Van Damme smonta i miti che lo circondano (e spiega perché lasciò Predator)

Autore: Emanuele Zambon ,

Jean-Claude Van Damme si è costruito negli anni una fama di personaggio fuori dalle righe. Un tipo eccentrico, imprevedibile, sul set così come nella vita di tutti i giorni. Lo scorso anno avevano suscitato scalpore le dichiarazioni di Steven E. de Souza, regista di Street Fighter - Sfida finale, nelle quali JCVD veniva descritto "strafatto di coca" sul set dell'adattamento cinematografico del celebre videogame.

Nel 2017, invece, The Hollywood Reporter aveva fatto luce sul complicato inizio di carriera dell'attore, più precisamente sulla sua tormentata partecipazione ad un cult dell'azione anni '80: Predator.

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Sempre THR ha offerto all'attore belga la possibilità di dire la sua su come andarono effettivamente le cose sul set del film di John McTiernan. I retroscena dell'abbandono di Van Damme a inizio riprese dell'action con Schwarzenegger fanno parte di una lunga intervista in cui la star della arti marziali ha confermato oppure smentito alcune leggende metropolitane legate alla propria carriera (e vita privata).

20th Century Fox / Imgur
Van Damme sul set di Predator

Uno Jean-Claude Van Damme agli esordi, come molti sapranno, venne ingaggiato inizialmente per impersonare, dall'interno di un ingombrante costume, il cacciatore extra-terrestre di Predator. L'attore venne sostituito dopo qualche settimana di riprese da Kevin Peter Hall. Sul motivo della cacciata di Van Damme sono circolate negli anni diversi rumors e, circa due anni fa, The Hollywood Reporter ha realizzato un reportage in cui venivano indicate addirittura sei diverse ragioni per la rottura tra Van Damme e la produzione, dalla statura dell'attore (ritenuto troppo basso per essere un villain che incutesse timore) alle frizioni tra questi e il produttore Joel Silver.

Ora Van Damme, intervistato da THR, ha offerto la sua versione della vicenda. Ecco come andarono realmente le cose (sempre secondo il Van Damme pensiero):

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Dovevano realizzare un calco della mia testa e mi fecero colare addosso del liquame bollente. Avevo un amico accanto e gli dissi: "Non credo che ce la farò". Venni ingaggiato per impersonare il Predator, ma il costume dell'alieno mi procurò problemi respiratori, diventava sempre più soffocante. E questo fu solo l'inizio dei miei problemi. Per il calco, mi ficcarono in bocca un tubo per respirare e rimasi immerso in quello stampo per almeno 20 minuti. Mi dissero: "Se senti di non riuscire più a respirare, fai un cenno e te lo togliamo". Volevano che lo tenessi ancora per 5 minuti ma non ci riuscii. Faceva davvero caldo in Messico e io sudavo in modo incredibile dentro quel costume a differenza degli altri che giravano a torso nudo. Fu atroce.

I problemi respiratori e di sopportazione del caldo non furono gli unici ostacoli alla performance dell'icona action oggi 58enne. Come lui stesso ricorda, la prima versione del costume prevedeva dei trampoli su cui doveva salire ed eseguire acrobazie, ritenute a suo dire troppo rischiose:

Avevo i piedi bloccati in questi calchi. Quando [il produttore] Joel [Silver] mi chiese di saltare, sapevo che sarebbe finita male. Gli dissi: "Questo è impossibile, Joel. Penso che avremo un problema". Così lui mi sostituì. Ma al tizio che prese il mio posto accadde un infortunio grave sul set, così decisero di realizzare un costume più sicuro.

Senza esclusione di colpi, il successo di Van Damme

Van Damme, oggi impegnato nella promozione del suo ultimo film, We Die Young, in cui interpreta il ruolo di un veterano che aiuta un ragazzo a non rovinarsi la vita entrando in una gang criminale, si dice felice di aver dato retta al proprio istinto, mollando il ruolo in Predator. Non a caso, di lì a poco sarebbe diventato una star internazionale grazie al cult Senza esclusione di colpi. Un film che però incontrò all'inizio diverse difficoltà, ricordate dall'attore:

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Il film sembrava davvero una merda. Lo sceneggiatore Sheldon Lettich, in preda al panico, mi pregò di tornare dalla Thailandia, dove stavo girano Kickboxer. Una volta rientrato negli States, vidi il montato e scoppiai a piangere. Pregai allora il produttore Menahem Golan di far rimontare il film. Assieme a Lettich e al montatore Carl Kress presentammo un taglio del film più convincente. Golan, temendo un disastro, stava meditando di far uscire il film direttamente in VHS ma acconsentì ad uno screening test a New York. Le reazioni positive al film cambiarono il destino mio e di Senza esclusione di colpi.

Le stranezze di Van Damme sul set di Street Fighter - Sfida finale

Universal Pictures
Van Damme in una scena di Street Fighter - Sfida finale

L'attore ha poi confermato alcune leggende metropolitane riguardanti la propria figura: sì, ha fatto davvero da buttafuori nel locale di Chuck Norris a Long Beach (allenandosi con lui 3 volte alla settimana) e ha davvero interrotto una scena molto elaborata di Street Fighter - Sfida finale gridando "taglia!" e suscitando l'ira del regista de Souza: "Non ricordo con precisione, ma è da me fare una cosa del genere, perché se al ciak sento che qualcosa non va, pensò che poi la scena non risulterebbe credibile. Quindi meglio abortire".

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Van Damme ha poi fatto chiarezza sulle voci riguardanti il suo mancato coinvolgimento ne I mercenari di Sylvester Stallone: "Non è vero che avrei detestato perdere un duello con Jet Li, ero solo troppo impegnato in un altro film". L'attore, comunque, ha successivamente impersonato il villain nel sequel del film di Sly.

Van Damme e quella volta della rissa sfiorata con Putin

Infine, JCVD, ha parlato di quella volta che, complice un fraintendimento, ha quasi sfiorato una rissa (anche se sarebbe più corretto dire che è stato ad un passo dall'essere massacrato) con l'entourage di Vladimir Putin:

Arrivai in una sala abbigliato in modo casual. Ho sempre con me un beauty-case contenente il burro di cacao, il filo interdentale e altre robe. Ce l'avevo anche quel giorno e lo misi sotto la sedia. Alla fine, Putin fece il suo ingresso nell’auditorium, circondato da dozzine di addetti alla sicurezza. Erano tutti in piedi - la gente lo ama in Russia - così mi alzai anche io. Mi sentivo in imbarazzo per il mio outfit sportivo rispetto a Putin che sfoggiava un abito elegante impeccabile. Mi scusai per l'abbigliamento ma lui, per tutta risposta, si tolse la giacca e si rimboccò le maniche per mettermi a mio agio. Fu fantastico, per un po’… poi mi allontanai per prendere la mia borsa sotto la sedia, ma non feci in tempo a raggiungerla che mi ritrovai circondato da 20 ragazzi della security. Pensavano avessi con me una pistola. Sai, sono davvero rapidi.

L'attore, dopo aver rievocato la propria carriera e aver sviscerato alcuni aneddoti sulla sua vita privata, si è congedato confessando di aver avuto "alti e bassi" ma di sentirsi comunque soddisfatto di quanto fatto fin qui a livello professionale. 

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