Pinocchio di Guillermo del Toro, recensione: la perfezione esiste

Autore: Elisa Giudici ,

Quale complimento migliore si può fare a Guillermo Del Toro se non che il suo Pinocchio è uno dei migliori adattamenti mai visti su piccolo e grande schermo del romanzo di Collodi? Sin dalla primissima scena è chiaro quanto il regista di La forma dell’acqua sia un lettore e un estimatore della storia originale del burattino di legno scolpito da un falegname povero con il dono di saper intagliare il legno.

Un plauso a Netflix che ha deciso di dargli i capitali necessari per regalarci la sua visione della storia, sospesa tra gotico, horror e folklore messicano.

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Questo film animato con la tecnica ormai quasi estinta - per costi e lunghi tempi di lavorazione - della stop motion dimostra che il suo sceneggiatore e regista ha capito il tema portante del romanzo originale: la disobbedienza come forma d’espressione del proprio sé e di denuncia delle contraddizioni sociali.

In altre parole Del Toro ha capito che la forza di Pinocchio sta proprio nel fatto che non segue quanto il Grillo Parlante e il babbo Geppetto gli dicono di fare, ma finisce spesso per fare di testa sua, scontrando la dura capoccia di legno contro una realtà ostile, fatta di regole senza senso, e non solo perché guardate attraverso gli occhi di un giovane burattino.

Del Toro plasma un Pinocchio traditore e innovatore

Del Toro non esita a tradire la sua fonte originale, raccontando un Pinocchio suo e trasformando anche Geppetto in un ribelle. Omaggiando lo scrittore italiano, Del Toro introduce il personaggio di Carlo, l’amato figlio dell’anziano falegname morto senza una vera ragione o un senso, distruggendo il cuore e l’equilibrio mentale del babbo. Lontano dal Geppetto dolce e sempre incline al sacrificio che conosciamo, qui il falegname è un padre che cerca di annegare il dolore per la perdita del figlio nell’alcol e nel pianto, creando il suo Pinocchio in una notte tempestosa, con rabbia e risentimento.

Questo burattino gli insegnerà di nuovo a essere padre, pur essendo in principio una sorta di mostro di Frankestein, che il suo stesso creatore rigetta.

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A rendere ancor più vibrante il tema della disobbedienza c’è l’orgoglioso messaggio antifascista che il regista di Il labirinto del fauno ha voluto inserire anche in questo film, ambientato in un’Italia in pieno regime, capitanata da un Duce si rivela essere un ometto piccolissimo e dispotico.

Pinocchio di Guillermo del Toro è adatto ai bambini?

Non troverete un’immagine fuori posto o una scena men che riuscitissima in questo film che Del Toro ha sognato di poter realizzare per tutta la sua carriera. Ogni passaggio è frutto di anni di lavorio nella testa di un grande autore, con un’evidente vena horror e un amore per i personaggi “diversi” che sanno ribellarsi contro lo status quo.

Il Pinocchio di Del Toro è anche suo figlio, una creatura del suo cinema. Come spesso accade nei suoi prodotti, parla ai bambini ma riserva un cenno d’intensa ai grandi, facendo riferimento a dolori personali e orrori della Storia che solo loro possono capire.

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Con l’approdo su Netflix il 9 dicembre 2022, vale una visione anche in lingua originale. Il buon lavoro dell’edizione italiana non riesce a replicare il carisma del cast anglofono di grandi star impegnato nel doppiaggio e nel canto di un film animato che non si tira indietro nemmeno nella parte musicale, con molti brani che non hanno nulla da invidiare alla tradizione disneyana.

Una delle migliori novità Netflix della settimana, del mese e dell’anno 2022: da non perdere.

L’immagine di copertina di questo articolo è presa da Pinocchio di Guillermo del Toro di Netflix.

Commento

cpop.it

95

Un grandissimo film, uno dei migliori mai realizzati da Del Toro, che riesce a dare nuova linfa a una storia senza tempo. Merita di diventare un classico.

Pro

  • La regia strepitosa di Del Toro
  • I tocchi horror e gotici alla storia di Collodi
  • La rilettura in chiave dark del personaggio di Geppetto

Contro

  • La parte sul Fascismo in Italia è la più debole
  • Il doppiaggio italiano è buono ma non all'altezza dell'originale
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