Squid Game, una teoria sull'élite sadica spopola tra i complottisti

Autore: Alessandro Zoppo ,

Squid Game è ormai la serie dei record su Netflix. Il thriller distopico di Hwang Dong-hyuk ha battuto il primato finora detenuto da Bridgerton di Shonda Rhimes, incollando agli schermi 142 milioni di abbonati nei primi 28 giorni dall'uscita sulla piattaforma.

Ma #Squid Game non si limita ad essere un fenomeno spettacolare e culturale. Hwang ha avuto l'idea della serie (nel lontano 2009) dopo la crisi finanziaria globale che ha colpito duramente la Corea del Sud. In un'intervista al Guardian, il regista spiega di essersi ispirato non solo ai manga Liar Game e Battle Royale, ma alle distorsioni della moderna società capitalista e alle disuguaglianze di classe.

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In fondo, Squid Game non è altro che una feroce critica alla realtà sudcoreana sempre più competitiva: le enormi disparità di reddito, l'elevato tasso di disoccupazione giovanile, l'indebitamento privato delle famiglie, i prezzi alle stelle del mercato immobiliare, l'invisibilità di chi passa il confine dal Nord, lo strapotere dei "chaebol", le grosse corporation come Samsung e Hyundai.

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Uno dei VIP della serie Squid Game
Chi sono davvero i VIP di Squid Game?

Proprio la presenza di un'élite globalista che si diverte ad osservare il gioco al massacro dei concorrenti e a scommettere sulle loro sorti, è al centro di alcune teorie "cospirazioniste" che circolano sul web.

Come mostra il finale, Squid Game non sarebbe solo una denuncia delle storture del capitalismo, ma una sinistra messa in scena della sindrome di Stoccolma: le persone che subiscono abusi finiscono per identificarsi con i loro carnefici. E gli spettatori che in massa si sono precipitati su Netflix a vedere la serie, ormai desensibilizzati alla violenza estrema, finiscono per divertirsi guardando Squid Game allo stesso modo in cui i VIP se la sono spassata a guardare i concorrenti del gioco precipitare da un ponte o uccidersi tra loro.

Attraverso diversi richiami "esoterici" e un sottile simbolismo, Squid Game rivelerebbe il suo senso più profondo. Quello di una serie sulla "malattia incurabile" delle élite che governano il mondo: la cultura della morte. Quella che la filosofa statunitense Mary Daly definiva la "necrofilia sociale". Cominciamo dall'inizio.

Il rettangolo, il triangolo e i cerchi

La filosofia di base di Squid Game sarebbe, per estensione, la stessa delle élite ed è resa palese sin dal primo episodio: Un, due, tre, stella. La scena iniziale – come gli elementi grafici della sigla e dei guardiani: un quadrato, un triangolo e un cerchio – mostra il "gioco del calamaro" del titolo.

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I simboli del campo non sono semplicemente quelli del calamaro o del joypad di PlayStation. Così come quelli sulle maschere delle guardie (il cerchio i lavoratori, il triangolo l'esercito e il rettangolo il manager) non sono soltanto i ranghi e le lettere dell'alfabeto coreano scritte in Hangul (la O del cerchio, la J del triangolo, la M del quadrato: OJM, il gioco del calamaro Ojingeo Geim). Il rettangolo rappresenta le masse. Il cerchio inferiore simboleggia le fasce più povere, marginalizzate e fortemente indebitate. Il triangolo allegorizza chi governa, il cerchio superiore l'élite occulta che controlla davvero il mondo.

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Il campo del gioco del calamaro nella serie Squid Game
Il vero significato dei simboli di Squid Game

Nel "gioco del calamaro" che apre e chiude Squid Game, la vittoria dona un senso di onnipotenza. "In quel momento, mi sentivo come se il mondo intero fosse mio. Al settimo cielo", spiega la voce narrante. Questa scena prefigura ciò che accadrà a Gi-hun Seong alla fine della serie.

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Quando viene assoldato in metro dal reclutatore, il protagonista scommette con lui giocando a ddakji, uno dei tanti giochi mostrati nello show sudcoreano. Dopo aver perso a ripetizione ricevendo schiaffi uno dietro l'altro, Gi-hun vince e sta per ricambiare il ceffone. Non vede l'ora di schiaffeggiare l'elegante reclutatore. Tuttavia, l'uomo gli blocca il braccio e gli mostra i soldi. Per un attimo, Gi-hun non si è preoccupato del denaro: è stato coinvolto nei brividi sadici dell'élite.

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Una scena della serie Squid Game
Il reclutatore blocca con i soldi l'impulso di Gi-hun

Nel quinto episodio, Un mondo giusto, il poliziotto Jun-ho scopre che i giochi vengono praticati da oltre trent'anni e che suo fratello In-ho ha vinto l'edizione del 2015. Ma chi sono le persone misteriose alle quali Frontman si rivolge?

