Non solo Shark - Il primo squalo: i film da vedere con megalodonti e pescecani

Autore: Emanuele Zambon ,

Un'ombra giunge dal profondo degli abissi. In men che non si dica le acque svelano un mostro dai denti aguzzi che afferra la sua preda, la scuote serrando le mascelle e strappando via le carni. Infine, dopo aver fatto brandelli della vittima, la trascina sul fondo, lasciandosi dietro una chiazza rossastra e un gorgoglìo di morte.

La prima sequenza, dal sapore salmastro e thrilling, de #Lo squalo indubbiamente provocò, all'epoca dell'uscita nelle sale (era il 1975), una psicosi collettiva, mai veramente superata. E se la Storia insegna che per l'incontro fra le terribili creature marine e l'uomo c'è stato un prima e un dopo il film cult di Spielberg, è pur vero che il cineasta statunitense ha saputo coniugare meglio di ogni altro la paura per l'ignoto (che solitamente è legata a due viaggi in particolare, quelli interstellari oppure le traversate in mare aperto), l'horror e l'avventura, tracciando una via destinata ad essere imitata o parodiata negli anni a venire.

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I film sugli squali post "Jaws" presentano un unico tratto in comune: il non essere assolutamente all'altezza del capolavoro spielberghiano, sfociando ora nel trash ora nel thriller televisivo, coinvolgendo star di serie B, mestieranti, case di produzione specializzate nei prodotti a basso costo e, solo saltuariamente, volti noti di Hollywood.

Ecco, in ogni caso, alcuni film che, per un motivo o per l'altro, vale la pena di vedere sugli squali, i megalodonti e altre creature degli abissi! Questa lista è stata scritta a quattro mani dal sottoscritto Emanuele Zambon e dal collega Francesco Lomuscio, critico esperto di cinema di genere. 

Shark - L'ultimo degli squali contro Jason Statham

Questo "speciale-pescecane" parte con #Shark - Il primo squalo, il thriller con protagonista Jason Statham tratto dal best-seller del 1997 MEG, romanzo sci-fi scritto da Steve Alten e incentrato sulla suggestiva figura del Megalodonte, l'antenato (formato maxi) dell'odierno squalo bianco.

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Il blockbuster diretto da Jon Turteltaub è solo l'ultimo esempio di produzione con le pinne: da titoli "squallor" come Sand Shark (Squali di sabbia, il cui poster promozionale è una scopiazzatura de Lo squalo) al tamarro Sharktopus prodotto da Roger Corman, passando per il cult movie Sangue negli abissi di Arisitde Massaccesi e Dark Tide, forse il film meno memorabile a cui ha preso parte Halle Berry (la pellicola non uscì nemmeno nelle sale cinematografiche).

Sorvolando i film di genere, poi, il Cinema è ricco di riferimenti a squali di ogni specie: recentemente, traendo spunto dalla realtà, il film di guerra USS Indianapolis - protagonisti Nicolas Cage e Tom Sizemore - ha raccontato l'orrore dei sopravvissuti all'affondamento dell'incrociatore statunitense ad opera di un sottomarino giapponese al largo delle Filippine durante la Seconda Guerra Mondiale. Nei quattro giorni successivi alla sciagura i naufraghi vennero decimati dagli squali che infestavano quei mari.

La figura mortale dello squalo è ben radicata nell'immaginario collettivo fin dai tempi della pellicola di Spielberg. La si ritrova anche in film all'apparenza insospettabili: è così nel comico Scuola di ladri, dove Lino Banfi, Paolo Villaggio e Massimo Boldi - abbigliati come i componenti di una scalcinata Banda Bassotti - vagano nelle fogne sottostanti una gioielleria. Proprio nei condotti ricolmi di liquame maleodorante appare loro una pinna sinistra, introdotta dalle inconfondibili (due) note (alternate) di John Williams.

Lo squalo (1975)

Universal Pictures
Una scena de Lo squalo

Il non plus ultra del genere. Una pellicola memorabile, sapientemente costruita sulla tensione e sull'attesa dal genio visionario di Steven Spielberg.

