The Last of Us: dal videogioco alla serie TV

Autore: Silvio Mazzitelli ,
Videogames
9' 20''

Lo scorso 19 giugno è uscito finalmente The Last of Us: Parte 2 in esclusiva per PlayStation 4, uno dei videogiochi più attesi di questa generazione, ma che ha avuto un percorso travagliato prima dell’effettivo arrivo nei negozi. Il gioco, già rinviato una volta, sarebbe dovuto uscire per fine maggio, poi, a causa del Corona Virus, è stato rimandato ulteriormente al 19 giugno. Uno dei problemi più grossi che ne hanno preceduto l’uscita è stato un pesante leak con cui sono stati trafugati filmati e informazioni cruciali sulla storia, generando un’ondata di malcontento tra il popolo di Internet per presunte strumentazioni politiche della storia a favore di tematiche LGBT e altre assurdità (fatte circolare da gente che aveva deciso di denigrare il titolo ancor prima di toccarlo con mano propria).

Ora, dopo la sua uscita e dopo averlo visto nella sua interezza, possiamo dire che non c’è niente di più falso in queste affermazioni, e che The Last of Us Parte 2 ha dimostrato, grazie all’amore sia del pubblico che della critica (4 milioni di copie vendute in tre giorni, l’esclusiva Sony più venduta di sempre), che è un videogioco non solo in grado di cambiare il modo di narrare storie nell’ambiente videoludico, ma che in futuro sarà in grado di influenzare anche il mondo del cinema.

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Non a caso HBO e l’ideatore e sceneggiatore dell’acclamata serie TV Chernobyl, Craig Mazin, hanno voluto fortemente trasformare The Last of Us in una serie TV alla cui realizzazione parteciperà attivamente, in qualità di sceneggiatore, anche Neil Druckmann, il direttore della saga videoludica.

Se non conoscete ancora il mondo di The Last of Us, creato dai talentuosi sviluppatori di Naughty Dog, vi raccontiamo perché vale davvero la pena giocare a questo secondo capitolo (e ovviamente anche al primo, se non l’avete già fatto).

Indice:

La trama

La storia del primo The Last of Us prendeva avvio nel 2013 (anno in cui era effettivamente uscito il titolo), nel momento dello scoppio di un’epidemia globale causata da un fungo chiamato Cordyceps, in grado di infettare gli ospiti umani trasformandoli in esseri senza più umanità e dalla elevata aggressività. Non tutti sanno che questo fungo esiste davvero e si insinua realmente nel sistema nervoso delle sue vittime controllandole, ma per fortuna è pericoloso soltanto per alcuni insetti come formiche e ragni. Nel gioco, gli infetti con il passare del tempo divengono dei veri e propri mostri, rivestiti di una corazza fungosa che ne copre il volto rendendoli ciechi, ma dotati di una forza fisica e di una resistenza maggiori di quelle dell’essere umano medio.

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20 anni dopo il mondo è nel caos. I pochi umani rimasti si uccidono a vicenda per le poche risorse disponibili e in molte città si sono formati gruppi militari che controllano la popolazione con il pugno di ferro. Il pensiero di tutti è teso alla propria sopravvivenza, a scapito di quella degli altri. Incontriamo Joel, un padre di famiglia che ha perso la figlia durante lo scoppio dell’epidemia e che in questo futuro distopico vive facendo il contrabbandiere. Un giorno gli viene chiesto di portare una bambina di 14 anni, chiamata Ellie, fuori da Boston per consegnarla alle Luci, un gruppo di resistenza contro l’esercito. Durante il viaggio, Joel ed Ellie si affezioneranno l'uno all'altra e l'uomo si prenderà a cuore il destino della ragazzina come se fosse sua figlia. Qui la conclusione con spoiler, attenzione se non avete ancora finito il primo capitolo.

