Snowdrop, perché il K-drama di Disney+ è la serie delle polemiche

Autore: Alessandro Zoppo ,

Le serie coreane continuano a riempire i cataloghi delle piattaforme streaming e Disney+ non fa eccezione. Dal 9 marzo è disponibile sul servizio la versione sottotitolata in italiano di Snowdrop, il K-drama di Yoo Hyun-mi e Jo Hyun-tak (la coppia dietro la commedia nera Sky Castle) che in patria ha sollevato polemiche roventi.

Trasmesso su JTBC dal 18 dicembre 2021 al 30 gennaio 2022, Snowdrop è un progetto che Yoo Hyun-mi ha in cantiere da oltre dieci anni: uno spy-romance ambientato durante uno dei periodi più turbolenti della storia della Corea del Sud, le proteste del 1987. Durante la torrida estate di quell'anno, milioni di persone si riversarono nelle strade contro la dittatura militare di Chun Doo-hwan.

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La serie ricostruisce in 16 episodi quelle settimane fondamentali per il Paese attraverso la love story tra Lim Soo-ho (Jung Hae-in), un agente nordcoreano in missione nel Sud sotto copertura, e Eun Yeong-ro (Jisoo delle Blackpink), una matricola dell'università femminile Hosoo di Seoul.

I due si incontrano per caso e si innamorano all'istante. Ma mancano pochi giorni alle elezioni e la cosiddetta "Lotta di giugno", quella spinta sociale che porterà alla democratizzazione arrivata sino ai nostri giorni, infuria nelle piazze, negli atenei e nei dormitori. Custodire il segreto sulla vera identità di Lim Soo-ho si rivela pericoloso per Eun Yeong-ro e la sua famiglia.

Cos'è successo davvero nel 1987 in Corea del Sud?

È il 10 giugno 1987 e migliaia di uomini e donne scendono in strada per protestare contro Chun Doo-hwan, il "macellaio di Gwangju" in carica dal 1980. Il dittatore governa la Corea del Sud con il pugno di ferro: si è guadagnato quell'inquietante soprannome perché, dopo il colpo di Stato del 1979 con cui è salito al potere instaurando la quinta Repubblica, ha represso con la forza una rivolta di studenti e professori scoppiata nel sud-ovest provocando almeno 200 morti. Fu la "Tienanmen coreana".

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Le cause che hanno scatenato gli studenti sono state la morte di Bak Jong-cheol, giovane attivista della facoltà di linguistica dell'università di Seoul sottoposto il 14 gennaio a tremende torture, e l'annuncio della candidatura alle elezioni di dicembre di Roh Tae-woo, il leader del partito di governo DJP (il Partito democratico della giustizia), alla successione di Chun Doo-hwan. Nonostante sotto il comando del generale la Corea stia vivendo un forte sviluppo economico e abbia ottenuto l'organizzazione delle Olimpiadi del 1988, la società chiede a gran voce libere elezioni e il rispetto dei diritti civili.

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I primi a protestare sono gli universitari, protagonisti di violenti scontri con i poliziotti mandati a sedare le rivolte. Il governo chiude d'autorità 86 atenei su un totale di 103 per ragioni di ordine pubblico. Ma la popolazione in molti casi solidarizza con gli studenti, entrando nei loro cortei.

La polizia non fa soltanto uso di gas lacrimogeni e manganellate per disperdere la folla. Il governo di destra limita le libertà politiche perché è convinto che la democratizzazione avrebbe portato all'affermazione del comunismo. Il presidente Chun e il primo ministro Lee Han-ke utilizzano la propaganda e l'azione dell'APSN, l'Ufficio Investigativo Anti-comunismo, per screditare i manifestanti presentandoli agli occhi dell'opinione pubblica come delle spie nordcoreane e per sottoporre gli arrestati a tremende torture, dalle cinture elettriche e le sedie di contenzione al waterboarding.

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Dopo aver minacciato misure straordinarie e lo stato d'emergenza, la rivolta studentesca continua a crescere d'intensità. Il governo va in crisi ed è costretto a fare alcune concessioni. Chun apre all'elezione presidenziale a suffragio diretto. Le prime elezioni parlamentari libere si tengono nel 1988 e a vincere è proprio il contestato Roh Tae-woo.

Le proteste degli universitari continuano ma, contrariamente alle aspettative, Roh liberalizza il sistema politico, cancella ogni strumento autoritario di governo, concede un'amnistia generale per tutti i prigionieri politici e ristabilisce le relazioni internazionali con la Cina e l'Unione Sovietica. Il successo organizzativo delle Olimpiadi di Seoul e l'ingresso nelle Nazioni Unite nel 1991 normalizzano il Paese e fanno emergere la Corea sulla scena internazionale.