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Inutile girarci intorno: se le acque profonde incutono oggigiorno un certo timore all'uomo, la colpa è imputabile (in parte) sul thriller avventuroso datato 1975 con protagonisti Roy Scheider, Robert Shaw e Richard Dreyfuss.

Del film trovate un'accurata analisi nello speciale dedicato alla saga che vanta tre sequel mai veramente all'altezza dell'originale.

Mako - Lo squalo della morte (1976)

Diretto da William Grefe, Mako - Lo squalo della morte è la prima pellicola che sfrutta furbescamente l'onda del successo de Lo squalo (uscito nelle sale di tutto il mondo l'anno precedente), rovesciando però la figura del pescecane delineata fin lì da Sielberg. È infatti un film dal sapore ambientalista in cui il ruolo del villain è curiosamente ricoperto dall'uomo e non dalla creatura marina.

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Nonostante il film si intitoli appunto Mako, la quasi totalità degli squali presenti in scena sono squali Tigre (e non appartenenti alla razza Mako). Stesso discorso per il sottotitolo ("lo squalo della morte") che sembrerebbe alludere ad una pellicola caratterizzata dalla presenza di squali assassini, mentre invece la singolarità della pellicola risiede, come accennato in precedenza, nel fatto che questi animali siano raffigurati alla stregua di vittime della cattiveria e dello sfruttamento dell'uomo.

Protagonista del film è Richard Hanley Jaeckel, attore che vanta una nomination all'Oscar per Sfida senza paura di Paul Newman. Quello di Jaeckel è un rapporto curioso e privilegiato con l'acqua: nel film di Newman, infatti, il suo personaggio muore finendo sott'acqua. Come se non bastasse, l'attore partecipa sul finire degli anni '80 alla serie TV Baywatch. 

Tintorera (1977)

Un playboy con la passione per la caccia ai pescecani e un pescatore si trovano non solo a dividersi in Messico le donne, ma anche a dover fronteggiare una "tintorera", ovvero una femmina di squalo tigre.

Diretto dal prolifico René Cardona Jr., figlio dell’altrettanto noto René Cardona, muovendo dalle pagine di un romanzo di Ramón Bravo, è un titolo che figura tra i dichiarati cult movie di Quentin Tarantino. Un film ricordato esclusivamente perché fu uno dei primissimi a cavalcare il successo de Lo squalo spielberghiano.

Del resto, tra riprese di veri squali che conferiscono un certo sapore da documentario acquatico e una Susan George spesso nuda, ci si annoia non poco e, al termine della visione, rimangono nella memoria più le situazioni erotiche che quelle di taglio horror avventuroso. Squalo sexy, ma con sbadiglio.

L’ultimo squalo (1981)

Eccoci ad un vero e proprio "caso" cinematografico: L'ultimo squalo è un thriller italiano del 1981 diretto dal regista Enzo G. Castellari, già autore di uno dei b-movie più amati di sempre, Quel maledetto treno blindato (il film che ha ispirato, specie per il titolo, il cult movie di Tarantino Bastardi senza gloria).

Lo shark movie del regista nostrano mandò ai tempi su tutte le furie Universal Pictures, che accusò gli autori della pellicola italiana di plagio nei confronti de Lo squalo, distribuito sei anni prima. Lo studio fece causa a Castellari e ai suoi collaboratori, costringendoli a far ritirare la pellicola dalle sale americane (dove in un solo mese aveva incassato la considerevole cifra di 18 milioni di dollari, un'enormità per un film a basso costo).

In effetti le analogie tra L'ultimo squalo e la saga portata al cinema per la prima volta da Spielberg si sprecano (dall'uccisione mediante esplosione dell'animale ad alcune scene a dir poco simili, vedi quella dell'attacco all'elicottero). Il film di Castellari, però, venne girato per buona parte in Sicilia, servendosi di un animatronic fuori uso (utilizzato solo nelle scene in cui è visibile la testa del mostro lungo 9 metri) e di immagini prelevate da alcuni documentari dell'epoca, montate ad hoc.

Piccola curiosità: le musiche del film furono affidate a Guido e Maurizio De Angelis, autori di molte delle colonne sonore dei film di Bud Spencer e Terence Hill.

