Netflix finirà in tribunale per via di Cuties

Autore: Rina Zamarra ,

Netflix non è riuscita a evitare il tribunale per Cuties (Donne ai primi passi in Italia). Il film ha sollevato un polverone che si è tradotto in una citazione da parte del grand giurì della cittadina di Tyler, capoluogo della contea di Smith in Texas. 

Tutto è cominciato a fine agosto con una polemica social suscitata dal poster del film. Gli utenti hanno accusato Netflix di aver scelto una immagine che sessualizzava eccessivamente le giovani protagoniste undicenni. La piattaforma si è scusata e ha cambiato locandina, ma il mea culpa non è bastato. 

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Sono seguite petizioni di genitori per togliere il titolo dalla piattaforma e persino degli interventi di senatori repubblicani, scagliatisi contro il film incentrato sulla storia di una ragazzina che si ribella alla famiglia ed entra a far parte di una dance crew di coetanee.  

La regista Maïmouna Doucouré ha provato a difendersi, sostenendo che il suo intento era sollevare il velo sulla eccessiva sessualizzazione delle ragazzine, scaturita da una emulazione dei comportamenti social degli adulti. 

Ora, Cuties è finito in tribunale con una citazione datata 23 settembre e notificata a Netflix il 1 ottobre 2020. 

La citazione, tra l'altro, definisce il film un prodotto privo di alcun valore artistico, letterario o scientifico: 

…il materiale visivo mostra una esposizione oscena dell’area pubica di una bambina vestita o parzialmente vestita. La bambina in questione aveva meno di 18 anni al momento della creazione del film, che fa leva su un interesse pruriginoso per il sesso e non ha alcun serio interesse letterario e neppure un valore artistico, politico o scientifico. 

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Non si tratta di una citazione da poco, visto che il reato imputato a Netflix prevede la prigione secondo l’ordinamento giuridico dello stato del Texas. La piattaforma ha risposto subito tramite un portavoce, bollando la citazione come priva di fondamento:

Cuties è un film sociale che va contro la sessualizzazione dei bambini piccoli. Questa accusa è senza fondamento e noi sosteniamo il film. 

A sostegno della regista, sono intervenute anche un gruppo di registe che hanno firmato una lettera aperta definendo il film come un ritratto bello e sensibile della sessualità emergente di un gruppo di giovani ragazzine. Tra le firmatarie della lettera ci sono registe come Julie Dash (Funny Valentines), Marry Harron (#American Psycho) e Kasi Lemmons (#Harriet). 

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