Il video di Emanuele Filiberto per Netflix e le polemiche: 'Era un gioco'

Autore: Silvia Artana ,

Era una trovata pubblicitaria. È diventata una polemica social. I video di Netflix con Emanuele Filiberto di Savoia per promuovere la nuova stagione di The Crown hanno finito per scatenare l'ennesima rissa sul web. 

Se non avete seguito o vi mancano dei pezzi per ricostruire la storia, tutto ha avuto inizio lo scorso giovedì, quando il rampollo di Casa Savoia ha annunciato su Twitter che in serata avrebbe fatto un comunicato agli italiani:

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In momenti di complessità un Paese ha bisogno di una guida stabile. Che porti fiducia e che sia da esempio. Di questo e altro voglio parlare al Paese. Stasera, ore 21 sulle reti Mediaset.

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La forma istituzionale, con tanto di appuntamento in TV, ha confuso molti internauti e anche parecchi addetti ai lavori. Il post del principe è stato bersagliato di commenti indignati e di veri e propri insulti e tutti i maggiori siti di informazione hanno riportato l'esternazione di Emanuele Filiberto, interrogandosi sul suo significato e sulla sua opportunità.

Il climax è stato raggiunto quando l'erede dei Savoia ha fatto il discorso annunciato (non in TV, ma ancora una volta su Twitter):

Buonasera a tutti gli italiani. Ho il dovere di annunciare ufficialmente il ritorno della Famiglia Reale. È tempo di tornare a respirare la tranquillità, la fiducia e l'eleganza di cui abbiamo bisogno oggi più che mai. Guidata da un forte senso del dovere, la Famiglia Reale si pone l'obiettivo di tutelare i cittadini per guardare al futuro con rinnovato ottimismo. Grazie a tutti. I Reali stanno tornando.

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In parecchi sono scivolati sulla "buccia di banana" mediatica e hanno accolto le parole del principe come l'annuncio del ritorno di Casa Savoia sulla scena politica. Inevitabilmente, gridando allo scandalo. La maggior parte ha capito che si trattava di una trovata di marketing (del resto, tra gli hashtag di tutti i post era ben visibile la sigla #adv), ma mostrando titubanza sull'oggetto della pubblicità (c'è chi ha pensato che fosse uno spot per una nuova linea di abbigliamento di Emanuele Filiberto). E infine, qualcuno ha intuito che la clip facesse parte della campagna virale di Netflix per il lancio di The Crown 3.

La conferma è arrivata il giorno seguente, con un nuovo video pubblicato dal principe e un altro condiviso dalla piattaforma di streaming, in cui il rampollo di Casa Savoia canta God Save the Queen (lo trovate in copertina):

Non esiste momento storico più adeguato per annunciare il ritorno della Famiglia Reale. C'è bisogno di stabilità e di una guida autorevole per ritrovare sicurezza. Con un forte senso del dovere, la Corona vuole tutelare i cittadini e guardare al futuro con ottimismo. Inizia una nuova stagione con la Famiglia Reale. Ovviamente, quella inglese.

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Tuttavia, il "chiarimento" non è bastato a spegnere le polemiche. In molti hanno trovato la trovata pubblicitaria inappropriata per molteplici ragioni. E la prima è che Vittorio Emanuele III di Savoia ha firmato le leggi razziali fasciste e di fatto si è reso complice della persecuzione contro gli ebrei (e altre minoranze) durante la II Guerra Mondiale. Ma non solo. Nei giorni della grave emergenza che ha colpito Venezia e in un clima politico e sociale confuso e a rischio deriva estremista e violenta, tanti hanno giudicato la scelta di Netflix di cattivo gusto.

La compagnia di Reed Hastings non è intervenuta sulla vicenda. Invece, a rilasciare un commento è stato Emanuele Filiberto. Come riporta Il Corriere della Sera, mentre era a Vicoforte (Cuneo) per la cerimonia per il 150esimo anniversario della nascita di Vittorio Emanuele III, il principe ha espresso preoccupazione per la reazione suscitata dalla pubblicità di cui è stato protagonista:

Trovo allarmante che un video fatto per giocare abbia avuto tutto questo seguito. Se n'è parlato tantissimo e vedere cosa ha suscitato, nel bene e nel male, dimostra che in Italia c'è un grande disagio politico e sociale. Questo mi rattrista molto, perché gli italiani e l'Italia, meritano, a mio avviso, più di quanto hanno attualmente.

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Di certo, la pubblicità ha raggiunto il suo scopo, all'insegna dell'ormai abusato "non importa come se ne parla, purché se ne parli". Ma fino a dove è lecito spingersi "per giocare"?

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