Sulla mia pelle, la recensione: il calvario di Cucchi è la miglior interpretazione di Alessandro Borghi

Autore: Elisa Giudici ,

Raccontare una ferita aperta per la giustizia e la società italiana come la morte di Stefano Cucchi quando ancora la verità processuale non è stata accertata rischia di essere un’operazione pericolosa. Non (solo) per la delicatezza del tema, ma perché l’intera operazione rischia di apparire esattamente come ce la aspetteremmo: politica, dura, senza appello. Insomma, un film già visto ancor prima di entrare in sala.

Sulla mia pelle è tutto questo, ma ha il sorprendente pregio di trovare un equilibrio e una giusta distanza dalle vicende caldissime che racconta. Tratteggia con precisione e puntualità l’odissea durata sette giorni di un uomo finito in carcere per possesso di sostanze stupefacenti e morto una settimana più tardi in una struttura ospedaliera protetta, senza che il lungo iter processuale ancora in corso abbia saputo accertare cosa gli sia successo esattamente. In mancanza di una verità processuale acclarata, il regista Alessio Cremonini sceglie di attenersi ai fatti per ricostruire la sua, sin dall’apertura.

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Una scena di Sulla mia pelle
Sulla mia pelle racconta l'odissea carceraria di Stefano Cucchi

Una giusta distanza 

Sulla mia pelle si apre infatti con Stefano che corre, va a messa e lavora al fianco del padre: capiremo dallo svolgimento del film che si è appena aperto nella sua vita un nuovo capitolo, in cui gli stupefacenti potrebbero essere messi da parte, così come le ansie dei genitori e della sorella.

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Alessandro Borghi in Sulla mia pelle
Alessandro Borghi in Sulla mia pelle dà un'intensa performance dalla mimesi incredibile

È solo un’intenzione a cui Stefano lavora da poco, lungi dal non fare errori: poco prima di uscire in quella notte fatale, ci viene mostrato mentre porziona con attenzione delle dosi di hashish, il cui ritrovamento lo condurrà al fermo nella stazione dei Carabinieri. Poi c’è una stanza buia in cui viene condotto da due carabinieri in borghese e da uno reticente in uniforme (scelta guardinga da parte della produzione, ma tutto sommato quasi obbligata) e poi c’è tutto il resto. Un calvario ricostruito a partire dalle testimonianze dei protagonisti e dalle prove processuali seppellite in diecimila pagine di atti.

Alessandro Borghi diventa Stefano Cucchi

In un film che rischia di cadere in un taglio eccessivamente documentaristico - complice una regia così sobria da divenire incolore - a sorpresa a fare la differenza è proprio il protagonista Alessandro Borghi. Quella basata sulla vita e sulla morte di Cucchi potrebbe essere la sua miglior interpretazione di sempre, maturata in un contesto non certo semplice per l’attore.

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Nelle fasi finali di lavorazione solo Alessio poteva venire a parlarmi, ero intrattabile. Mangiavo 40 grammi di lenticchie per cena - ha spiegato l’attore durante la conferenza stampa - non uscivo per evitare tentazioni, andavo subito a dormire ossessionato dall’idea che mi venisse troppa fame per resistere.

Passavo le mie giornate confinato in un letto d’ospedale a girare scene in cui interagivo pochissimo con gli altri. Mi sono ritrovato solo con me stesso.

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La sua interpretazione di Cucchi dà i brividi e non solo per la drammaticità del suo calvario clinico e umano. Vederlo perdere la speranza nelle istituzioni, nella sua famiglia e nell’umanità scena dopo scena, delusione dopo delusione, è forse lo spettacolo più duro e traditore, molto più di quei lividi e quei presagi che si fanno via via più scuri. Il confronto con il timbro vocale e le foto di Stefano Cucchi poi è impressionante e candida Borghi a una bella tornata nella stagione dei premi cinematografici italiani.

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Jasmine Trinca in Sulla mia pelle
Jasmine Trinca è altrettanto impressionante nei panni di Ilaria Cucchi in Sulla mia pelle

Al suo fianco brilla ancor di più una Jasmine Trinca quasi irriconoscibile nei panni di Ilaria Cucchi. Anche il suo è un ruolo sofferto e non certo facile, perché racconta la durezza e la sfiducia che la sorella espresse in quei drammatici giorni, inconsapevole di cosa stesse succedendo. Una durezza attraverso cui si vede l’amore, certo, ma non è un ritratto mediato e lusinghiero. 

Sulla mia pelle insomma è un film che trova una quadratura sorprendente, anche a costo di essere un po’ monotono, rischiarato dalle performance davvero intense di un cast più che indovinato. Cremonini ridà la sua umanità contraddittoria e complessa a quella che rischiava di essere una vittima, un simbolo politico, un grimaldello ideologico; era quanto di meglio si potesse sperare. 

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Sulla mia pelle verrà distribuito nelle sale da Lucky Red a partire dal 12 settembre 2018.

Commento

cpop.it

75

Borghi e Trinca regalano due performance dalla mimesi incredibili per raccontare con il giusto equilibrio e una perfetta durezza il calvario di Stefano Cucchi. Peccato per la regia un po' anonima.

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