Aatank (1996)

Bollywood si dà agli shark movie: il risultato è Aatank, un parto sofferto e ultradecennale che vede la luce solo nel 1996 dopo una serie di rinvii e re-start dislocati tra la metà degli anni '80 e i primi '90.

Basti pensare che all'epoca dell'uscita nelle sale di quello che viene soprannominato "Lo squalo indiano" - di cui vi abbiamo parlato nella classifica dei film più insulsi di sempre - due componenti del cast (Vinod Mehra e Amjad Khan ) non erano più in vita.

Un pupazzo raffazzonato a fare da squalo rende evidente la dimensione del film: una boiata pazzesca.

Blu profondo (1999)

Warner Bros. Pictures
Thomas Jane in una scena di Blu profondo

Costato circa 78 milioni di dollari, Blu profondo è lo shark movie di fine millennio, la perfetta sintesi tra il film di serie B e il pop-corn movie, complice un cast di tutto rispetto che comprende Thomas Jane, Saffron Burrows, Samuel L. Jackson e Stellan Skarsgård.

Il film è una sorta di rivisitazione del mito di Frankenstein e, parzialmente, una rilettura di Jurassic Park, a cui si lega in particolar modo per l'idea di animali feroci in cattività che a causa di alcuni eventi finiscono per uscire dai perimetri di contenimento, minacciando la sopravvivenza degli esseri umani.

Un'équipe è al lavoro in un laboratorio sottomarino per trovare una cura all'Alzheimer servendosi per lo scopo di alcuni squali mako, utilizzati come cavie. L'intelligenza degli esemplari ospitati nel laboratorio subacqueo è paragonabile a quella umana perché potenziata da un serio realizzato dai ricercatori. La situazione precipita quando un elicottero di soccorso si schianta sull'antenna del sito a causa di una tempesta. Una serie di esplosioni dilania la struttura, liberando gli squali "potenziati" e costringendo i ricercatori ad una disperata lotta per la sopravvivenza: dovranno infatti sfuggire alle pinne fameliche ed evitare di rimanere intrappolati nella struttura sottomarina prossima al collasso.

Shark attack – Squali all’attacco (1999)

Sulla scia di Blu profondo, pellicola che ai tempi ebbe il merito di risvegliare un interesse per gli squali del cinema parzialmente sopito, venne girato sul finire degli anni '90 Shark attack - Squali all'attacco, film per la TV diretto da Bob Misiorowski.

Un thriller piatto come il mare di luglio che ha per protagonista Casper Van Dien, carneade del grande schermo che molti ricorderanno per aver preso parte a Starship Troopers - Fanteria dello spazio.

Megalodon (2002)

Il megalodonte, ovvero un enorme squalo preistorico di undici tonnellate (antenato dell'attuale squalo bianco), finisce per essere liberato dalle trivellazioni attuate da una piattaforma petrolifera nell’Oceano Antartico.

Un mostro pinnato che, in realtà, entra in scena soltanto dopo cinquanta noiosi minuti di visione (su un totale di circa un’ora e mezza). Da qui in poi è tutto un susseguirsi di pessima computer grafica, sfruttata per rappresentare in maniera dozzinale qualsiasi cosa, dallo squalo alle imbarcazioni, fino ad altra fauna marina.

Megalodon è finora l'unica regia dell’effettista Pat Corbitt (ed è forse meglio che lo rimanga). Il titolo non va confuso con quello originale di Shark Attack 3: Emergenza squali, altro shark movie con il Megalodonte a fare a protagonista sanguinario.

Open water (2003)

Eagle Pictures
Il poster di Open Water

In seguito ad un’escursione subacquea tra la barriera corallina insieme ad altre persone, una coppia in vacanza su un’isola si ritrova abbandonata, alla deriva, nelle acque infestate dagli squali.

Open Water, il film del 2003 diretto da Chris Kentis, non punta alla tipica mattanza estiva attuata dai pescecani affamati di innocenti, bensì sfrutta un taglio generale quasi documentaristico nel dilatare la tesa situazione di pericolo di partenza all’intera pellicola. 

