Ogni cosa è illuminata: la spiegazione del film con Elijah Wood

Autore: Chiara Poli ,

Adattato per lo schermo e diretto da Liev Schreiber - che certamente molti ricorderanno come attore, nei panni del protagonista nell’ottima serie Ray Donovan - Ogni cosa è illuminata è un film tratto dall'omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer.

Ispirato alle vicende personali dello scrittore, il romanzo si differenzia dal film principalmente per il destino e la natura di alcuni personaggi. Lo stesso Safran Foer, però, ha supervisionato la produzione, che ha rappresentato anche l'esordio di Schreiber alla regia.

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Girato fra Odessa, Praga e altre località della Repubblica Ceca nell'estate del 2004, Ogni cosa è illuminata è uscito nelle sale statunitensi il 14 ottobre 2005 e in quelle italiane l'11 novembre.

La trama del film

Molti anni dopo la morte del nonno, Jonathan Safran Foer (Elijah Wood) scopre tramite la nonna che l’uomo gli aveva lasciato una fotografia in cui era ritratto, nel 1940, accanto a una misteriosa donna di nome Augustine. Una donna sulla cui identità non si pronuncia nemmeno la nonna di Jonathan.

Collezionista di oggetti con un qualsiasi valore storico - o meglio oggetti portatori di storie - Jonathan costruisce la storia della propria famiglia raccogliendo cose che imbusta e appende a una parete: il suo albero genealogico.

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Dall’altra parte del mondo, a Odessa, Alex (Eugene Hutz) ci racconta la storia della sua, di famiglia. Il nonno (Boris Lyoskin) - che si chiama Alex anche lui, come il figlio e il nipote - negli anni ’50 aiutava ricchi ebrei a ritrovare i loro parenti o a scoprire il loro destino durante la Seconda Guerra Mondiale.

Innamorato dell’America - di quella che conosce attraverso film e canzoni - Alex viene costretto dal padre a fare da guida a un americano in cerca della donna che salvò suo nonno dai nazisti. Quell’americano è Jonathan, e la donna che cerca è Augustine.

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Ogni cosa è illuminata: i tre protagonisti
Ogni cosa è illuminata: i tre protagonisti in viaggio

Due mondi a confronto

Con un tono leggero e inizialmente improntato alla commedia, salvo poi trasformarsi in una storia commovente e perfettamente orchestrata, Ogni cosa è illuminata mette a confronto due mondi completamente diversi.

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Due culture, due stili di vita e due modi di vedere le cose che sono perennemente in contrasto.

Grazie alle traduzioni censurate di Alex, Jonathan si risparmia le numerose critiche e gli insulti che gli vengono rivolti dai vari personaggi, incapaci di comprendere il suo essere vegetariano, o il suo annotare su un catalogo gli oggetti della sua collezione, e il suo stesso collezionare cose (come il pezzo di patata che imbusta, invece di mangiarla). 

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Fra il nonno autista che crede di essere cieco - senza esserlo - e il suo cane guida che tutto fa tranne guidarlo, Ogni cosa è illuminata racconta in modo inedito un pezzo importante di storia.

L’antisemitismo che regnava in Ucraina prima della Seconda Guerra Mondiale e la ricerca delle proprie origini da parte di Jonathan si fondono con la rappresentazione di un Paese che sembra essersi fermato mentre il resto del mondo è andato avanti.

Dagli stipendi alle abitudini sessuali, passando attraverso il disagio sociale e relazionale, tutto diventa occasione per imparare una cosa: nascere dalla parte giusta del mondo è un grande privilegio. Ed essere nato anche nel momento storico giusto è un privilegio ancora più grande.

Chi è Augustine?

L’atmosfera leggera del film si alterna ai drammatici segni della guerra, che sembra essere finita appena ieri. Nonno Alex non ha mai dimenticato le esperienze traumatiche vissute, gli orrori ai quali ha assistito e e la mostruosità dell’odio che animava l’esercito nazista.

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E l’amore di nonno Alex per la sua terra, quella terra che prima della guerra per lui era il posto più bello del mondo, è in aperto contrasto con la fissazione del nipote per l’America. In un certo senso, le due anime del film si scontrano già nella famiglia di Alex, nel suo stesso Paese.

Perché il problema non è il mondo, il problema è la natura stessa dell’uomo. E quando Alex trova Augustine, o meglio quella che noi crediamo essere Augustine, l’illuminazione arriva: ritrovare Trachimbrod - il villaggio che Jonathan cercava - chiuso in tante scatole etichettato con cura e conservate dalla sua unica sopravvissuta.

Augustine quindi non è una persona: è il simbolo stesso della memoria storica.

