One More Time with Feeling, la recensione: Nick Cave commuove Venezia

Autore: Elisa Giudici ,

Forse il maestoso bianco e nero e il 3D rivelatore in cui è girato One More Time with Feeling erano accorgimenti necessari a rendere l'essenza di Nick Cave; un uomo, un musicista, per molti praticamente un profeta in terra australe.

È evidente la riverenza e l'ammirazione con cui il regista Andrew Dominik (Cogan - Killing Them Softly e L'assassino di Jesse James per Mano del Codardo Robert Ford) si accosta alla materia. D'altronde lui stesso in conferenza stampa a Venezia 73 ha raccontato di come in Australia Nick Cave fosse considerato un profeta contemporaneo, un moderno Gesù, già qualche decennio fa. 

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La recensione del documentario One More Time with Feeling
Nick Cave in One More Time with Feeling

Quello ritratto nel suo documentario però è soprattutto e necessariamente Nick Cave in veste di padre. Un genitore il cui lavoro, la cui musica e persino i cui pensieri non possono che soffermarsi sulla recente e tragica morte del giovane figlio Arthur. Il lutto diventa quindi il filo rosso di un lungometraggio che lancia una temeraria occhiata sull'abisso di dolore e disperazione quieta di Nick e dell'amata moglie Susie per la perdita del figlio. 

Inizialmente doveva solo essere un tributo ai The Bad Seeds, un lungometraggio che ne documentasse una perfomance live e la registrazione del nuovo album, Skeleton Tree. Dopo la morte di Arthur il progetto sembrava sul punto di essere abbandonato, ma poi Nick Cave ha deciso di girare comunque, a patto di poter tagliare le parti che lo metteva più a disagio. 

La nascita dell'album, nei cui testi cupi e profetici sembrano riverberare inquietanti presagi (le canzoni sono state però scritte per la maggioranza prima della tragedia), diventa una sorta di tributo in memoria di Arthur. La sua morte è il pensiero che scorre sotto traccia in tutto il film, anche quando Nick, i compagni della band e la moglie parlano di musica e di vita. 

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One More Time with Feeling, vita e morte con Nick Cave
Nick Cave interpreta una canzone di Skeleton Tree

One More Time with Feeling poteva essere un documentario spiazzante e durissimo e in un certo senso lo è: Andrew Dominik non nasconde sin dalla prima scena il disagio suo e degli intervistati di fronte all'elefante nella stanza, la morte di Arthur. Quando si parla di altro, sembra essere sempre presente negli occhi sofferenti dei suoi genitori, quando si affronta la sua morte, si percepisce l'insofferenza verso un dolore che, spiegato a parole, rischia di venire banalizzato. 

Poteva esserlo, ma non lo è, non fino in fondo. La riverenza e il tatto con cui Dominik approccia il mostro sacro Nick Cave finiscono per documentare davvero poco del suo essere umano e contraddittorio. Sembra il ritratto di come i suoi fan e i critici entusiasti percepiscono il Nick Cave in lutto, un uomo ancora in vita ma già santificato e trasfigurato  dalla sua capacità artistica e dalla sua cupa sensibilità. 

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One More Time with Feeling arriva la cinema
La locandina dell'evento

Per questo, pur essendo tecnicamente ineccepibile e maestoso, One More Time with Feeling finisce per essere importante solo per chi nutre già un certo interesse o una certa riverenza verso i The Bad Seeds e i loro messaggi. Come documentario è troppo rifinito a livello estetico e troppo simpatetico a livello narrativo per fare quello che questo genere riesce a fare: documentare anche i temi più spinosi e difficili, affondando la telecamera come una lama nella carne viva, anche a costo di far male.

Nick Cave invece rimane una fortezza di cui ammiriamo le fondamenta messe a dura prova dalle intemperie. Di quello che c'è dentro, del contraddittorio e del sentimento, emerge solo quello che lui decide di mostrare, fino a rendere il documentario un tributo acritico, colto nel momento di martirio e passione del moderno Gesù australe. 

One More Time With Feeling sarà nelle sale italiane solo il oggi e domani, 27 e 28 settembre 2016, in un circuito di sale selezionate. 

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