The Hot Zone - Area di contagio: la recensione della seconda parte

Autore: Chiara Poli ,

La miniserie in 3 parti - divise in 2 episodi ciascuna - della miniserie di National Geographic continua il suo viaggio nella paura.

Con la messa in onda della seconda parte (gli episodi 3 e 4) ci siamo addentrati nei dettagli dell’epidemia di Ebola Zaire che colpì un gruppo di scimmie da laboratorio nei pressi di Washington, nel 1989.

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Una storia vera, raccontata dall’imperdibile libro di Richard Preston, che fa di #The Hot Zone - Area di contagio una miniserie da vedere.

Abbiamo visto la dottoressa Nancy Jaax (Julianna Margulies) trovarsi faccia a faccia con uno dei filovirus più letali mai identificati e abbiamo seguito lei, la sua famiglia e i suoi colleghi nel tentativo di debellare l’epidemia fra le scimmie e d’impedire che il virus si diffondesse al di fuori della struttura.

Ora, però, c’è bisogno di sapere da dove arriva quel mostro invisibile e letale.

National Geographic
The Hot Zone - Area di contagio. Julianna Margulies e Liam Cunningham
The Hot Zone - Area di contagio. Julianna Margulies e Liam Cunningham

Torniamo nello Zaire, nel 1976, al primo faccia a faccia dell’uomo con Ebola. Il dottor Carter (Liam Cunningham, Game of Thrones) e Trevor Rhodes (James D’Arcy, Agent Carter) saranno i primi a trovarsi di fronte quello che solo più tardi sarebbe diventato famoso come il virus più letale mai scoperto.

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Nel 1989, al tempo presente della nostra narrazione, Peter Jahrling (Topher Grace, Spider-Man 3) e Ben Gellis (Paul James, The Last Ship) convivono con l’incubo di essersi contagiati annusando un campione di quello che credevano essere un virus come tanti altri.

In questa seconda parte della storia, dopo l’orrore di Ebola raccontato dall’introduzione, gli autori puntano tutto sulla paura

La paura di contagiarsi, di far uscire Ebola dal laboratorio, di causare involontariamente la morte dei propri cari.

E la paura, quando uno dei guardiani delle scimmie malate inizia a stare male, che la situazione sia già fuori controllo. Soprattutto se il responsabile della struttura che ospita le scimmie, Walter Humboldt (Robert Sean Leonard, L’attimo fuggente, Dr. House) fa di tutto perché nessuno sospetti dell’emergenza in corso.

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The Hot Zone - Area di contagio: James D'Arcy
The Hot Zone - Area di contagio: James D'Arcy nella seconda parte della miniserie

Fra burocrazia, egoismo, interessi economici, incoscienza e semplice ignoranza, The Hot Zone ci racconta come sia sempre lo stesso, il percorso di diffusione di un virus: la mancanza di precauzioni da parte di chi ne soffre, l’impreparazione o il conflitto d’interessi fra le autorità preposte, la superficialità delle persone. 

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Il messaggio è più che esplicito: l’errore non è Ebola. L’errore siamo noi.

Come nel 1976, con l’utilizzo dello stesso ago per praticare iniezioni a dozzine di persone. Il vettore di trasmissione siamo sempre e solo noi, in un modo o nell’altro.

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E c’è di più: nessuno, nel 1989, aveva ancora sentito parlare di Ebola. La (mancata) condivisione delle informazioni rientra nei molti fattori che contribuiscono da un lato a evitare di diffondere il panico ma dall’altro a impedire che vengano prese le dovute precauzioni.

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The Hot Zone - Area di contagio: episodio 4
The Hot Zone - Area di contagio: una drammatica immagine dall'episodio 4

E quando in scena entra l’ipotesi che il virus si trasmetta per via aerea, la stampa viene a sapere che a Reston sta succedendo qualcosa. E da lì al primo articolo del Washington Post, il passo sarà breve.

L’azione si divide fra l’Africa del 1976 e gli Stati Uniti del 1989, dove il padre di Nancy Jaax è in fin di vita. Scegliere fra dargli l’ultimo saluto e fermare un’epidemia che potrebbe uccidere milioni di persone ha fatto parte delle esperienze della dottoressa Jaax. Nella vita reale, nel libro e nella serie.

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I conflitti fra i coniugi Jaax, il panico dei tecnici di laboratorio, i drammatici ricordi dell'Africa, l'addestramento delle nuove reclute: tutto conduce al momento in cui Nancy annuncia a Rhodes che il guardiano delle scimmie è positivo a Ebola. Pur non mostrando i sintomi che Rhodes e Carter avevano visto in Africa...

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