Veloce come il vento: la spiegazione del finale del film

Autore: Alice Grisa ,

Veloce come il vento è un film del 2016 diretto da Matteo Rovere con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis. Ambientato nella Motor Valley italiana, l’Emilia-Romagna, trae spunto della storia vera del pilota Carlo Caponi per raccontare uno spaccato della provincia “motorizzata” e il riavvicinamento tra tre fratelli.

Alla morte del padre, la 17enne Giulia De Martino, pilota GT con un fratellino di nome Nico, ritrova il fratello maggiore Loris, a sua volta ex pilota ormai lontano dalle gare e sprofondato nel baratro della depressione e della tossicodipendenza.

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I due ragazzi minorenni vengono affidati a Loris che, dopo i problemi iniziali, comincia ad appassionarsi al futuro luminoso di Giulia e decide di allenarla per l’Italian Race, una gara che potrebbe risolvere i loro problemi economici ed evitare uno sfratto.

Il finale è una celebrazione dell’affetto familiare e della voglia di vincere e riscattarsi, catalizzata da uno sport adrenalinico e pericoloso come quello delle gare automobilistiche.

Il finale di Veloce come il vento

Giulia, nonostante i massacranti allenamenti, non potrà partecipare all’Italian Race: per difendere il fratello da una rissa, ha subito un incidente che l’ha lasciata infortunata e malconcia. I ragazzi perdono la casa e Giulia litiga con Loris, che, ormai in una nuova condizione mentale, complice la sua vecchia Peugeot 205 Turbo 16 ereditata dal padre e consegnata dal fidato Tonino (grande amico del genitore scomparso), decide di partecipare lui all’Italian Race, che ha luogo a Matera.

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Per la competizione Loris deve rievocare tutta la propria abilità di pilota (ormai sul viale del tramonto). Concentrato e allenato, per la prima volta dopo tanto tempo lucido e appassionato a qualcosa, l’uomo partecipa alla gara e riesce a vincerla, ma subito dopo l’arrivo ha un incidente e sbatte contro un muro a pochi metri dal proprio trionfo.

Loris è morto?

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Non è morto. Lo scopriamo nelle scene successive, quando vediamo Giulia andare a recuperare il fratellino, che si trova in affidamento da una famiglia, e insieme a Tonino lo porta al cimitero. Non per andare a portare dei fiori a Loris, sepolto da qualche parte, ma perché il fratello maggiore si è accampato proprio lì, con la sua roulotte, litigando con un gestore che insiste perché abbandoni la radura.

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Giulia e Nico raggiungono Loris che, appena li vede, sembra rifiutare l’incontro. L’uomo entra nella roulotte e chiude la porta ma, proprio quando Giulia sta per andare via, riappare completamente vestito, pronto a spalancare le braccia per stringere la sua famiglia ritrovata.

La spiegazione del finale

Il finale di Veloce come il vento è più che mai concettuale.

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L’anima profonda della Motor Valley, un po’ spregiudicata, un po’ depressa, emerge nella chiusura del cerchio e del nuovo (dis)equilibrio che regola i rapporti tra i fratelli De Martino. 

Caduto nell’abisso della tossicodipendenza e della non-voglia di vivere, Loris si riscatta con il gesto da campione: consapevole di aver rovinato tutto, di aver allenato sua sorella per poi averle compromesso la gara, l’uomo decide di immolarsi, correndo di nuovo per la salvezza della sua famiglia.

È il motore a costituire la linea su cui corre veloce lui, insieme al suo riscatto. È il motore a guidarlo sulla strada del gesto eroico. La macchina, oggetto transizionale che lo porta verso se stesso e la vittoria, preme dentro di lui lanciandolo al di là della meta, troppo oltre, per eccesso di genialità motorizzata e sregolatezza.

Loris si schianta contro un muro e finisce, letteralmente, al cimitero. Poi però si scoprirà che non è morto.

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Nel finale riemerge lo humor "geolocalizzato" che ha accompagnato questa dramedy dall’inizio alla fine.

Loris, da testardo pilota emiliano, non cambierà mai: il suo riscatto non consisterà nel vivere in una casa normale, avere un lavoro normale e fare l’adulto che bada alla famiglia. È vicino ai suoi fratelli in altri modi, più sincopati, più chiaroscurali e allo stesso tempo estremi: Loris preferisce vincere o morire che trascinarsi su una linea stabile.

La sua mancanza di freni che lo ha portato oltre la linea d’arrivo, la sua vita fuori dagli schemi lo attende dopo, al cimitero, dove è sempre pronto a riabbracciare Giulia e Nico.

Allo stesso tempo la maturazione di Giulia, che ha 17 anni, consiste nell’arrivare ad accettare e amare Loris anche se non lo capisce, anche se la irrita e non è il tutore che avrebbe voluto. È un fratello vincente, e se vuole vivere nel parcheggio del cimitero, questo fa parte di lui.

I tre De Martino si trovano dislocati, ma l’abbraccio finale fa intuire la loro unione, diversa dalle consuetudini. Ognuno si trova nella propria vita per caso, e allo stesso modo è chiamato ad assecondare la propria natura. Che sia sulla strada o al cimitero.

01 Distribution
Una scena di Veloce come il vento
Anche Giulia si evolve, proprio come Loris

Nonostante l’epilogo della storia vera del pilota Carlo Caponi – che ora si trova ricoverato in una struttura per persone con patologie psichiche – Matteo Rovere sceglie la vita. E sceglie di chiudere la propria storia con un messaggio di accettazione, trionfo e speranza.

Che ne pensate? Vi è piaciuto questo film?

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