L'idea di base della pellicola è ispirata alla storia vera accaduta nel 1998 a due subacquei statunitensi, Tom ed Eileen Lonergan, sulla grande barriera corallina australiana. Dimenticati dall'imbarcazione di appoggio nel corso di un'immersione, i coniugi furono dati per dispersi e i loro corpi non furono mai ritrovati. Poco tempo dopo, nella stessa zona, venne ritrovata una macchina digitale subacquea nello stomaco di uno squalo pescato, lasciando presagire la fine dei Lonergan. In realtà la vicenda è ancora più complessa di quanto si possa immaginare e presenta tratti a dir poco inquietanti: nella successiva inchiesta relativa alla scomparsa dei Lonergan furono rinvenuti elementi tali da ipotizzare un probabile proposito suicidario dei coniugi, i quali avrebbero volutamente fatto perdere le proprie tracce per andare incontro alla morte. I fatti, comunque, non furono mai chiariti del tutto.

Gli eventi del film, dunque, sono solo una ricostruzione immaginaria dell'autore, che ha ipotizzato uno svolgimento dei fatti e ha messo in relazione i due eventi qui sopra citati. Infatti, alla macchina da presa manovrata da Kentis non interessa immortalare in tutta la loro fisicità i predatori acquatici, bensì generare un certo ”effetto mal di mare” sia tramite le angoscianti immagini della distesa di blu che attraverso il rumore delle onde spesso pronto a sostituirsi alla colonna sonora. Per non parlare della sensazione di freddo efficacemente trasmessa. Angoscia snervante efficacemente trasmessa anche dagli attori principali, il relativamente sconosciuto Blanchard Ryan e Daniel Travis, che hanno trascorso più di 120 ore nell'acqua a 50 chilometri dalle Barbados in mezzo a tutti i tipi di vita marina, compresi i veri squali toro e gli squali grigi della scogliera usati nelle scene.

Red water – Terrore sott’acqua (2003)

Sono il Lou Diamond Phillips protagonista del biopic musicale La bamba e la Kristy Swanson che incarnò l’ammazzavampiri Buffy sul grande schermo a cercare del gas naturale nelle paludi della Louisiana dove non solo dei malviventi cercano di recuperare un malloppo di tre milioni di dollari, ma uno squalo toro fa la sua apparizione nelle acque dolci seminando la morte.

Diretto da Charles Robert Carner, è un prodotto televisivo non rientrante tra i peggiori esempi di shark movie conseguiti al successo di Blu profondo, grazie anche ad una decisamente originale uccisione del predatore acquatico.

Shark Tale (2004)

DreamWorks Animation
Una scena del cartoon DreamWorks

Dopo numerosi thriller a tinte horror, un cartoon concepito per i più piccoli: Shark Tale, produzione DreamWorks presentata come evento speciale alla 61esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Qui gli squali vengono rappresentati come boss dei fondali marini, figure al vertice della fauna marina del Reef. Un cartoon fluido ed estivo, impreziosito nella versione originale dalle voci di Will Smith, Jack Black, Renée Zellweger, Angelina Jolie, Robert De Niro e Martin Scorsese.

SharkMan - Una nuova razza di predatori (2005)

È terribile, non ci sono altri termini per descriverlo. SharkMan - Una nuova razza di predatori è solo uno dei film a tema mutanti prodotti dalla Nu Image (vi risparmiamo gli altri titoli, da SnakeMan a SkeletonMan). In Italia il film è stato distribuito esclusivamente per il mercato home video nel 2007. Negli Stati Uniti, invece, la pellicola è stata trasmessa dal canale televisivo Sci-Fi Channel.

La pellicola diretta (si fa per dire) da Michael Oblowitz racconta le vicende di un istituto di ricerca impegnato nella ricerca di una cura contro il cancro. Al di fuori di ogni controllo legislativo, la società ha portato avanti diversi esperimenti non autorizzati sugli esseri umani (il cui DNA viene alterato, senza uno straccio di spiegazione fornita allo spettatore, con quello degli squali martello!).

Per constatare il livello infimo della pellicola, è sufficiente indicare la protagonista del film: Hunter Tylo, la Taylor della soap opera Beautiful.

