Star Wars: L'Ascesa di Skywalker, la recensione del capitolo finale

Autore: Marcello Paolillo ,

Quando uscì Il Risveglio della Forza (nel 2015), furono in molti a essere scettici riguardo l'avvio di una nuova trilogia di Guerre Stellari senza la direzione del creatore originale della saga nata nel 1977, George Lucas. Il regista J.J. Abrams, noto per il reboot di Star Trek e soprattutto per la serie TV di culto LOST, aveva preso le redini della cosiddetta Skywalker Saga, dando modo anche alle nuove generazioni di godere di spade laser e affini. Le avventure di Rey, Poe e Finn, accompagnati da una serie di personaggi "classici" tornati di prepotenza dalla trilogia originale (come lo Han Solo di Harrison Ford e Principessa Leia di Carrie Fisher) dettero il la a una nuova, appassionante odissea. Con Star Wars: Gli ultimi Jedi, film del 2017 scritto e diretto da Rian Johnson, si tentò invece un approccio meno tradizionalista e nostalgico rispetto a quello applicato da Abrams per l'episodio precedente, tanto che diversi fan non apprezzarono in toto il tentativo di portare la saga verso nuove direzioni. Con L'Ascesa di Skywalker, vero e proprio "gran finale" della saga di Star Wars, Disney ha quindi optato nuovamente per il tocco magico di Abrams (la pellicola avrebbe dovuto essere diretta da Colin Trevorrow), l'unico in grado di chiudere la saga nei modi e nei tempi giusti.

Usa la Forza, un'ultima volta

Star Wars: L'ascesa di Skywalker prende il via circa un anno dopo gli eventi visti ne Gli ultimi Jedi. Rey (Daisy Ridley) si sta allenando sotto la guida del generale Leia Organa (Carrie Fisher), con l'obiettivo di diventare una Jedi a tutti gli effetti. Tuttavia, qualcosa turba i suoi pensieri: scoprire una volta per tutte chi sono i suoi genitori naturali e perché nel suo sangue scorrono i poteri della Forza. Nel mentre, Kylo Ren (Adam Driver) - nuovo Leader Supremo - è riuscito a mettere le mani su un particolare dispositivo che gli consente di raggiungere Exogol, un pianeta non segnalato sulle mappe dove da decenni si nasconde l'Imperatore Palpatine (Ian McDiarmid), redivivo. Il perfido Sith ha infatti costruito in gran segreto una flotta di incrociatori stellari mai vista prima, in grado di distruggere ogni pianeta della galassia. Da questo incipit narrativo prenderà il via l'avventura finale della saga classica, un lungo omaggio della durata di due ore e venti circa in grado di chiudere nel miglior modo possibile una saga lunga oltre 40 anni.

Disney/Lucasfilm
Un'immagine di Rey con la spada laser in mano

L'Ascesa di Skywalker è un film che non si prende troppe libertà creative: prende i suoi personaggi chiave e li muove come pedine posizionate alla perfezione sopra una scacchiera dal retrogusto antico. Rivedere a schermo per un'ultima volta la compianta Carrie Fisher e il leggendario pilota spaziale Lando Calrissian (interpretato nuovamente da Billy Dee Williams e visto per la prima volta ne L'Impero Colpisce Ancora, nel 1980) darà più di un brivido ai fan più attempati, senza tralasciare le nuove generazioni. Il film funziona perché riprende elementi e volti familiari (come accaduto ne Il Risveglio della Forza) mettendo però la parola fine alle vicende ambientate in una galassia lontana lontana. Daisy Ridley è nuovamente l'apprendista Jedi coraggiosa e temeraria che abbiamo imparato a conoscere nel 2015, così come scopriamo alcuni interessanti retroscena sul pilota Poe Dameron interpretato da Oscar Isaac (inclusa una sua presunta love story).

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Un peccato che la stessa attenzione non sia stata rivolta invece a Finn, l'ex stormtrooper noto come FN-2187 con il volto di John Boyega, un personaggio dal potenziale enorme che a quanto pare rimarrà quasi del tutto inespresso. Pollice alto - per non dire altissimo - per il Kylo Ren di Adam Driver, a conti fatti il personaggio migliore della nuova trilogia: il suo tormento tra Lato Chiaro e Lato Oscuro troverà finalmente una quadra, nella maniera più spettacolare ed emozionante possibile. Menzione d'onore per il droide protocollare C-3PO (Anthony Daniels), un personaggio non solo importantissimo dal punto di vista dei risvolti narrativi, ma dotato anche di una simpatia fuori scala, accompagnato da new entry destinate a compiacere gli amanti dell'universo di Guerre Stellari (come il piccolo droide D-O e il grottesco Babu Frik, fabbricante di droidi). Epocale inoltre la colonna sonora di John Williams, storico compositore della saga di Star Wars sin dalle origini (ad eccezione di Serie TV e spin-off): le sue note indimenticabili ci accompagneranno dalla cosiddetta Opening Crawl a scorrimento sino ai crediti finali del film, con la consueta passione ed epicità. 

Disney/Lucasfilm
Un'immagine di D-O, Poe Dameron, Lando Calrissian, Chewbacca e BB-8

Il ciclo iniziato - e ora portato a termine- da J.J. Abrams è stato sicuramente un percorso difficile e pieno di insidie, non sempre compreso dai fan e aperto spesso a critiche di vario genere. Dopotutto parliamo di Star Wars, una delle saghe più complesse che la storia del cinema (e non solo) ricordi. Al netto delle difficoltà, Abrams è però riuscito a essere rispettoso e fedele nei confronti del materiale d'origine, senza deviare troppo dai binari tracciati decine di anni fa da Lucas e seguendo uno schema ben preciso (il rischio deragliamento era infatti molto alto). L'Ascesa di Skywalker è infatti un film epico e commovente, che posiziona l'ultimo pezzo del puzzle in maniera intelligente senza prendersi troppe libertà creative e lasciandosi apprezzare da tutti, sia grandi che piccoli. Perché, che la sia ami o la si odi, la saga di Star Wars è un qualcosa davanti a cui difficilmente si può rimanere impassibili. Al momento non ci è dato sapere se i cavalieri Jedi torneranno sul grande schermo. La speranza è in ogni caso davvero elevata, visto che Disney e Lucasfilm sanno benissimo che la galassia lontana lontana, vasta oltre ogni immaginazione, non può e non deve avere fine. Né ora, né mai. La Forza sarà sempre con noi.

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Commento

cpop.it

80

Con Star Wars: L'Ascesa di Skywalker si chiude una saga lunga oltre 40 anni, ricca di personaggi memorabili entrati nell'immaginario collettivo. Preso a sé stante, un film epico e a tratti commovente.

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