Thelma, la recensione: Trier racconta la Norvegia sospesa tra desiderio e religione

Autore: Elisa Giudici ,

È stato salutato come il Carrie - Lo sguardo di Satana del Nuovo Millennio, il film cult di Brian De Palma che portò su grande schermo uno dei romanzi più convincenti del primo Stephen King. In effetti tra la pellicola horror del 1976 e la nuova prova del regista norvegese più amato del momento esistono parecchie affinità. Quei nomi femminili che danno il titolo ai film nascondono due storie di giovani donne che vivono con assoluto protagonismo un risveglio dei sensi tardivo e travolgente, che sconfina ora nel mistico, ora nel sovrannaturale. 

La distanza formale e stilistica però racconta molto bene cosa sia cambiato in 40 anni di cinema. Laddove Carrie è un ottimo esempio del piglio duro, violento, estremo e talvolta politico con cui il cinema degli anni '70 affrontava anche un "semplice" film horror, Thelma è un sunto di minimalismo ed eleganza, dai toni sommessi e dalle linee pulite.

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Teodora
Thelma all'Opera
Eili Harboe dà un'ottima prova nei panni dell'inquieta Thelma

La sensualità e l'erotismo non sono meno travolgenti, ma il come vengono narrati segna un deciso cambio di passo rispetto al passato: nel 2017 il punto di vista è più chiaramente femminile, con una Thelma che passa dal subire gli strani eventi che le capitano attorno al dominare i misteriosi poteri che si risvegliano in lei. 

Trier e Vogt

Se Thelma è per impostazione ed estetica una creatura del regista dell'acclamato Segreti di famiglia, non bisogna però dimenticare che un altro nome importante della cinematografia norvegese contemporanea ci ha messo lo zampino in fase di scrittura. La pellicola infatti vede rinnovarsi la collaborazione tra Trier e lo sceneggiatore (a sua volta regista) Eskil Vogt; un nome forse meno inflazionato di quello del connazionale, ma altrettanto interessante e cruciale per le sorti del cinema autoriale norvegese. 

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Teodora film
La famiglia di Thelma
Nella casa di Thelma regna l'ortodossia religiosa

Dalla collaborazione tra i due è nato lo spunto geniale da cui prende il via un film, che indaga le due anime contraddittorie che convivono in un paese peculiare come la Norvegia. Da una parte c'è Oslo, il grande centro urbano plasmato dalle costruzioni umane e ammantato da un fiero laicismo, dove i giovani bevono, si divertono e negano l'esistenza di Dio con disinvoltura. Dall'altra ci sono un'infinità di casette sperdute nelle regioni più innevate e selvagge della nazione, all'interno di cui si consumano drammi familiari isolati e ancor più intimi. 

In una di queste case a ridosso di un grande lago e sommersa di neve è cresciuta la giovane Thelma, circondata dall'affetto e dalla severità dei suoi genitori cristiani. Sbarcata in città per studiare biologica all'università, Thelma dapprima resiste alle spinte trasgressive dei suoi coetanei, che le appaiono stupidi e conformisti. Tutto cambierà quando incontrerà Anya, una studentessa bellissima e gentile, capace di sgretolare a poco a poco l'isolamento in cui Thelma trascorre le sue giornate. Nonostante il controllo quasi ossessivo per mezzo telefonico dei genitori, Thelma comincerà a testare la sua indipendenza e ad affezionarsi sempre più ad Anya. 

Plasmando la realtà

È proprio durante il primo, casuale incontro con Anya che Thelma sperimenterà una violentissima crisi convulsiva. Preoccupata dell'insorgere di una forma di epilessia, la ragazza scoprirà poco a poco che questo disturbo si spinge molto più in là del territorio medico e che ha a che fare con la sua fanciullezza, con alcuni eventi che non ricorda e che le sono stati taciuti dal padre e dalla madre inferma. Lo spettatore scoprirà a poco a poco insieme a Thelma tutta la verità riguardante il suo passato e l'esatta dimensione del suo "disturbo". Anticipare di più sarebbe uno spoiler bello e buono, ma a film concluso si capisce perché Trier abbia voluto accomunare una certa recrudescenza religiosa ortodossa che si sta sviluppando nel suo laicissimo paese con un periodo storico ben preciso in cui la Chiesa perseguitava proprio le donne. 

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Salutato come una tenera pellicola che mette al centro l'affetto tra due donne e ritrae un omoerotismo soffuso, Thelma più che delicato sembra proprio privo di verve. Non è privo di fascino, beninteso, ma la sua allure sembra derivare più dai volti inquieti delle brave protagoniste Eili Harboe e Kaya Wilkins che dalla sua capacità di sviluppare lo spunto di partenza. Il tono minimale e soffuso con cui sviluppa tematiche che il cinema in passato ha affrontato con un piglio ben più esplicito e sensuale potrebbe essere anche un'interessante novità. Purtroppo però il film risulta più che altro sciapo. 

Theodora
Una scena di Thelma
Le due protagoniste di Thelma sono le vere artefici del fascino del film

La magnitudo crescente del potere di Thelma non aumenta né il ritmo né la forza di un film che nelle intenzioni e nella storia sembra più abbozzato che definito. Talvolta appare apertamente poco interessato alle ricadute (quelle sì perverse e affascinanti) delle sue svolte narrative, limitandosi a tenere per mano le protagoniste e osservarne affettuosamente la storia d'amore. Per quanto possa essere apprezzabile un queer movie al femminile che non ricada in una certa morbosità figlia del male gaze, siamo davvero sicuri che Thelma racconti una storia d'amore? La più grande rivelazione del film - che rende ancor più misterioso il personaggio già informe di Anya - si spinge audacemente nel territorio del libero arbitrio e delle fantasie di potere e controllo adolescenziali, fermandosi bruscamente prima ancora di formulare non dico una risposta, ma almeno una domanda ben articolata. 

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Anche il look raffinato del film finisce per sembrare un po' vuoto, con un Cinemascope che incide poco a livello visivo e con una generale mancanza d'audacia che lascia scorrere via tutto il potenziale di partenza, senza colpo ferire. Non ci si può che chiedere cosa ne sarebbe venuto fuori se uno spunto simile fosse arrivato nelle mani di registi come Paul Verhoeven, Oliver Assayas o François Ozon, che di certo hanno un approccio più tradizionale, ma che di audacia non difettano davvero mai. 

Thelma è nelle sale italiane dal 21 giugno 2018.

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Commento

cpop.it

65

Trier indaga il desiderio carnale e la recrudescenza religiosa in Norvegia partendo da un'idea esplosiva, sviluppata però senza verve e audacia. Thelma è troppo educato e talvolta trascurato.

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