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Show hidden content Nel finale del primo capitolo scopriamo che Ellie è immune all’infezione e questo fattore può essere studiato e sfruttato dall’equipe medica delle Luci per creare un vaccino, ma l’operazione ucciderebbe la ragazza. Joel, saputo questo, decide di salvarla a tutti i costi uccidendo chiunque intralci il suo cammino e fuggendo con un’incosciente Ellie che fin dall'inizio era all’oscuro del suo presunto destino. Nella storica ed emozionante sequenza finale, Joel mentirà a Ellie dicendole che in realtà non era possibile creare un vaccino, conscio che per amore verso quella che ormai considera come una figlia ha probabilmente sottratto all'umanità l’unica speranza.

In The Last of Us: Parte 2 sono passati 4 anni dalla fine del primo gioco. Joel ed Ellie si sono stabiliti nella cittadina di Jackson, comunità gestita dal fratello di Joel, Tommy, e dalla moglie di quest’ultimo, Maria. Ellie è in un periodo turbolento della sua vita per via dei primi amori: da poco sembra aver intrecciato una relazione con una ragazza del posto chiamata Dina. Un fatto tremendo però sconvolge la sua vita e presto la giovane si troverà a mettere da parte il suo stile di vita tranquillo per cercare vendetta recandosi a Seattle. Qui inizierà una spietata caccia a coloro che le hanno sottratto un pezzo importante della sua vita. Ben presto Ellie finirà in una spirale di violenza e sete di vendetta dal forte impatto emozionale, che coinvolgerà come uno tsunami anche il giocatore, che vive con lei l’avventura.

Perché giocare a The Last of Us: Parte 2

The Last of Us: Parte 2 è un gioco che dovrebbe giocare chiunque, non solo chi ama il mondo dei videogiochi, per via della sua incredibile analisi dello spettro delle emozioni umane, amplificata dall’interattività tipica del medium videoludico. La struggente storia di vendetta in cui accompagneremo Ellie sembra partire nel modo più classico possibile, ma andando avanti ci si renderà conto che in realtà lo scopo è un altro rispetto al semplice regolamento di conti. Gli sviluppatori di Naughty Dog coraggiosamente vogliono toccare corde che nessun'altra storia simile ha mai provato ad affrontare, almeno nel mondo videoludico.

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Non c’è una morale unica o un insegnamento preciso che il titolo voglia veicolare. Come detto da Neil Druckmann, director di The Last of Us: Parte 2, qualsiasi sia l’interpretazione che i giocatori vorranno dare alla storia sarà corretta. I motivi di queste affermazioni sono semplici: il titolo parla alle emozioni presenti in ognuno di noi e queste sono diverse a seconda del singolo individuo. Ogni persona che giocherà a The Last of Us: Parte 2 ne potrà trarre qualcosa di unico, diverso rispetto a un’altra, e questo è uno degli aspetti più incredibili e significativi dell’esperienza narrativa creata da Naughty Dog.

La violenza presente nel titolo sarà tanta, ma mai presentata in modo gratuito. Questa è sempre giustificata dalle situazioni e da un mondo dove la moralità è ormai quasi scomparsa e dove la maggior parte degli uomini pensa soltanto alla propria sopravvivenza. Spesso saremo costretti a compiere azioni che non ci piacciono affatto e a vederne poi le conseguenze, che ci colpiranno come un pugno nello stomaco. Per quanto The Last of Us: Parte 2 presenti un gameplay molto divertente e profondo, evoluzione diretta del primo capitolo, non è questo il motivo principale che spinge a giocarlo.

Il titolo non sarà sempre un’esperienza piacevole, anzi: spesso ci sentiremo impotenti, arrabbiati e saremo colpiti al cuore dagli eventi che si svolgono davanti ai nostri occhi. Questo gioco ci farà male, proprio perché condivideremo un cammino di violenza e vendetta con Ellie, e soffriremo nel vedere le decisioni prese dall’ormai donna nella sua irremovibile decisione, ma non ce la sentiremo di abbandonarla e anzi spesso ci ritroveremo a concordare con le sue scelte, anche quando in fondo in fondo sappiamo che non è la cosa migliore, ma le emozioni sono qualcosa che non si può controllare.