Come Jonathan, la donna che vive in una casa isolata in mezzo ai girasoli ha conservato tutto ciò che aveva avuto valore per lei e per i suoi cari. Ha collezionato vite. E quando Jonathan le consegna i soldi per ringraziarlo, la donna spiega l’equivoco. Non è lei Augustine: quella che hanno di fronte è Lista (Laryssa Lauret), sua sorella.

Il nonno di Jonathan aveva sposato Augustine (Tereza Veselkova), di cui era innamorato. Lista parla a nonno Alex di Baruch, un uomo che per lui rappresenta qualcosa...

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Ogni cosa è illuminata: la collezione
Ogni cosa è illuminata: la collezione di Jonathan

In cerca di redenzione

Rimasto solo con Jonathan, Alex si rende conto che prima della guerra in Ucraina gli ebrei erano odiati e si chiede se suo nonno ne abbia uccisi. Se abbia contribuito allo sterminio nazista. La vera identità di Lista, Augustine e nonno Alex diventa il nodo centrale della storia. E il campo di girasoli che circonda la casa di Lista, così luminoso e rasserenante, viene coperto da un’ombra destinata a lasciare il segno.

Soprattutto ora, che la comitiva è diretta a Trachimbrod. Mai salita su un’auto in vita sua, Lista precede a piedi i tre uomini. Ci vuole tutto il giorno per arrivare al fiume, dove una volta c'era un villaggio di cui non è rimasta che una lapide, dedicata ai 1024 abitanti uccisi nel 1942.

I pochi fuggiti, fra i quali c’è Lista, videro i tedeschi bruciare la sinagoga e i libri sacri. E costringere gli abitanti a sputare sui libri sacri, minacciandoli con una pistola. Augustine era incinta. I tedeschi puntarono una pistola sulla sua pancia per costringere il padre a sputare sulla Torah. Lui si rifiutò.

In quel momento veniamo immersi nei ricordi di nonno Alex, ebreo, miracolosamente sopravvissuto alla fucilazione. La sua memoria si fonde con il passato di Jonathan, nell’incontro con Augustine: la ragazza che lo vide rinnegare le proprie origini per salvarsi la vita... Quella vita che per qualche ragione gli era stata risparmiata.

Ed ecco spiegata la bizzarra attività lavorativa intrapresa subito dopo, per aiutare altri sopravvissuti a ritrovare i loro cari. O almeno a scoprire che fine avessero fatto. In qualche modo, il nonno di Alex cercava un modo per espiare le proprie colpe (che nel romanzo sono ben più gravi di quelle del film).

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Ogni cosa è illuminata: la collezione di Lista
Ogni cosa è illuminata: le scatole di Lista

Il significato del film: noi siamo la storia

Senza bisogno di ascoltare il suo racconto, Jonathan intuisce la vera identità di nonno Alex. Riconosce il dolore nei suoi occhi. E scopre che Safran, suo nonno, si salvò solo perché era emigrato in America una settimana prima dell’arrivo dei nazisti. Cercava una casa per Augustine e la famiglia che stavano per costruire, ma che non sarebbe mai arrivata dall'altra parte dell'oceano

Lista e Jonathan, i due collezionisti, nella prima di una serie di sequenze commoventi si scambiano gli oggetti più preziosi. L’anello di Augustine, lasciato per ricordare a chi l’avesse cercata da dove veniva.

Rimasta sola, isolata dal mondo, senza tecnologia e senza nemmeno sapere se la guerra fosse finita, Lista è la testimonianza stessa di ciò che la guerra fa alle persone. La guerra lascia segni indelebili.

Ecco perché nonno Alex, molti anni dopo aver rinnegato la propria storia e le proprie origini, si toglie la vita. In un certo senso il suo mondo - il suo e quello di Lista - a questo punto ritrova un equilibrio. Alex racconta di non aver mai visto il nonno così felice come dopo averlo trovato senza vita.

Perché la storia siamo noi.

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Non è l’anello di Augustine a essere lì per Jonathan, sono Jonathan e gli altri a essere lì per via di quell’anello.

Le persone sono storia, passato, radici.

Le persone non sono le cose che possiedono, o che collezionano, o che conservano. Le persone sono la storia che rappresentano e che chi è vissuto prima di loro ha fatto, nel bene e nel male. Dimenticarlo è il più grande errore che possiamo fare: è questo il significato del film.

Ogni cosa è illuminata dalla luce del passato, che è sempre accanto a noi. Ci accompagna nel corso delle nostre vite, insieme al nostro passato e alle nostre origini.

Nella scena che ci porta al finale del film, rivedendo in America le persone che aveva incontrato in Ucraina, Jonathan ci dimostra che siamo tutti legati dalla storia, dal passato, dal vissuto comune. Dal semplice fatto di essere, tutti - inclusa Sammy Davis Junior Junior, che non vorrebbe lasciare la tomba del suo amato nonno - esseri viventi.

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