Shut in: trama e finale del thriller psicologico con Naomi Watts

Autore: Giulia Vitellaro ,

Tra sogni così vividi da sembrare reali, atmosfere opprimenti e un colpo di scena finale, il regista da Farren Blackburn mette in scena Shut In, un dramma familiare che si trasforma in un thriller psicologico.

La trama del film

La famiglia Portman è una famiglia felice, composta da Mary (Naomi Watts), il marito Richard (Peter Outerbridge) e il figlio di lui, Stephen (Charlie Heaton). Malgrado Mary sia solo la sua matrigna, Stephen le è molto affezionato e la donna ricambia questo affetto, crescendolo come fosse proprio. Ma il bambino adorante, con gli anni, si trasforma in un adolescente scontroso e violento, in particolare col padre. Le cose degenerano e diventano ingestibili, sino ad arrivare all’espulsione del ragazzo dalla propria scuola. A questo evento segue una decisione molto sofferta da parte della coppia: mandare Stephen in una scuola per ragazzi con disturbi comportamentali. Mary, in quanto psicologa infantile, è molto preoccupata e poco sicura di questa scelta estrema.

Notorious Pictures
Stephen aspetta il padre in macchina

Il film si apre con Stephen in macchina che aspetta di essere portato alla scuola da Richard; lui è sulla porta di casa, intento a rassicurare la moglie e a convincerla che quel periodo farà bene a tutti e tre. Tuttavia, mentre sono in viaggio in auto, Stephen inizia a litigare con Richard, accusandolo di aver preso la decisione da solo, senza tenere in considerazione l’opinione di Mary riguardo al suo trasferimento alla nuova scuola. Lo accusa di non avere coinvolto la matrigna nella decisione, di non rispettare i suoi sentimenti. Mentre i due litigano, però, la macchina sbanda e sono vittime di un terribile incidente.

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Sei mesi dopo, Mary, stanchissima, si alza pronta ad affrontare una nuova giornata. Apprendiamo che Stephen, dopo l’incidente, è rimasto in una sorta di stato catatonico perenne, mentre Richard è morto sul colpo. Mary si occupa del ragazzo costantemente ed evita di lasciarlo solo: l’unica eccezione è rappresentata dalle poche ore di lavoro nel suo studio accanto casa, durante le quali lascia lo sfortunato figlio davanti la TV.

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Stephen in sedia a rotelle dopo l'incidente

A lavoro, Mary ha in cura un bimbo orfano, non udente e con problemi di aggressività, Tom (Jacob Tremblay); il bambino, sulla via del miglioramento, le ricorda molto il temperamento di Stephen da piccolo. Mary è convinta di poter davvero aiutare Tom a gestire la propria aggressività, e si affeziona molto sia al caso che al bambino. Le speranze di aiutarlo si infrangono quando la sua tutrice decide di trasferirlo a Boston, così da fargli cambiare istituto con l’auspicio che la sua condizione psicologica possa migliorare. Il disappunto di Mary per questo trasloco è evidente: a differenza di Stephen, questa volta si sentiva in grado di poter “salvare” Tom.

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Tom nella sala d'aspetto di Mary, sua psicologa infantile

La situazione col figlio è infatti quasi insostenibile: il ragazzo è vigile ma non parla, non si muove ed è totalmente dipendente dalle cure della matrigna. Mary, dopo alcuni inquietanti sogni in cui lo affoga o tenta di nuocergli, inizia a convincersi sia il caso di spedirlo in un Care Center, dove possa occuparsi di lui a tempo pieno del personale specializzato. La donna confida questo suo progetto al dr. Wilson (Oliver Platt), lo psicologo che videochiama da casa per evitare di allontanarsi dal figlio, e gli confessa che non riconosce più il ragazzo che ha cresciuto, che per lei ormai è soltanto un corpo da nutrire e lavare. Questo sentimento la fa sentire un fallimento come madre, ma lo psicologo la incoraggia ad affidare il ragazzo alla casa di cura.