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Nel quarto episodio, I VIP, sappiamo che sono un gruppo di ricchi e potenti, per la maggior parte stranieri. Fanno parte di una "aristocrazia" sovranazionale, non soggetta ai meccanismi di controllo democratico e assillati dalla sovrappopolazione del pianeta. Sono quei pochi in grado di influenzare i governi, la finanza e i media.

Questi "potenti" costituiscono il cerchio superiore, la punta dell'iceberg: sono quell'élite cosmopolita descritta dal sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman come una vera e propria "SuperClass".

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I VIP della serie Squid Game
I VIP di Squid Game: la

Nel saggio Voglia di comunità, Bauman scrive che "la nuova élite non è definita da alcun luogo geografico, è completamente extraterritoriale".

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Solo l'extraterritorialità garantisce l'esistenza di un'area priva di comunità, ed è proprio questo tipo di area che la nuova élite globale desidera.

Queste élite trascorrono la maggior parte del loro tempo in una "bolla", un luogo "in cui l'aggregazione intesa come identicità (o, più precisamente, come irrilevanza delle idiosincrasie) degli individui incontrati saltuariamente ed 'estranei su richiesta' e l'individualità intesa come strumento salvavita con cui fare e disfare partnership, vengono praticate quotidianamente a detrimento ed esclusione di tutte le altre attività sociali comuni".

La 'secessione dell'uomo affermato' significa per prima cosa e innanzitutto, fuga dalla comunità.

L'isola remota e le élite

Lo Squid Game si tiene su un'isola appartata, iper-controllata e lontana da occhi indiscreti. Un'isola privata come la "porky island" del miliardario e pedofilo statunitense Jeffrey Epstein, l'atollo di Little St. James in cui avvenivano orge sfrenate con finanzieri, broker, scienziati e politici (tra cui l'ex presidente Bill Clinton) che arrivavano in questo Paradiso privato dei Caraibi a bordo del "Lolita Express".

Una delle regole dello Squid Game prevede che a un certo punto, i partecipanti possono chiedere un voto democratico per sospendere il gioco e porre fine alla sofferenza. Un, due, tre, stella ha causato il panico e terrorizzati da quanto hanno visto, la maggior parte dei giocatori chiedono di andarsene. Alla votazione è decisivo il voto del giocatore 001, l'anziano signore.

Tornati a casa, i sopravvissuti si rendono conto di avere ancora gli stessi enormi problemi economici. Gli organizzatori lo sanno bene e concedono loro la possibilità di rientrare in gara. Non a caso, il risultato è che tutti loro tornano al gioco di propria spontanea volontà. Il processo democratico è stato un'illusione. L'élite ha truccato il sistema sin dall'inizio per ottenere il risultato che voleva: tutti dentro. Quando viene giustiziato il medico che traffica con alcune guardie per prelevare gli organi dai giocatori morti, è Frontman a chiarire il suo curioso concetto di democrazia.

L'aspetto più importante di questo gioco è l'uguaglianza. Tutti sono uguali in questo gioco. Qui i giocatori possono giocare alle stesse condizioni, in modo equo. Là fuori, questa gente era piagata da disuguaglianze e discriminazione, e noi diamo loro un'ultima possibilità di combattere lealmente e vincere.

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Frontman e l'esercito in tuta nella serie Squid Game
Frontman impone la sua strana

Quando tornano in gioco, la solidarietà tra i partecipanti sparisce subito. Con la promessa di un premio da 45,6 miliardi di won e il montepremi che cresce ad ogni persona eliminata, i giocatori si mettono presto l'uno contro l'altro. I pasti esigui e la mancata reazione dei guardiani alla morte di un partecipante, massacrato di botte dal gangster Deok-su, fanno il resto. È la legge universale del potere: divide et impera. Quando le risorse sono scarse, le persone smettono di concentrarsi su chi le tiene a stecchetto e cominciano a lottare tra loro per gli avanzi.

Il quarto gioco, quello delle biglie, estremizza questo concetto: ai giocatori viene chiesto di formare delle coppie, ma – si scopre – non per giocare insieme bensì l'uno contro l'altro. Quando i concorrenti muoiono, le bare hanno un fiocco rosa. Una "confezione" tremendamente simile a quella che nel primo episodio Gi-hun ha dato a sua figlia per il compleanno. All'interno, c'era una pistola. Ovviamente non è un'arma: è un accendino, come il fuoco al quale sono consegnati i corpi delle vittime che nello Squid Game vengono inceneriti.

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Una scena della serie Squid Game
La

I VIP che assistono ai giochi finali nascondono l'identità dietro maschere d'oro raffiguranti animali. Quella dell'oligarca che scommette prima sul giocatore 069 e poi su quello 096, salvo invitare ad un incontro "ravvicinato" Jun-ho che si è finto un cameriere, ha le sembianze di un cervo.

Quella maschera è paurosamente somigliante a quella indossata dalla socialite Marie-Hélène de Rothschild al party surrealista organizzato dai Baroni, la famiglia più potente del mondo, il 12 dicembre del 1972 a Chateau de Ferrieres. Quei costumi erano opera di Salvador Dalì. La padrona di casa portava una testa di cervo con diamanti da 30 carati.

