The Evil Within 2, la recensione del nuovo horror di Shinji Mikami

Autore: Andrea Guerriero ,
Videogames
3' 54''

Quello dei survival horror è un genere di certo inflazionato nel panorama videoludico.

Negli ultimi anni, le grandi produzioni giapponesi hanno perso di carisma e smalto, cedendo il passo a piccoli progetti di altrettanto piccole case di sviluppo indipendenti. Giochi capaci di mettere sul piatto idee vincenti, a tratti rivoluzionarie, sapientemente mescolate a dogmi ben impressi nella tradizione del terrore virtuale. 

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Se è vero che Silent Hill sembra ufficialmente morto e Resident Evil ha stravolto completamente la sua natura con il settimo capitolo, Shinji Mikami - creatore della saga Capcom - ne raccolse comunque la pesante eredità nel 2014 con The Evil Within. Il titolo realizzato da Tango Gameworks e pubblicato da Bethesda si presentava legato ad una concezione del gaming ancorata almeno a 10 anni fa, realizzato sì con cura di particolari, ma anche con una rigidità ormai abbandonata da quasi tutti i team di sviluppo. 

Non fraintendeteci, seppur sporco e sgraziato, The Evil Within sapeva regalare agli appassionati lo stesso feeling dei survival horror anni '90, lo stesso immaginario disturbante e corrotto. 

Lo stesso che il secondo episodio coccola e rispetta. Legandolo ad un'opera di svecchiamento piuttosto evidente. 

The Evil Within 2, tra tradizione e libera interpretazione

In The Evil Within 2, Sebastian Castellanos ha perso tutto. 

Già protagonista del capitolo originale, l'ex detective affoga nell'alcool la perdita della figlia Lily, della sua famiglia e di gran parte della sua squadra. Solo la scoperta che Lily è ancora viva, rapita dalla Mobius per alimentare il ''nucleo'' dello STEM, riporterà l'anti-eroe in carreggiata. Pronto a reclamare vendetta e a salvare il suo affetto più caro. 

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Sebastian non intraprenderà solo un orrorifico viaggio soverchiato dalle perversioni umane e dalla sete di potere, ma anche un sentiero narrativo più chiaro e definito di quello precedente. La trama perde la dimensione allucinata del primo The Evil Within, ma è comunque capace di regalare momenti imperdibili per ogni fan del genere di appartenenza, riuscendo a tenerci incollati al controller fino alle battute finali.

Merito di un utilizzo sapiente della regia e di soluzioni stilistiche a tratti memorabili.

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Con le sue certezze, il nostro Catellanos ha detto addio anche ad un gameplay eccessivamente rigido. The Evil Within 2 non volta le spalle alla ''sostanza'' del capostipite, ma i movimenti del personaggio principale sono più fluidi, accompagnati da un gioco di inquadrature meno soffocante e limitante. Resta la mira traballante, che potrebbe essere interpretata come la volontà del team di sviluppo di svestire delle sue già poche certezze il videogiocatore.

A causa di questa sua ruvidità - non adatta ai più deboli di cuore, certamente -, in The Evil Within 2 non è quasi mai consigliabile affrontare a muso duro le mostruose aberrazioni dello STEM. L'approccio stealth è ancora più sostanziale che in passato, così da evitare mortali situazioni di inferiorità numerica, in cui ogni proiettile è fondamentale - e fidatevi, in giro le munizioni non sono poi così abbondanti!

La rinascita di un genere

Sia chiaro, la firma ''silenziosa'' di Shinji Mikami è ancora percepibile in The Evil Within 2. I suoi tocchi di classe, la sua impronta tanto lasciva nei confronti del J-Horror e il suo amore per carne, metallo e violenza sono rintracciabili in gran parte dell'avventura. 

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Tango Gamesworks, ora più libera dalla morsa stilistica del suo fondatore, ha però scelto di conferire un piglio del tutto originale alla sua ultima creatura. 

Dopo l'incipit, è del tutto chiara la nuova strada intrapresa dagli sviluppatori. Abbiamo aree liberamente e interamente esplorabili, sezioni sperimentali in prima persona che tanto ricordano il già citato Resident Evil 7, missioni secondarie e preziose scorte nascoste negli angoli più disparati. La componente ''survival'' è poi decisamente più marcata, con nemici via via più forti e numerosi, bilanciati e proporzionati alle abilità crescenti di Sebastian, da migliorare grazie al gel verde e alle modifiche per le armi disseminate in luoghi non certo amichevoli. 

Bethesda Softworks
Sebastian Castellanos è il protagonista di The Evil Within 2
In The Evil Within 2 sono presenti macabri scenari liberamente esplorabili

Pur non essendo un horror puro, The Evil Within 2 centra perfettamente il suo obiettivo, proiettandoci in un incubo claustrofobico, ansiogeno e teso.

Un incubo da... sogno!

Come le opere più celebri di Mikami, anche quest'ultimo videogame appare più come un thriller che non disdegna di maneggiare il macabro. Certo, le incertezze tecniche rimangono, ma un lavoro egregio di illuminazione e doppiaggio in italiano vi faranno assaggiare ben più di un brivido. In positivo, naturalmente. 

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Insomma, The Evil Within 2 è un titolo stimolante e impegnativo, dal finale intenso e dalle sequenze infarcite di suspance. Consigliatissimo ai fan dei survival horror più tradizionali, il nuovo pargolo del creatore di Biohazard è un punto evolutivo e allo stesso tempo un nuovo inizio per la serie più putrida di casa Bethesda. 

Prodotto Consigliato

The Evil Within 2 - PS4 [Edizione: Regno Unito]

Prodotto Consigliato

The Evil Within 2 - Xbox One [Edizione: Regno Unito]

The Evil Within 2 si lascia insomma giocare con piacere dall'inizio alla fine. E questo è tutto quello che conta. 

Commento

cpop.it

80

The Evil Within 2 è un titolo stimolante e impegnativo, dal finale intenso e dalle sequenze infarcite di suspance. Consigliatissimo ai fan dei survival horror più tradizionali

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