano Vanity Fair e Page Six, Michael Caine è stato preceduto nella sua decisione di non lavorare più con il regista vincitore di 4 premi Oscar da Greta Gerwig, Colin Firth, Rachel Brosnahan, Mira Sorvino, Peter Sarsgaard e Jeff Daniels

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Invece, Timothée Chalamet e Rebecca Hall, che sono stati diretti da Allen in A Rainy Day in New York (film che potrebbe non vedere mai la luce, proprio a causa del rinfocolarsi delle accuse contro il regista), hanno deciso di donare il cachet percepito per la pellicola a varie associazioni benefiche e al movimento Time's Up.

Woody Allen e lo scandalo delle molestie sessuali 

La vicenda dei presunti abusi di Woody Allen compiuti sulla figlia adottiva Dylan quando aveva 7 anni è una pagina oscura di Hollywood ed è da sempre motivo di controversie. Ma dopo lo scandalo Harvey Weinstein e con la nascita dei movimenti #MeToo e Time's Up, la storia è tornata prepotentemente alla ribalta.

A contribuire sono state anche le diverse, esplicite testimonianze di Dylan, che dopo avere parlato delle molestie apparentemente subite dal regista in un lettera aperta al New York Times nel 2014, ha affrontato di nuovo l'argomento nel 2017 in un editoriale per il Los Angeles Times e a gennaio 2018 in un'intervista a CBS This Morning.

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Durante il programma, la giovane donna ha parlato per la prima volta in TV della presunta violenza:

Sono stata portata da mio padre nel sottotetto della casa di campagna di mia madre, in Connecticut. Mi ha ordinato di sdraiarmi sulla pancia e di giocare con il trenino di mio fratello. Lui si è seduto dietro di me e mentre giocavo con il trenino mi ha molestata. All'epoca, avrei detto che aveva toccato le mie parti intime. [...] Oggi dico che ha toccato le mie labbra e la mia vulva con un dito.

Dylan ha anche dichiarato che Allen le ha chiesto di stare nel letto insieme quando lui indossava solo i boxer o lei solo gli slip.

La 32enne ha parlato con drammatica lucidità della vicenda e ha commentato con amarezza le accuse secondo cui sua madre l'avrebbe plagiata per vendicarsi del regista:

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Quello che non capisco è come sia possibile che la storia che io sia stata sottoposta al lavaggio del cervello e allenata [a mentire, n.d.r.] sia più credibile del fatto che sia stata abusata sessualmente da mio padre.

Da parte sua, Woody Allen ha sempre negato categoricamente le accuse. E dopo le ultime dichiarazioni della figlia, ha rilasciato un duro comunicato in cui, ancora una volta, ha professato la propria innocenza.

Nella dichiarazione, pubblicata da CBS News, il regista ha ribadito che sulla vicenda hanno investigato approfonditamente 25 anni fa la Child Sexual Abuse Clinic del Yale-New Haven Hospital e il New York State Child Welfare, concludendo "in modo indipendente che nessuna molestia aveva mai avuto luogo" e ipotizzando che Dylan potesse essere stata manipolata.

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Una versione dei fatti che il regista porta avanti fin dall'inizio, sostenuto anche dall'altro figlio adottato con Mia Farrow, Moses:

Il fratello maggiore di Dylan, Moses, ha raccontato di avere visto la madre fare proprio questo [istruire la sorella a raccontare una storia, n.d.r.], allenando inesorabilmente Dylan, cercando di farle entrare bene in testa che il padre era un pericoloso predatore sessuale. Sembra che abbia funzionato. E purtroppo credo che Dylan creda veramente a quello che dice.

Allen ha concluso con un affondo alla ex moglie:

Anche se la famiglia Farrow sta usando cinicamente l'opportunità offerta dal movimento Time's Up per ripetere le sue accuse screditanti, questo non le rende più vere di quanto lo fossero in passato. Non ho mai molestato mia figlia, come tutte le indagini hanno appurato un quarto di secolo fa.

Ma sembra proprio che l'opinione pubblica e tantomeno Hollywood abbiano intenzione di scrivere la parola fine alla storia. E dopo la presa di posizione di Michael Caine nei confronti di Woody Allen, è lecito aspettarsi nuovi sviluppi.

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