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Nella sala dei VIP, gli esseri umani sono usati come mobili e oggetti di decorazione. Alle pareti della stanza privata dove Jun-ho riesce a minacciare il VIP con una pistola e a interrogarlo sullo Squid Game, ci sono disegni erotici e simboli massonici. Non solo.

Quando Gi-hun, Sang-woo e Sae-byeok arrivano in finale e sono invitati ad indossare abiti eleganti per una cena di gala, il pavimento della grossa sala che li ospita è a scacchi bianchi e neri: uno degli elementi massonici più noti e in vista. È la superficie trasformativa dove si svolgono i rituali, l'immagine del bene e del male, i contrasti che caratterizzano la vita del corpo e quella dello spirito, le soddisfazioni e le pene, le gioie e i dolori dei vivi.

I commensali sono disposti al centro dei lati di un triangolo, inserito in un cerchio e con una luce nel mezzo. Inoltre, ci sono due "pilastri" illuminati su ogni lato. Il triangolo con l'occhio che tutto vede, il pavimento a scacchiera e le colonne gemelle sono classici simboli massonici. I VIP vogliono che accada il rituale più potente di tutti: il sacrificio di sangue. Di lì a poco, Sang-woo taglierà la gola alla ferita Sae-byeok.

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Una scena della serie Squid Game
La simbologia esoterica al centro di Squid Game

Quando Gi-hun vince il gioco e viene rimandato nel mondo reale, si ritrova un mucchio di soldi sul conto. Un anno dopo, tuttavia, è povero e smarrito come all'inizio: è praticamente morto dentro. L'invito che riceve ha un valore altamente simbolico: deve trovarsi alle 23:30 del 24 dicembre, la vigilia di Natale, al settimo piano di un grattacielo chiamato Sky. Il settimo cielo.

In diverse correnti spirituali, tra cui la Cabala ebraica, il settimo cielo è quello più alto, dove dimorano "gli angeli più prossimi a Dio" come Lucifero, il "portatore di luce" e "figlio dell'alba". È qui che Gi-hun scopre chi è davvero l'anziano 001, l'inventore dei giochi che ha pianificato tutto e che già altri utenti mettono al centro di una interessante teoria.

Ma perché ha creato lo Squid Game? Perché ha giocato con Gi-hun? La risposta la fornisce lui stesso sul letto di morte.

Se hai troppi soldi, non importa cosa compri, mangi o bevi. Tutto alla fine diventa noioso. A un certo punto, tutti i miei clienti hanno iniziato a dirmi la stessa cosa: che non provavano più gioia nella loro vita. Così ci siamo riuniti tutti insieme e abbiamo iniziato a riflettere. Cosa possiamo fare per divertirci?

Il divertimento: lo Squid Game nasce per puro e semplice divertimento. E nessuno è stato costretto a partecipare: tutti sono tornati di loro spontanea iniziativa. Ma Oh Il-nam, il vecchio col tumore al cervello, non era soddisfatto dal semplice assistere alle partite. Voleva qualcosa di più: far parte del gioco per sentirsi vivo.

Il giocatore 001 è stato l'élite tra le masse: ha risolto tutti i giochi, ha avuto il voto decisivo durante la votazione democratica, ha fermato gli omicidi notturni urlando e richiamando i guardiani.

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Lee Jung-jae in una scena della serie Squid Game
Il

Gi-hun esce dall'incontro con Oh Il-nam completamente stravolto, oltre che con i capelli tinti di rosso, il colore della rabbia, del sacrificio e della trasformazione. Decide finalmente di salire su un aereo e andare a trovare la figlia negli Stati Uniti. Ma, all'ultimo secondo, torna indietro.

Ha rivisto il reclutatore che assolda un nuovo concorrente e adesso vuole ritornare al gioco perché non è "un cavallo" su cui puntare ma una persona. Invece di vedere sua figlia, Gi-hun vuole tornare a quella follia.

Per questo voglio sapere chi siete e come fate a commettere queste atrocità contro la gente. È per questo che non posso perdonarti per tutto ciò che fai.

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Gi-hun è forse "infettato" dalla malattia dell'élite, rappresentata dai suoi capelli rossi, o desidera vendicarsi di loro? Come il fratello di Hwang Jun-ho, il vincitore dei giochi diventato Frontman, si sente morto dentro a meno che non partecipi ancora a quelle prove così estreme?

Il finale di Squid Game, oltre che ad aprire ad una seconda stagione, è una sconfitta per tutti, tranne che per l'élite. Come disse Aldous Huxley in un celebre discorso tenuto nel 1961 alla California Medical School di San Francisco, "la dittatura perfetta avrà sembianza di democrazia. Una prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno di fuggire. Un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù". Vale per i giocatori dello Squid Game come per gli spettatori di Netflix.

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