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Una notte Mary inizia a sentire dei rumori strani ed inquietanti per casa. Temendo si tratti di un ladro o un aggressore è sul punto di chiedere l’intervento delle forze dell’ordine, ma scopre che si tratta solo del piccolo Tom, che è arrivato a casa sua e ha rotto il vetro della macchina in garage, con l’intento di dormire lì. Evidentemente il bambino è rimasto scosso dalla notizia dell’imminente trasferimento a Boston e non vuole lasciare la terapeuta; Mary chiama la tutrice per rassicurarla e comunicargli che il bambino e lì con lei. Vuole proporle di far stare Tom a casa sua per qualche giorno, e per discutere la questione si allontana in cucina. Lì, accade l’inaspettato: qualcuno la chiude in cucina, e quando finalmente riesce ad uscire, Tom non è più lì e la porta è aperta. Tom è scappato.

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Mary, preoccupata dai rumori, si aggira per casa

Da quel giorno Mary inizia ad avere terribili incubi in cui vede sia Stephen sia Tom fare delle cose inspiegabili e muoversi per casa. I sogni sono estremamente vividi, eppure Tom è disperso da giorni e Stephen continua a vivere nella propria catatonia. Il dottor Wilson la rassicura che si tratta solo di parasonnie, e che se fa degli esami del sangue potrebbe prescriverle qualcosa per dormire meglio. Nel mentre le stranezze continuano, finché dopo un sogno particolarmente burrascoso la donna si reca in camera di Stephen e lo trova con un taglio sul viso. Prendendola come una conferma che i suoi non sono solo incubi o visioni, Mary chiama lo psicologo che però, oltre a non crederle, è molto indisposto, perché secondo gli esami del sangue la donna prende già dosi massicce di benzodiazepine senza prescrizione.

Il finale di Shut in

 La nostra protagonista si arrabbia ed è incredibilmente frustrata dal non essere creduta, e si ritrova ad allontanarsi dopo aver sentito un rumore inquietante dalla cantina, lasciando la videochiamata aperta. Lì, il dottore intravede la sedia a rotelle di Stephen vuota e lo scorge camminare verso la cantina seguendo la madre.

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In cantina, Mary trova il piccolo Tom; prima di poter capire cosa sia accaduto, viene raggiunta da Stephen, che la colpisce. Si sveglia immobilizzata in una vasca col figliastro perfettamente in grado di muoversi e di parlare, tanto da spiegarle tutto. Innanzitutto, ha causato lui l’incidente col padre, perfettamente conscio del fatto che sarebbero potuti morire entrambi: dall’incidente ha solo finto di essere paralizzato, per essere sicuro così di non separarsi mai più dalla matrigna. La sua intenzione di farlo trasferire in un Care Center però, unita alla comparsa del piccolo Tom in casa, ha minacciato questo delicato equilibrio e la loro vita insieme. Ecco perché ha nascosto il bambino in cantina, sperando che prima o poi morisse di fame, e perché ha riempito la madre di benzodiazepine per non farle sentire i rumori dalla cantina.

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Mary immobilizzata in una vasca

Ora, per Stephen, l’unico modo di risolvere la situazione è lasciarla legata, darle un’altra benzodiazepina ed andare a uccidere il piccolo Tom. Mary riesce a liberarsi e vomitare la pillola, mentre il dr. Wilson inizia una corsa contro il tempo per metterla in guardia dal figlio. Arriverà tardi e verrà trovato proprio da Stephen, che lo accoltellerà. Mary, che nel mentre si è liberata e tenta di portare in salvo il piccolo Tom, incontra lo psicologo morente che le dà un consiglio prezioso per affrontare il ragazzo ormai in preda a una frenesia omicida. Nella sua fuga, la donna si imbatte anche nel cadavere di un uomo con cui aveva avuto un appuntamento qualche sera prima, ucciso evidentemente dal ragazzo. In un inseguimento rocambolesco sulla neve (che cita il celebre Shining di Stanley Kubrik), Mary riesce infine a colpire Stephen con un martello, uccidendolo.