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Questi stimoli emotivi, che ci spingeranno a riflettere su argomenti all’apparenza dati per scontati, ma su cui probabilmente non abbiamo mai riflettuto davvero come si deve, sono il motivo per cui questa storia è in grado di catturare chiunque. Quando poi pensiamo di aver visto tutto, il titolo è in grado di sorprenderci ulteriormente mostrandoci un punto di vista diverso, quello di Abby, donna forte e con un passato pieno di dolore di cui non vogliamo dirvi altro. Tale scelta è stata molto coraggiosa da parte di Druckmann e del suo team, consapevoli che questa avrebbe potuto decretare il fallimento del progetto: in realtà riesce a rendere ancor più unica la trama, raccontata nelle oltre 30 ore di gioco del titolo.

The Last of Us: Parte 2 è un viaggio nei meandri più oscuri, e allo stesso tempo in quelli più luminosi, delle emozioni umane, un viaggio che una volta compiuto vi costringerà a lasciarvi un pezzo di cuore, ma che contemporaneamente saprà arricchirvi di un’esperienza unica e difficilmente ripetibile.

Cosa sappiamo della serie TV

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Annunciata lo scorso marzo da HBO insieme a Naughty Dog, la serie TV di The Last of Us ancora non ha una data d’uscita e anche il casting è ancora misterioso. La buona notizia è che Neil Druckmann, ora che il secondo capitolo del gioco è finalmente completato, avrà molto più tempo libero, così da dedicare tutte le sue forze alla realizzazione della sceneggiatura dello show televisivo insieme a Craig Mazin, conclamato sceneggiatore di Chernobyl.

Al momento sappiamo che Johan Renck (Breaking Bad, Chernobyl) sarà regista e produttore esecutivo almeno del primo episodio, mentre la colonna sonora sarà curata da Gustavo Santaolalla, già autore della musica dei due videogiochi della saga. Secondo alcune voci, la messa in onda potrebbe arrivare verso la seconda metà del 2021, ma è ancora presto per dirlo, con tutti i vari intoppi degli ultimi tempi che hanno ritardato anche tantissimi altri lavori.

La storia seguirà le vicende del primo capitolo, con il viaggio di Joel ed Ellie per gli Stati Uniti, mentre dovranno sopravvivere aiutandosi a vicenda contro terribili infetti e i vari predoni che ormai popolano questo futuro distopico. Attualmente è presto per capire se la serie andrà anche oltre, adattando gli eventi della Parte 2 del videogioco, ma le possibilità sono alte; secondo quanto detto dai produttori, in futuro è probabile che si esplori questo mondo ulteriormente, magari con una nuova stagione.

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Mazin, che è anche un grande fan del videogioco, ha assicurato che non ci sarà nessun cambiamento alla personalità e ai tratti caratteristici dei personaggi, così da offrire ai fan della serie un’esperienza quanto più rispettosa possibile del videogioco originale. Certo, la difficoltà maggiore starà nell’adattare una storia che si basa molto sull’interattività del medium videoludico in una serie TV, ma Druckmann ha affermato che sarà una sfida molto interessante ed è fiducioso che insieme a Craig Mazin riuscirà a creare la miglior versione di The Last of Us possibile per una serie TV.

Ancora è presto per parlare di cast, dato che non ci sono ancora nomi. Molti stanno scommettendo su chi saranno gli attori che potrebbero interpretare Joel ed Ellie, e tra questi vi è anche Troy Baker, interprete – via Motion Capture – di Joel nel videogioco. Baker ha affermato che secondo lui Josh Brolin, interprete di Thanos, sarebbe perfetto per il ruolo di Joel, ed effettivamente la figura del famoso attore è molto somigliante a quella del protagonista di The Last of Us.

Non ci resta dunque che attendere novità su quella che probabilmente sarà una delle serie TV più chiacchierate dei prossimi anni. Nel frattempo, se non lo avete ancora fatto, vi consigliamo di recuperare entrambi i capitoli di The Last of Us per vivere una delle migliori esperienze narrative del mondo videoludico contemporaneo.

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