I veri mostri: Jeffrey Dahmer

Autore: Chiara Poli ,

Dopo Ted Bundy, è la volta di un altro mostro in carne e ossa. Uno di quelli che ti perseguitano, con il ricordo delle loro gesta, per tutta la vita. Uno che di nome fa Jeffrey Dahmer…

Ogni volta che ci penso mi sale il sangue alla testa, come si dice. Proprio non riesco a farmene una ragione. L’avevano preso. E più di una volta. Jeffrey Lionel Dahmer era stato fermato in auto dalla polizia già dopo il suo primo omicidio, alla fine degli anni ’70, ma solo nel 1991 il mondo scoprirà l’orrore dei suoi delitti e la polizia metterà fine alla sua atroce “carriera”. Non prima di aver lasciato che Jeffrey Dahmer uccidesse la sua ultima vittima, un ragazzino di quattordici anni che era riuscito a fuggire dal suo appartamento e si era rivolto alla polizia. In stato confusionale per via delle droghe somministrategli da Dahmer, il ragazzo, Konerak Sinthasomphone, viene “riconsegnato” al serial killer proprio dalla polizia, che crede alla versione dell’assassino: Konerak ha diciannove anni, ha litigato con il suo ragazzo (Dahmer) e si è agitato perché ha bevuto troppo.

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La polizia, pur di non immischiarsi in “scomodi affari omosessuali” (come uno dei colleghi degli agenti in servizio aveva riferito, scatenando un putiferio su tutti i giornali), dice a Dahmer di riportare Konerak a casa e di calmarlo. E Jeffrey lo tortura per giorni, lo uccide e infine ne smembra il cadavere.
Jeffrey Dahmer è infatti un sadico che infierisce prima sulle sue vittime e poi sui loro cadaveri, conservandone alcune parti come macabri “trofei”. Quando, il 22 luglio del 1991, la polizia fa irruzione in casa sua dopo essere stata allertata da un altro ragazzo che era riuscito a fuggire, Tracy Edwards, lo spettacolo è agghiacciante.

La casa di Dahmer è davvero la casa degli orrori. Il killer conserva le teste di alcune delle sue vittime nel frigo. In cucina ci sono vasetti contenenti membra umane, e con teschi ed ossa Dahmer si è costruito una sorta di altare. La polizia scopre anche che Dahmer si è dedicato a pratiche di necrofilia e di cannibalismo. L’orrore è indicibile; il mondo non crede ai propri occhi, eppure è così: Jeffrey Dahmer ha ucciso 17 uomini (almeno 17, ovvero il numero degli omicidi di cui è stato accusato al processo) in poco meno di 13 anni.

Al processo, il serial killer si dichiara non colpevole ed insano di mente. Delle 17 accuse di omicidio, 15 vengono attribuite a Dahmer, condannato all’ergastolo (o meglio: a 15 ergastoli, uno per ogni vita spezzata che l’accusa fu in grado di attribuirgli). Ma Jeffrey Dahmer, che all’epoca della condanna aveva appena 32 anni, non sta scontando la sua pena in un carcere. Jeffrey Dahmer, che attirò subito le antipatie degli altri detenuti per il suo intollerabile “divismo”, è stato ucciso in prigione. Il 28 novembre del 1994 un altro uomo condannato per omicidio, Christopher Scarver, lo massacrò dichiarando poi di aver agito per conto di Dio: i crimini di Dahmer erano troppo orrendi, e Dio voleva che fosse punito.

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