Sette anni. 99 episodi. E il primo dell'ottava stagione sarà l'episodio numero 100.
#The Walking Dead nasce dall'omonimo fumetto di Robert Kirkman, e nasce come una scommessa.
Portare gli zombie in TV? Investire in una serie horror? Sette anni fa, molti produttori avrebbero risposto "Non se ne parla" a entrambe le domande.
Oggi, anche grazie a The Walking Dead, le cose sono cambiate.
Oggi l'horror usato come metafora dell'orrore quotidiano, gli zombie come monito della perdita d'identità e di umanità (George Romero ce lo diceva già negli anni '60) e il genere survival come strumento per scavare dentro a noi stessi sono una realtà che la TV conosce bene.
Oggi American Horror Story e The Walking Dead ci parlano del mondo che ci circonda, decodificandolo tramite le nostre paure, esorcizzandolo attraverso personaggi coraggiosi e determinati che ci dicono quali sono le cose che contano davvero.
Oggi la TV non è più il ripiego di chi non riusciva a sfondare sul grande schermo, né il "giocattolo" di chi poteva permettersi di usarla per sperimentare, magari senza successo. E senza impegno.
The Walking Dead ci ha insegnato a guardare oltre al superficie, a condividere il dilemma morale dei protagonisti e il dramma umano di chi, ogni giorno, deve compiere scelte impossibili.
Le prime sette stagioni della serie - vissute attraverso lo sguardo di #Rick Grimes fin dal primo momento, perché c'è un solo leader - sono il racconto della capacità d'adattamento degli esseri umani, dell'istinto di sopravvivenza, della volontà che ti fa andare avanti quando tutto sembra perduto, della ricerca di quella forza interiore che ci fa compiere dei "miracoli".
Sette stagioni, 99 episodi, un leader, uno sguardo su ogni "tipo" umano in cui possiamo riconoscerci, interrogarci sulle nostre capacità e sulle nostre idee.
Sette stagioni, 99 episodi. E il numero 100 sta arrivando...
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