Misery a teatro: il capolavoro di Stephen King in una versione inedita

Autore: Chiara Poli ,

Senza alcun dubbio è uno dei suoi capolavori letterari. Rientra anche nelle migliori film tratti dai libri di Stephen King.

Ma Misery ha anche un'altra peculiarità: escludendo le rare (e non indispensabili) scene iniziali all'esterno, si svolge tutto in una stanza, o al massimo in una porzione di casa.

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Con due soli personaggi presenti e altri che rappresentano contatti telefonici.

Cosa significa? Semplice: che è perfetto per diventare uno spettacolo teatrale.

Sulla base della sceneggiatura di William Goldman, premiata nel 1990 con l'Oscar a Kathy Bates nei panni di Annie Wilkes, Filippo Dini dirige la pièce che racconta l'incontro fra lo scrittore Paul Sheldon e la sua più grande fan, la Wilkes, che scopre con orrore l'intenzione dell'autore di uccidere Misery, protagonista della sua saga preferita, con l'ultimo romanzo non ancora pubblicato.

Sheldon è interpretato dallo stesso Dini (Rocco Schiavone, L'uomo del labirinto) mentre il ruolo di Annie è stato assegnato all'attrice Arianna Scommegna, nota soprattutto per i film Il colore nascosto delle cose, Fai bei sogni e La variabile umana.

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Misery va in scena al Sala Umberto di Roma, in Via della Mercede, a partire dal 19 novembre.

Gli spettatori potranno assistere allo spettacolo fino al 1° dicembre, con possibilità di acquistare online i biglietti.

Sala Umberto srl
Misery: gli interpreti della versione teatrale
Misery: gli interpreti della versione teatrale Filippo Dini e Arianna Saccomegna

L'interprete e regista Filippo Dini presenta così lo spettacolo:

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Paul Sheldon è uno scrittore di successo. I suoi romanzi hanno come protagonista Misery, un’eroina ottocentesca dal cuore d’oro. La fama di Paul è indissolubilmente legata a Misery, e questo lo incatena come artista e come uomo. Quando si risveglia dall’incoscienza dopo un terribile incidente stradale, Paul pensa di essere stato fortunato. Anche se non riconosce la casa e il letto dove giace, qualcuno lo ha salvato.
Quando poi scopre che a salvarlo è stata Annie, un’abile, materna e premurosa infermiera in pensione, pensa di essere stato molto fortunato.
Quando poi scopre che Annie è una sua grande fan e ha avuto cura di salvare dalle lamiere contorte della sua macchina l’ultimo manoscritto di Paul, allora pensa di essere l’uomo più fortunato del mondo.

Annie gli ha salvato la vita.
Ed è così gentile.
Sì, molto gentile: Paul continua a pensarlo anche quando realizza che Annie non ha avvisato nessuno dell’incidente e del ritrovamento. Anche quando gli antidolorifici cominciano ad arrivare con meno regolarità e il dolore alla gamba brucia di più.
Lei lo ama alla follia. Appunto: alla follia.
Perché Paul si rende conto, piano piano, con crescente orrore, che Annie ha qualcosa di inquietante.
E quando scopre di essere ormai dipendente dalla morfina degli antidolorifici e che Annie non vuole avvisare nessuno, allora comincia a realizzare di essere nei guai. Ma questo è niente.

Una notte Annie lo sveglia urlando, distruggendo la sua stanza e le porte dell’orrore si spalancano davvero. Annie ha finito l’ultimo romanzo di Misery.
E Misery è morta.
Questo Annie non può accettarlo. Paul prova a farla ragionare, ma è tutto inutile.
C’è un’unica soluzione: Paul dovrà scrivere un altro romanzo. Dovrà riportare in vita Misery.
Ora inizia l’orrore: prigioniero di Annie, Paul diventa Sherazade.
Racconta o muori.
E così Paul si mette al lavoro.

Mentre tenta disperatamente di organizzare una fuga, affronta faccia a faccia, come mai lo ha affrontato nella sua vita, il suo demone, incarnato da Annie. Il demone che accompagna la vita di ogni artista: il demone tirannico e folle della creazione, che tutto ci dona e che in cambio vuole la nostra vita.
Uno dei capolavori dello scrittore più famoso al mondo. Una storia che è orrore, claustrofobia e follia. Una storia che viene presentata con frasi come: “Se siete convinti che l’orrore abbia dei limiti, non conoscete ancora Misery”.
Ma la vicenda di Paul Sheldon, protagonista del libro (e del testo teatrale) e scrittore anch’egli, non è solo questo. Annie, l’infermiera che si trasforma in una carceriera torturatrice che si nutre di pagine scritte e non si ferma davanti a niente pur di salvare il suo personaggio preferito, è l’incarnazione della fascinazione e dell’amore che ogni essere umano sente verso le storie, e verso chi le racconta. Misery è un testo senza tempo in cui vengono indagati i meandri della mente umana che cerca le storie, le vuole, le brama, e che di fronte alla fonte di quelle storie non può far altro che innamorarsi e nutrirsi, anche a costo di distruggere per sempre chi alimenta i suoi sogni.

Tra tutti gli scrittori che animano le creazioni di King, Paul Sheldon è il più forte, il più disperato. Prigioniero del suo talento e della sua vocazione, scopre se stesso nel viaggio all’inferno in compagnia di Annie. E lei è semplicemente indimenticabile. È solo per esigenze di trama che è davvero crudele e un po’ sadica, ma il suo tema è il tema cardine di tutta la creazione di King: la magia e l’amore.
Annie non è folle, Annie ama alla follia.
Annie è l’esasperazione del desiderio e dell’amore per l’arte, di quella silenziosa e segreta preghiera che ognuno di noi innalza nel proprio cuore ogni volta che voltiamo la prima pagina dell’ultimo romanzo del nostro scrittore preferito.
O che sediamo in platea, le luci si spengono e inizia lo spettacolo.
Misery è una grande opera sul potere magico della narrazione. Ed ecco perché poter portare questa storia in teatro è una grande occasione e un grande privilegio. Perché il teatro è il luogo della Magia.

Chi ha letto il grande romanzo di King e visto il film con Kathy Bates e James Caan sa perfettamente che due bravi interpreti e i dialoghi perfetti sono gli ingredienti per ricostruire l'atmosfera carica di angoscia e suspense che ha trasformato la storia in un successo mondiale.

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Se siete appassionati di Stephen King e di teatro, non potete perdere quest'occasione: Misery e la sua versione inedita, a teatro, in una produzione tutta italiana firmata da Fondazione Teatro Due, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino e Teatro Nazionale.

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