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Che cos'è APSN e come funzionava

All'interno della KCIA, l'Agenzia centrale di intelligence coreana creata nel 1961 da Park Chung-hee e strettamente legata alla CIA statunitense, figura la cosiddetta APSN, l'Ufficio Investigativo Anti-comunismo fortemente voluto da Chun Doo-hwan. La missione dell'agenzia è chiara: ottenere informazioni sulle personalità e le attività dei comunisti sudcoreani e reprimere ogni forma di dissenso attraverso una rete di specialisti, talpe, agenti segreti con esperienza e contatti nei piani alti del governo.

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L'APSN ha libero accesso a tutti gli uffici e i documenti governativi, il budget è coperto dal segreto e mai reso pubblico. Durante le proteste del 1987 l'ufficio fa molto peggio: comincia ad arrestare studenti e attivisti senza mandati né prove e ad etichettarli come spie nordcoreane, seviziandoli e giustiziandoli. Tra le riforme del 1988 attuate da Roh Tae-woo c'è proprio una forte limitazione dei poteri dell'APSN e la rimozione degli agenti che si sono macchiati di abusi di potere e gravi reati durante le manifestazioni di piazza.

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Le storie vere di Bak Jong-cheol e Cheon Yeong-cho

Bak Jong-cheol è lo studente di linguistica di una delle più importanti università coreane ucciso il 14 gennaio 1987 dagli agenti dell'APSN durante una "seduta" di tortura con il waterboarding. Bak guidava le proteste contro Chun Doo-hwan per il massacro di Gwangju. Dopo la sua morte, le autorità sopprimono la circolazione di ogni informazione sul caso e ordinano addirittura la cremazione del corpo per eliminare ogni traccia. La sua storia, un evento scioccante e doloroso impresso nella memoria dei coreani, è già stata al centro del film 1987: When the Day Comes di Jang Joon-hwan, campione d'incassi con oltre sette milioni di biglietti staccati.

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Cheon Yeong-cho è un'altra studentessa simbolo della "Lotta di giugno". È la leader di Garayeol, un circolo di donne resistenti che in un ambiente prettamente maschile come quello dei movimenti universitari, si uniscono alle proteste facendo sentire la propria voce. Yeong-cho e l'ex giornalista Seo Myung-sook sono tra le protagoniste della lotta democratica. Arrestate a Jeju durante una manifestazione e portate di forza a Seoul, Cheon viene torturata dagli aguzzini dell'APSN negli uffici segreti della stazione di polizia di Namyeong-dong e Myung-sook in una stanza di motel dove le forze anti-comuniste hanno allestito una "camera delle torture". Rinchiuse nel carcere di Seongdong, le due vengono rilasciate quando la "Primavera di Seoul" si rivela più forte del governo.

Who is Cheon Yeong-cho and why is it insulting that <#Snowdrop> is using her name?

Yeong-cho was a symbol of the democratization movement. She was leader to “Garayeol” : women circle who discussed, resisted, and acted in a male-centered environment during the PCH dictatorship. pic.twitter.com/BRXb0FFIVE

— closed (@joyfuljoyfuI) March 27, 2021

Le proteste e il boicottaggio di Snowdrop

Prima ancora della messa in onda, quando i leak della sceneggiatura sono fatti circolare online, Snowdrop è accusata di revisionismo e negazionismo storico. A far infuriare il pubblico è fin da subito la scelta di un protagonista presentato come una spia della Corea del Nord che si infiltra tra gli studenti pro-democrazia per generare caos e sovvertire l'ordine: in pratica, le stesse false accuse usate nel 1987 da Chun Doo-hwan per screditare il movimento che lo contestava.

Il network JTBC è costretto a diramare diversi comunicati ufficiali nei quali puntualizza che la serie, ambientata tre settimane prima delle elezioni del 1987 e non durante le proteste estive, è semplicemente un dramma romantico che non vuole "distorcere il movimento pro-democrazia né glorificare l'APSN".

