Moon Knight 1x4: il finale shock, spiegato

Autore: Giuseppe Benincasa ,

Nel terzo episodio della serie TV Marvel Studios Moon Knight, la cui programmazione è affidata a Disney+, i protagonisti si recano in Egitto per cercare la tomba di Ammit. Alla fine dell'episodio accade che Khonshu viene imprigionato da alcuni dei dell'Enneade e che quindi si separa dal corpo di Marc e Steven non potendogli offrire più la protezione del costume di Moon Knight. Il quarto episodio dal titolo "La Tomba" si apre sempre in Egitto con Steven e Layla in cerca della tomba di Ammit.

Attenzione: da qui in poi ci sono spoiler che riguardano il finale dell'episodio 4 di Moon Knight!

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Show hidden content Dopo aver trovato la statuetta/prigione di Ammit, Arthur Harrow spara due colpi di pistola al petto di Marc Spector. L'impressione è che Harrow lo abbia colpito dritto al cuore. Cerchiamo quindi di esaminare ciò che succede e perché sembra che sia stata tutta una illusione di Marc.

Dopo quella che si pensa essere la morte di Marc questo si ritrova in un istituto per la salute mentale insieme ad altri pazienti, i cui volti sono noti dato che si sono visti nei primi 3 episodi di Moon Knight. C'è anche Layla, l'uomo statua con cui si confida Steven, il capo del negozio di souvenir del museo e tanti altri. Infine si vede anche Arthur Harrow, con un look completamente differente, nei panni del direttore e si vedono diversi oggetti e fotografie che hanno una precisa corrispondenza in tutto ciò che si è visto nei primi 4 episodi di Moon Knight. Cosa è reale e cosa no?

La prima cosa che viene in mente è che Marc in realtà è quasi morto nella sua precedente missione in Egitto e per i traumi psichici subiti è finito nell'istituto psichiatrico. Qui ha visto più volte il film Tomb Buster e si è immedesimato in un personaggio inventato che rischia la vita per trovare tesori. Con tutta probabilità però non è andata così.

La prima ipotesi è che Marc non è morto nella Tomba di Alessandro Magno e che sia stato preso, soccorso, drogato/ipnotizzato da Arthur Harrow. Questa ipotesi però è debole se ci si pone la seguente domanda: perché Harrow dovrebbe voler salvare Marc o Steven? Qualora avesse voluto salvarlo non gli avrebbe certo sparato al cuore.

La seconda ipotesi è che a mio avviso Marc non può morire. Quando è stato salvato per la prima volta da Khonshu, Marc era probabilmente già morto. La magia della divinità egiziana l'ha riportato in vita e lo ha legato/condannato a una continua rinascita. Ciò è stato anticipato nel primo episodio di Moon Knight: quando all'interno del museo Steven parla con una bambina, spiegandole di cosa succede alle anime dopo che il corpo muore. La bambina gli dice prontamente: "A te è andata male, non ti hanno fatto entrare nei campi di Iaru" e Steven risponde: "Questo non ha senso perché io non sono morto". Secondo la mia teoria invece lo è e la battuta della bambina è un indizio importante scritto dagli sceneggiatori della serie.

Tornando al finale del quarto episodio di Moon Knight, quando Marc viene ucciso, in realtà si trasferisce in un limbo dal quale rinascere grazie alla divinità Tueret. Questa è una Dea egizia con le fattezze di un ippopotamo femmina. Nel culto, Tueret aiutava il sole a rinascere ogni giorno e serviva come aiuto anche alla rinascita del defunto, che viveva in una nuova vita.

La mia spiegazione è che Marc dopo essere morto la prima volta e salvato da Khonshu è rinato nei panni di una terza identità che ancora non abbiamo visto e che lui non ricorda di avere. Questa identità molto probabilmente è all'interno del terzo sarcofago, quello che Marc e Steven non aprono. In una successiva morte, Marc potrebbe aver generato l'alter ego Steven Grant. Ovviamente dopo essere rinato, Marc non ricorda nulla di ciò che è successo dentro la sua mente o la sua anima. Qui, come si è visto, risiedono frammenti di ricordi: i volti delle persone che Marc conosce, i luoghi dove è stato, l'action figure di Moon Knight e altre cose relative all'Egitto.

Cosa succede nei fumetti

Ciò che succede alla fine del quarto episodio di Moon Knight è quasi identico a come i lettori dei fumetti Marvel hanno ritrovato Marc Spector all'inizio della serie del 2016 scritta da Jeff Lemire e disegnata da Greg Smallwood. Ma il susseguirsi del racconto si discosta molto da ciò che è la serie targata Marvel Studios.

Nel primo numero della run a fumetti Marc si ritrova in un istituto per la salute mentale. Lui parla con Khonshu e si crede il vigilante Moon Knight ma la direttrice del posto gli rivela che è tutto frutto della sua fantasia, che lui soffre di Disturbo Dissociativo dell'Identità e che Moon Knight è solo un vigilante che lui si è inventato fin da quando era ragazzino.

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Dopo il colloquio con la direttrice, Khonshu comunica a Marc che è tempo di risorgere, Marc utilizza le lenzuola del letto della sua stanza per improvvisare un vestito di Moon Knight. Quando giungono le guardie, attratte dai rumori, Marc vede quello che pensa essere il vero aspetto delle guardie ossia dei sciacalli egiziani. Ma quando lo raggiungono altri inservienti dell'ospedale e gli tolgono la maschera, Marc vede tutto come prima, non riuscendo a capire cosa è vero e cosa non lo è. Tutta la storia a fumetti è un susseguirsi di scene reali e scene di sogno che ovviamente confondono il lettore e le stesse tre identità di Marc. Il finale rivela che in realtà era tutto reale e che tutto quello che si è visto corrisponde alle esperienze di Marc/Steven/Jack (le tre identità di Moon Knight), che si sono unite, formando diversi aspetti della mente del personaggio principale e lui, in questo viaggio a fumetti, ne deve prendere coscienza in modo da riuscire a conviverci.

A questa serie a fumetti si sono chiaramente ispirati gli autori dello show. Secondo loro stessa ammissione (ne hanno parlato su Marvel.com) l'abbraccio tra Marc e Steven è stato visivamente presa proprio dalla serie di Lemire e Smallwood.

Ciò che quell'abbraccio è, è in realtà ispirato alla fine della run di Jeff Lemire di Moon Knight. C'è questo meraviglioso momento in cui lui si abbraccia. Eravamo così innamorati dell'idea di qualcuno che abbraccia un'altra parte di sé e dice parole di conforto che volevamo davvero, davvero mettere quel momento di abbraccio in uno dei nostri episodi e quel momento era giusto.

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