Ultima Thule, il corpo celeste più lontano dalla Terra mai scoperto

Autore: Danilo Abate ,

Ultima Thule, corpo celeste più lontano mai esplorato dall’uomo, è stato scovato il 1° gennaio di quest'anno da New Horizons, sonda spaziale messa a punto dalla NASA per esplorare Plutone e il suo satellite Caronte.

Per riuscire nell’impresa, New Horizons è arrivata fino ai confini del sistema solare, sorvolandolo da una distanza di 3.500 chilometri, ma il dato più curioso ottenuto dalle prime immagini in alta definizione riguarda la forma di Ultima Thule, che ricorda moltissimo quella di un pupazzo di neve.

NASA/JHUAPL/Southwest Research Institute, James Tuttle Keane
Le prime foto a colori di Ultima Thule
Alcune foto a colori del corpo celeste a forma di pupazzo di neve

Avete capito bene, il corpo celeste in questione, lungo circa 32 chilometri e largo 16 chilometri, situato nella fascia di Edgeworth-Kuiper (regione del sistema solare simile alla fascia principale degli asteroidi, ma con un'estensione 20 volte maggiore), somiglia incredibilmente a un vero e proprio pupazzo di neve spaziale, probabilmente risultato della fusione di due corpi celesti preesistenti.

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Stando agli esperti del settore, Ultima Thule può definirsi come un corpo celeste ghiacciato (la cui forma di pupazzo di neve dunque calza ancor più a pennello), distante 6.4 miliardi di chilometri dal nostro pianeta, e ruota intorno al proprio asse ogni 15 ore circa.

Qualcuno in rete si è divertito a paragonare la forma di Ultima Thule a quella di BB-8, droide della saga di Star Wars apparso per la prima volta in Star Wars: Il risveglio della Forza.

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In ogni caso, l'astronomo Olivier Hainaut dell’Osservatorio Europeo Australe ha parlato di come Ultima Thule si sia mantenuto “inalterato nel tempo”:

Dalla sua orbita e dal colore, possiamo evincere che il corpo celeste Ultima Thule si è mantenuto perfettamente integro, e non ha subito alcuna modificazione dal momento in cui è ‘venuto alla luce’, non avendo mai avuto contatto con fonti di disturbo d’ogni sorta.

Ricordiamo infatti che nella fascia di Edgeworth-Kuiper la materia è formata perlopiù da molecole congelate di metano, ammoniaca e acqua, e dunque i corpi celesti che si trovano in tale remota regione dell’Universo possono tranquillamente considerarsi “fossili del sistema solare”, in grado magari di fornirci preziose informazioni sulle origini del sistema stesso.

Non dimentichiamo inoltre che la sonda New Horizons, spedita nello spazio il 19 gennaio di quasi 13 anni fa, a una velocità di oltre 58mila chilometri orari, ha permesso di osservare a distanza ravvicinata Plutone nel 2015.

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E voi che ne pensate? Affascinati dal lontanissimo corpo celeste a forma di pupazzo di neve?

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