Mega shark versus giant octopus (2009)

Sotto la regia di Jack Perez, come il titolo lascia intuire, si consuma l’assurda sfida tra due inarrestabili forze della natura rimaste congelate per secoli e rappresentate da uno squalo di dimensioni spropositate e da una piovra, anch’essa dalle dimensioni esagerate.

Con il divo televisivo Lorenzo Lamas - proprio lui, Renegade -incluso nel cast, è il titolo tramite cui la trashissima casa di produzione The Asylum ha cominciato a distinguersi realmente nell’universo dei low budget, grazie ai grotteschi eccessi genera-risate qui presenti in situazioni come quella dell’aereo annientato dal pesce che balza dalle acque fino ad addentarlo in volo o del Golden Gate attaccato dallo stesso.

Capostipite di una autentica saga comprendente Mega shark versus Crocosaurus di Christopher Ray, Mega shark versus Mecha shark di Emile Edwin Smith e Mega shark versus Kolossus, ancora di Ray. Squali extra-large, esagerati quanto poco verosimili.

The Reef (2010)

Ottimo esempio di survival thriller tratto da un fatto di cronaca avvenuto nel 1983. The Reef racconta la storia di un gruppo di amici finiti in acqua dopo che la loro barca si è capovolta nel mare agitato della Grande Barriera Corallina, al largo di Townsville. In rotta verso l'Indonesia e con l'imbarcazione rovesciata, il gruppo deve decidere se rimanere sullo scafo oppure nuotare verso un'isola vicina. I naufraghi, a turno, verranno sbranati da uno squalo che infesta quelle acque.

La storia vera, da cui è tratto l'horror australiano, rivive ancora nella memoria dell'unico sopravvissuto di quel calvario: Ray Boundy (all'epoca aveva solo 28 anni), il quale fu salvato dopo aver trascorso 36 ore in mare.

Shark 3D (2012)

Medusa Film
Una scena di Shark 3D

Distrutto da uno tsunami mentre è in corso una rapina con morto, un supermercato allagato diventa il terreno di caccia di un famelico squalo bianco.

Basta questa esile idea di partenza a Kimble Rendall per mettere in piedi un robusto b-movie non eccelso, ma capace di funzionare a sufficienza dispensando brividi estivi a suon di minacciose fauci e corpi martoriati, ulteriormente complice la visione tridimensionale atta a rendere ancor più impressionanti gli arti mozzati lanciati contro la macchina da presa.

Il film è stato presentato fuori concorso alla 69ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ed è uscito nelle sale cinematografiche italiane in anteprima mondiale, anche in 2D, il 5 settembre 2012 su distribuzione Medusa Film. Tra gli sceneggiatori, il produttore Russell Mulcahy, regista di Highlander – L’ultimo immortale.

Jurassic Shark (2012)

Un interrogativo ci assilla dopo aver visionato Jurassic Shark: perché Spielberg, Universal Pictures e compagnia bella non si sono affrettati a fare causa a questo vomitevole trash movie?

La trama è di quelle da urlo (di disgusto): le perforazioni di una compagnia petrolifera in alto mare risvegliano - non si sa come - uno squalo preistorico, realizzato mediante una CGI che solo a vederla provoca liberatori effetti lassativi. Della serie: non nominare il nome di Crichton invano.

Sharknado (2013)

Talmente brutto da fare il giro e diventare un capolavoro del genere: è stato (ed è ancora) il destino di Sharknado, disaster movie televisivo prodotto dalla mitica The Asylum, la casa di produzione regina dei trash movie a basso costo.

Squali e tornado gettati assieme nella mischia, senza alcuna logica, valorizzati da una CGI talmente scadente da risultare comica. Il regista Anthony Ferrante trasforma in immagini uno script di Thunder Levine quasi sicuramente realizzato sotto effetto di sostanze stupefacenti. Il film, infatti, palesa continue incongruenze e sfoggia trovate a dir poco assurde che finiscono per farlo somigliare ad una parodia dei film catastrofici.

Ad amplificare la sensazione di superlativa mediocrità contribuisce il cast, che riesuma meteore di commedie di successo anni '90 (su tutti, la Tara Reid di American Pie e John Heard, papà McCallister di Mamma, ho perso l'aereo) e annovera volti del piccolo schermo come Ian Ziering, lo Steve Sanders della serie televisiva Beverly Hills 90210.