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Sei mesi dopo, Mary sta accompagnando il piccolo Tom a scuola. Lo ha adottato. Il bambino sembra stare decisamente meglio, e malgrado tutti gli eventi terribili a cui hanno assistito, lui e la sua nuova madre sembrano felici.

Il significato di Shut In: la crisi edipica

La figura del giovane Stephen sembra evocare, in modo inusuale e grottesco, quella del personaggio mitologico di Edipo.

Nella versione del mito più comune, Laio, il padre di Edipo, lo abbandona nei boschi (un po’ come Richard, che sta per spedire Stephen in una scuola lontana) per scongiurare l’avverarsi di una profezia secondo cui il bambino, una volta cresciuto, lo avrebbe ucciso. Il bambino malgrado tutto sopravvive; viene trovato da una coppia che lo cresce come proprio. Da adulto, lo stesso oracolo gli ripete la profezia: ucciderà il padre e giacerà con la madre. Spaventato da queste eventualità, Edipo fugge dai genitori adottivi e va nella regione della Focide. Lì, in corrispondenza di un varco, ha un alterco con un viaggiatore, che finisce per essere un tremendo litigio dove il malcapitato muore: era il vecchio Laio, suo padre. Prosegue il suo viaggio poi verso Tebe. Lì, scioglie l’enigma propostogli dalla terribile Sfinge, liberando così la città dal mostro e ottenendo in ricompensa il regno e la mano della regina Giocasta: sua madre.

Il mito venne poi preso come ispirazione per la teoria psicoanalitica del “complesso di Edipo”, ideato da di Sigmund Freud. Tale teoria, molto contestata e tra le origini del dissidio tra Freud e Jung. Secondo la concezione classica freudiana, il complesso edipico comporta nel bambino delle sensazioni di amore per il genitore del sesso opposto e di odio per il genitore dello stesso sesso.

Chi è il mostro nel film?

Il personaggio di Mary è senza dubbio il protagonista del film, ed è quello in cui lo spettatore si ritrova ad immedesimarsi nella lunga scena di fuga da Stephen, oramai fuori controllo.

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Mary scappa per i boschi dietro la propria casa

Mary non riesce ad andare oltre il terrore che le sta procurando l’istinto psicopatico del figlio. Non capisce che il suo comportamento è evidentemente il frutto di un disagio psicologico portato all’estremo. È ferita per essere stata ingannata e ansiosa di metterlo fuori gioco. Pur essendo una psicologa, non sembra soffermarsi neanche un attimo sulla possibilità di immobilizzarlo o chiuderlo in una camera, chiamare la polizia e dunque permettergli di avere accesso al supporto psicologico di cui ha evidente bisogno.

L’unica soluzione per disfarsi di Stephen, infatti, sembra farlo esplodere (in un tentativo che fallisce) o ucciderlo con un colpo di martello in testa. Un evento che traumatizzerebbe una qualsiasi donna, ed in particolare una madre, specie se affezionata al figliastro come professava Mary.

Mary fa infatti eco ai propri sensi di colpa nei confronti del figlio per tutto il film: per non essere riuscita ad aiutarlo malgrado fosse una psicologa, per averlo mandato all’istituto specializzato e per il fatto che questo abbia causato il terribile incidente, e infine per non provare più nulla per lui per via del suo stato catatonico. Eppure, non esita un solo attimo nell’aggredirlo. Stephen giustifica la sua follia omicida sostenendo che l’intenzione della donna fosse quella di dimenticarlo e di sostituirlo con Tom, il bambino che lei poteva ancora salvare.

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Mary accarezza il viso del piccolo Tom rassicurandolo

Ed in effetti, nell’ultima scena capiamo che non è avvenuto nulla di diverso da quanto immaginato dalla tormentata mente del ragazzo: Mary ha adottato Tom, i due sono felici. La tragica storia di Stephen è alle loro spalle.

Shut In è un film del 2016, con Naomi Watts, Charlie Heaton e Oliver Platt. È stato scritto da Christina Hodson, diretto da Farren Blackburn e distribuito in Italia da Notorious Pictures.

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