The Witcher, recensione dei primi 5 episodi della serie Netflix

Autore: Marcello Paolillo ,

Per chi proviene da un certo tipo di fantasy letterario (e non solo), #The Witcher è un nome che non può e non deve passare inosservato. La cosiddetta Saga di Geralt di Rivia è infatti una serie di romanzi e racconti scritta dall'autore polacco Andrzej Sapkowski tra il 1990, il 1999 (con un ultimo libro nel 2013). Parliamo di ben due raccolte di racconti (oltre a una terza fuori stampa) e sei romanzi, tutti incentrati sulle avventure di Geralt di Rivia, un guerriero umano dotato di poteri mutanti il cui compito primario è quello di dare la caccia a mostri e creature ripugnanti che infestano il mondo fantastico senza nome ideato da Sapkowski.

Il fascino dell'opera è tale che il team di sviluppo polacco CD Projekt RED ha ben pensato di trasportare le atmosfere dei romanzi in una saga di videogiochi di successo, il cui ultimo capitolo, The Witcher 3 – Wild Hunt, è riconosciuto all'unanimità come un assoluto capolavoro del genere di appartenenza. Non sorprende quindi scoprire come le avventure di Geralt siano state adocchiate dal colosso dello streaming Netflix, il quale ha voluto dare al pubblico una serie TV dedicata proprio alle vicende dello “strigo”, ispirate però direttamente ai romanzi originali e quindi non al videogame di successo.

Sicuramente, l'idea alla base è quella di cercare di coinvolgere tutti quegli spettatori rimasti orfani de #Il Trono di Spade, la cui ultima stagione non ha incontrato i favori del pubblico (pur trattandosi di una serie destinata a fare la storia del fantasy sul piccolo schermo). Il compito del Geralt di Rivia in carne ed ossa, interpretato dall'attore Henry Cavill (il Superman cinematografico del DC Expanded Universe), è quindi duplice: appagare la fame di lame e sangue di tutti quelli cresciuti a pane e fantasy negli ultimi 8 anni e non deludere allo stesso tempo neppure i fan sfegatati dei romanzi di Sapkowski. Il tutto, con un occhio di riguardo verso chi The Witcher lo ha imparato a conoscere magari solo su console o PC, nella serie di videogiochi omonima.

La recensione dei primi 5 episodi di The Witcher

Ora, dopo aver avuto modo di vedere i primi cinque episodi dello show in anteprima (su otto totali), si arriva a capire molto di un prodotto che sembra sicuramente in grado di ritagliarsi un posto di rilievo tra i fantasy che contano (ma senza esagerare). La storia prende il via mostrandoci Geralt di Rivia, un “witcher” impegnato a guadagnarsi da vivere sterminando mostri e altri orrori vomitati dagli angoli più remoti del continente. Geralt è però un essere umano "potenziato" e dotato di poteri speciali, cosa questa che lo rende il più delle volte un mostro agli occhi del popolo. Nel mentre, l'Impero di Nilfgaard sta iniziando a espandere i suoi territori fino a invadere il vicino Regno di Temeria, cosa questa che spingerà la giovane principessa Cirilla (Freya Allan) a chiedere proprio l'aiuto di Geralt. In un clima di guerra sempre più crescente e sanguinoso, i due incontreranno sul loro cammino anche una potente strega di nome Yennefer (Anya Chalotra).

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Netflix
Un'immagine di Henry Cavill nei panni di Geralt di Rivia

Pur basandosi, come scritto poco sopra, sui libri scritti dall’autore polacco Sapkowski, è impossibile non scorgere nel DNA della serie tracce del videogioco, dalle coreografie dei combattimenti alle inquadrature nel corso dei dialoghi tra i personaggi. Dopotutto, la cosa non sorprende: solo l’ultimo capitolo, The Witcher 3: Wild Hunt, è stato in grado di vendere più di dieci milioni di copie (oltre a ottenere una mole incredibile di premi e riconoscimenti di ogni genere). Sarebbe stato quindi poco furbo non "strizzare l'occhio" alla fanbase, con riferimenti più o meno evidenti. Tuttavia, sono i romanzi il vero fulcro della serie Netflix, tanto che Geralt di Rivia è lo stesso, identico e solitario cacciatore alla ricerca del suo posto nel mondo che abbiamo imparato a conoscere tra le pagine dei libri. Se i primi due episodi partono in medias res, sia per quanto riguarda il ritmo che come resa a schermo, la situazione migliora a partire dal terzo episodio, in grado di dare una spinta al tutto sia dal punto di vista estetico che narrativo. Solo allora la trama inizierà a dipanarsi realmente, tratteggiando i vari personaggi che ruoteranno attorno a Geralt. Tra questi troviamo la regina Calanthe, Eist, Saccoditopo, Tissaia, Fringilla, Sabrina e Renfri, tutti nomi che risuoneranno familiari a chiunque abbia letto anche solo uno dei romanzi di Sapkowski. 

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Il ritmo è quindi piuttosto lento e didascalico, specie nei primi due episodi (chiamati "L'inizio della fine" e "Quattro marchi"), per poi iniziare a prendere una piega ben diversa a partire dal terzo ("Luna traditrice"), anche e soprattutto grazie a una storia che inizierà a mostrare davvero le sue carte e i suoi aspetti più importanti, non tradendo mai quel retrogusto da fantasy “adulto” che ci si aspetterebbe di trovare da un prodotto del genere, dettaglio confermato anche nel quarto e nel quinto episodio ("Banchetti, bastardi e sepolture" e "Desideri incontenibili"). Inoltre, Cavill nei panni di Geralt è assolutamente perfetto, così come i comprimari che incontrerà sul suo cammino. Lo spauracchio della fotocopia di Game of Thrones, ossia di uno show creato solo ed esclusivamente per cavalcare un certo appetito da parte dei fan, è sicuramente esorcizzato. Forse, The Witcher manca però di quella perfezione stilistica e scenografica vista nelle prime stagioni de Il Trono di Spade, così come alcuni dialoghi (presi di peso dai romanzi) creeranno alcuni tempi morti fin troppo evidenti e che porteranno inevitabilmente allo sbadiglio.

Si tratta tuttavia di difetti non così gravi e che non precludono in alcun modo la portata di un'opera che, ne siamo certi, tenderà a crescere esponenzialmente negli episodi successivi (e, perché no, anche nella seconda stagione).

Verdetto finale sui primi 5 episodi di The Witcher

Pur non stravolgendo il canovaccio fantasy imposto da Il Trono di Spade, i primi episodi della prima stagione di The Witcher riescono a essere fedelissimi alla controparte cartacea a cura di Andrzej Sapkowski, senza negare qualche omaggio anche chi Geralt ha imparato ad amarlo solo ed esclusivamente nella serie di videogiochi prodotta e sviluppata da CD Projekt RED. La speranza è che l'odissea del witcher e la guerra contro l'Impero di Nilfgaard si mantengano sempre a un livello superiore alla media.

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VOTO: 8/10

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