Inevitabilmente iniziano le reazioni sulla descrizione dell'APSN (raccontata in maniera positiva e "normalizzata", molto lontana dalla realtà storica dei fatti), sulla caratterizzazione del personaggio di Lee Kang-moo (un agente prode e valoroso dell'APSN) e sul nome della protagonista femminile. Nelle bozze di sceneggiatura, quella che diventerà Eun Yeong-ro si chiama Eun Young-cho, un nome che ricorda troppo da vicino Cheon Yeong-cho. Altri fanno notare che la back-story del padre di Lim Soo-ho è tremendamente simile alla vicenda di Isang Yun, il compositore fautore della riunificazione delle due Coree e arrestato dalle forze giapponesi durante l'occupazione per il suo impegno politico. Anche quando si trasferì a Berlino, Yun continuò ad essere perseguitato, arrestato e torturato dal governo sudcoreano con la falsa accusa di spionaggio per il Nord.

Lo Straits Times riporta che JTBC è subissato di proteste: una petizione inviata alla Casa Blu (la residenza del Presidente della Repubblica) per bloccare la produzione raccoglie più di 200mila firme in pochi giorni (salvo essere respinta a tutela della libertà di espressione) e i promotori noleggiano un camion con tanto di cartelli di protesta, piazzandolo all'esterno del quartier generale del broadcaster a Seul.

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Attenzionata dal Bangsongtongsinsimui Wiwonhoe, la Korea Communications Standards Commission, Snowdrop debutta il 18 e 19 dicembre 2021 su JTBC con i primi due episodi. Immediatamente vengono lanciate trenta petizioni indirizzate alla Casa Blu e alla KCSC che il 21 dicembre raggiungono quota 300mila firme. Snowdrop si guadagna il nomignolo di "serie incostituzionale" e ne viene chiesta a gran voce la cancellazione. Grandi marchi come TEAZEN, Ssarijai, Heung Il Furniture, Ganisong, P&J Group e Han's Electronics ritirano le loro pubblicità previste durante la messa in onda. L'università di Daegu, la location principale delle riprese, chiede che il proprio nome e ogni riferimento all'ateneo siano rimossi dai credits dello show. Lee Kyung-ran, il presidente dello Lee Han-yeol Museum, denuncia i creatori Yoo Hyun-mi e Jo Hyun-tak alla Commissione anti-corruzione e diritti civili per violazione della legge sulla sicurezza nazionale e "glorificazione del nazismo".

Varie istituzioni che preservano la memoria della "Lotta di giugno" e dei due studenti morti durante le proteste, Bak Jong-cheol e Lee Han-yeol, si schierano apertamente contro Snowdrop. L'associazione The World Citizen Declaration porta in tribunale i vertici di JTBC presentando un'ingiunzione a un giudice di Seoul, il quale assolve il network e il Ceo Jung Kyeong-moon perché non sussistono prove sufficienti per dimostrare che la serie, pur "distorcendo" alcuni eventi storici a fini narrativi, "esalti" la violazione dei diritti civili. A margine della sentenza, JTBC diffonde l'ennesimo comunicato in cui ribadisce che Snowdrop è un'opera di finzione, "non c'è una spia che guida il movimento di democratizzazione" (come dimostrano gli episodi 3, 4 e 5 rivelando la collusione tra l'ANSP e il governo nordcoreano) e la dittatura in un Paese in balia degli eventi è soltanto lo sfondo della narrazione, il cui "cuore" resta una storia d'amore.

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Snowdrop diventa un caso politico anche in vista delle elezioni presidenziali del 9 marzo. Sim Sang-jung, la candidata del partito socialdemocratico Jeonguidang, non si pone problemi nel dichiarare che "se vogliamo fare luce su un'epoca buia della nostra storia, il protagonista dovrebbe essere un cittadino comune che ha versato sangue, sudore e lacrime per la democrazia, non guardie di sicurezza e spie del Sud sotto la dittatura" e che "la libertà creativa dovrebbe essere modesta dinanzi alle cicatrici della storia".

Ad animare la discussione sui social ci pensa Jung Yun-cheol. In un messaggio su Facebook, il regista del film Marathon difende Snowdrop, consigliando di guardare la serie per intero prima di criticarla e sottolineando che censurarla sarebbe un atto "dittatoriale". Jung cita come modelli due film: Hiroshima mon amour di Alain Resnais e Le vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck. Esempi di storie d'amore tra persone di "discutibile estrazione politica" in cui "l'arte consente di immaginare l'impossibile".

Scoppiata la bomba mediatica, JTBC è infine passata al contrattacco. Il broadcaster ha deciso di "adottare forti misure preventive" per proteggere i creatori, il cast e l'emittente dalla "diffusione di false informazioni" su Snowdrop: fake news, calunnie e "accuse infondate" che stanno facendo subire forti danni d'immagine all'azienda. Segno che gli eventi del 1987 sono ancora un nervo scoperto nella storia della Corea del Sud.

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