Ghost shark (2013)

Ritrovatosi prima con salsa piccante negli occhi, poi con una bomba in bocca per colpa di padre e figlia pescatori, uno squalo va a morire in una particolare grotta al cui interno risorge chiunque vi muoia.

Da qui, il Griff Furst cui si devono diverse produzioni Asylum consente al pescecane di tornare in forma di spettro dalle pinne che, grottescamente traslucido, sembra essere in grado di manifestarsi ovunque sia presente un minimo d’acqua.

Da qui in poi è il festival dell'assurdo: un idraulico risucchiato nel tubo di scarico di un lavandino, un secchio pieno da cui il pescecane spettro è pronto a fagocitare una ragazza in bikini e un tizio che finisce decisamente male dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua sono soltanto alcune delle situazioni decisamente trash che, non prive di splatter, provvedono a divertire facendo quasi dimenticare l’approssimazione generale con cui la folle operazione è messa in piedi.

3-Headedd shark attack (2015)

The Asylum
Una scena di 3-Headed shark attack

Se nel noioso 2-Headed shark attack Christopher Douglas Olen Ray aveva provveduto a tirare in ballo nel 2012 uno squalo a due teste impegnato a massacrare un gruppo di ragazzotti con tanto di fanciulle in bikini al seguito, sempre sotto produzione Asylum arriva a fornirne addirittura tre al pescecane, in questo caso - a quanto pare - mutato dall’inquinamento.

Il resto, con Karrueche Tran protagonista e il wrestler Rob Van Dam incluso nel cast - nomi di grido proprio - prosegue all’insegna della mattanza in salsa trash (abbiamo anche una vittima sul water!), grazie alla capacità del mostro di ingurgitare tre vittime contemporaneamente.

Fino al momento in cui Danny Trejo (Dan, perché?) non solo entra in scena rifacendosi vagamente al Quint de Lo squalo, ma sfodera un machete in evidente riferimento all’omonimo film di Robert Rodriguez che lo ha visto interprete principale.

E la saga prosegue con 5-Headed shark attack di Nico De Leon e 6-Headed shark attack di Mark Atkins.

Zombie shark (2015)

Un giovane e tre ragazze – tra cui la fidanzata – vanno a trascorrere un week-end in un resort su un’isola, dove prima trovano uno squalo morto che riprende improvvisamente vita per attaccarli, poi si viene a scoprire che un virus fuoriuscito da una base militare locale zombifica, appunto, i pescecani.

In epoca di enorme successo riscosso dalla serie TV The Walking Dead, era dunque inevitabile che qualcuno pensasse di fondere shark movie e zombismo, sebbene il risultato rientri tra i peggiori in assoluto.

Al timone di regia, Misty Talley non solo sguazza tra pescioloni palesemente di gomma e altri ricreati tramite inguardabile effettistica digitale, ma pone in scena personaggi dai comportamenti decisamente idioti e umani destinati a trasformarsi in lenti morti viventi dal trucco quasi inesistente, senza che si capisca in che maniera siano stati infettati, visto che non mostrano segni di morsi sul corpo.

E la colonna sonora sembra pure riecheggiare, a tratti, quella de Lo squalo. Diffidate dalle imitazioni.

Paradise beach: Dentro l’incubo (2016)

Warner Bros. Pictures
Blake Lively in una scena del film

In cerca di serenità dopo la morte della madre, una studentessa di medicina dalle fattezze di Blake Lively si apparta su una spiaggia isolata per praticare surf; senza immaginare di rimanere bloccata nel mezzo della distesa blu, assediata da un gigantesco squalo bianco.

Il mostro pinnato, magnificamente concepito in digitale, che il cineasta Jaume Collet-Serra – autore, tra l’altro, dell’ottimo thriller Orphan e di svariati action con Liam Neeson protagonista (da Non-Stop a Run All Night) – fa entrare in scena soltanto dopo aver costruito in maniera abile l’attesa, con tanto di spruzzata di splatter.

Concretizzando una coinvolgente lotta in fotogrammi tra uomo e natura, la pellicola si posiziona saldamente nella schiera dei migliori shark movie di sempre.

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