Vizi e vezzi italiani

Autore: Redazione NoSpoiler ,

Io lo chiamo “effetto Boris”. Mi rendo perfettamente conto che il paragone con il capolavoro di Truffaut, Effetto notte, è un tantino azzardato… Ma spero me lo lascerete passare. In fondo, Boris è tv che parla di tv, così come Effetto notte è cinema che parla di cinema. Quindi, chiudiamo un occhio e concediamoci questa azzardata allusione. Anche perché, se fino a poco tempo fa pensavo succedesse solo a me, ora so che si tratta di un fenomeno contagioso. Quando ho sentito una mia cara amica cantare a squarciagola «Gli occhi del cuore, gli occhi del cuoreeee…» ad una pausa su una fiction italiana durante un sano ciclo di zapping, ho capito di non essere sola.


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L’effetto Boris è questo: dopo aver visto un sufficiente numero di episodi, e aver quindi assistito ad un sufficiente numero di riprese de Gli occhi del cuore 2, il paragone con la vera fiction italiana, o con la maggior parte di essa, è inevitabile. I dialoghi inverosimili, artefatti, pieni di pause “aspirate” nella recitazione (che nessuno, mai, riprodurrebbe in una conversazione nella vita di tutti i giorni), perfino le espressioni basite… Duole dirlo, ma tutto torna. La maggior parte della fiction nostrana è paragonabile ad una sequenza de Gli occhi del cuore 2. Per tutti questi motivi. E non è certo un complimento…


Non per la fiction italiana, intendo, ma per Boris… sì: è un complimento.
La prima regola che ti insegnano quando ti appresti ad affrontare la spinosa questione dei dialoghi in sceneggiatura fa capo ad una sola parola, che i migliori docenti ripetono ai loro studenti fino alla nausea: verosimiglianza. Ti insegnano a scrivere parole che tu stesso pronunceresti trovandoti nei panni dei personaggi, a prescindere dal contesto: che si tratti di un film in costume, di un’avventura fantascientifica o di una commedia, la verosimiglianza resta un obiettivo comune. Nello spazio o sulla Terra. In Italia o all’estero. Nel mondo reale o in quello incantato di un film per ragazzi. Bisogna rendere credibili, fluidi e convincenti tutti i dialoghi.


Cosa che gli sceneggiatori (veri!) di Boris sanno bene. Okay: magari ci scappa qualche parolaccia qua e là, ma se aveste occasione di visitare un set vero, di una soap vera, sentireste di peggio. Ve lo garantisco.
Fate caso alla recitazione del cast di Boris: niente pause aspirate. Niente primi piani intensi sottolineati da musica drammatica ed espressioni basite. Niente di tutto questo. Solo tanta, tanta ironia. E tanta, tanta satira. Della migliore qualità: satira che si fonda su una situazione verosimile, che gli autori di Boris hanno evidentemente conosciuto bene, in prima persona, scegliendo di restituirci tutti quei “vizi” e quei “vezzi” italiani che fanno esclamare ai fans di Boris, di fronte alla fiction nostrana: «Gli occhi del cuore, gli occhi del cuoreeeee…»!

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