X-Men, l'inizio dei cinecomic moderni è stato 20 anni fa

Autore: Mattia Chiappani ,

In questi giorni, vent'anni fa, le sale americane accoglievano un titolo nuovo, destinato a cambiare la storia del cinema, o quantomeno quello popolare. Sto parlando di X-Men, pellicola diretta da Bryan Singer che per la prima volta portò sul grande schermo le storie dei mutanti Marvel, destinata a dare il via a una nuova era per i cinecomic. Rivedendolo oggi, due decenni dopo il suo debutto (avvenuto in ottobre in Italia) si possono vedere le radici di tanto di quello che sarebbe venuto più tardi, oltre che un titolo ancora solido, nonostante tutto.

X-Men, venti anni più tardi

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Creare un film dedicato agli X-Men era e resta un progetto estremamente ambizioso. La mitologia del lato mutante dell'universo Marvel è ampia e profondamente intricata. Ci sono tantissimi personaggi che sono entrati nel cuore degli appassionati, anche grazie alla iconica serie TV animata degli anni '90. Riunire questi personaggi sul grande schermo, dando a ciascuno il giusto spazio e approfondimento, non era certo una missione semplice, anche solo limitandosi ai principali. A questo si aggiunge la difficoltà di creare un prodotto accessibile a chiunque, che non fosse limitato a chi già era fan sfegatato di Wolverine e soci.

Tuttavia, il team di X-Men è riuscito in questa missione impossibile. Ancora oggi risulta un film assolutamente godibile, ricco di momenti emozionanti. Certo, non mancano i problemi, alcuni derivanti da un'estetica profondamente legata a quella dei primi anni 2000 e oggi un po' bizzarra, altri più imputabili alla pellicola stessa. Si pensi ad esempio alla rivalità tra Wolverine e Ciclope, che viene introdotta senza una vera e propria spiegazione, o ad alcune battute kitsch fra cui quella memorabile di Tempesta nello scontro con Toad, entrata nella storia: "Sai cosa succede a un rospo che viene colpito da un fulmine? Quello che succede a ogni altra cosa".

Questo però non ostacola il risultato finale della pellicola. Quel primo scontro tra gli X-Men e la Confraternita dei mutanti malvagi lascia il segno e riesce a portare al cinema personaggi unici, che hanno rilanciato il mito di questi personaggi Marvel, conquistando un pubblico completamente nuovo. Merito anche di uno dei cast più azzeccati della storia del cinema: è difficile immaginare un attore più indicato di Patrick Stewart per il ruolo del Professor X e porlo contro Ian McKellen ha elevato il loro scontro su un piano superiore. E poi James Marsden, Famke Janssen, Halle Berry, Anna Paquin e ovviamente Hugh Jackman come Wolverine. Una scelta quest'ultima estremamente complessa, ma che ha dato vita a uno dei migliori casi della storia di passaggio dalla carta alla celluloide.

La nascita del cinecomic moderno

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X-Men non fu strettamente il primo film tratto dai fumetti, in qualunque modo lo si voglia vedere. Prima del debutto dei mutanti ci sono state le avventure cinematografiche di Batman e Superman e, limitandosi al mondo Marvel, Capitan America, Blade e addirittura Howard il papero. Tuttavia, è qui che si trovano le prime basi concrete per la nascita dell'approccio ai fumetti sul grande schermo che avrebbe fatto la fortuna di tante pellicole arrivate successivamente. E lo si vede anche solo scorrendo l'elenco delle persone coinvolte: tra i produttori del film si trovano figure che saranno fondamentali per questo mondo, come Avi Arad, Lauren Shuler Donner e persino Kevin Feige, molto prima che si mettesse alla guida del Marvel Cinematic Universe.

Non è solo questione di figure coinvolte nel progetto però: nella prima avventura dei mutanti si trovano già alcuni dei concetti che saranno chiave per il futuro del genere. Complice un budget importante ma non esagerato, il film cerca di andare oltre il semplice film d'azione pieno di effetti speciali, concentrandosi sulle relazioni tra i personaggi, un elemento importantissimo per i fumetti dei mutanti. L'esplorazione del rapporto tra Rogue e Logan (o della rivalità tra Magneto e Xavier) guadagna così spazio, ottenendo un'importanza pari a quella della (memorabile) scazzottata tra i due Wolverine nel negozio di souvenir della Statua della Libertà. 

Questo comporta (o deriva da, dipende come si voglia vederlo) un approccio decisamente più concreto alla rappresentazione degli eroi sullo schermo. Gli X-Men rinunciano alle proprie tutine di spandex colorate, abbandonano la strada fallimentare di Batman & Robin orientata alla bizzarria e all'esagerazione, in favore di outfit e un look generale del film molto più realistico. Restano uomini e donne capaci di sparare laser dagli occhi, controllare i fulmini o rialzarsi senza un graffio dopo un volo attraverso il parabrezza, ma ora li vogliamo prendere sul serio. Un'impronta che in qualche modo si può fare risalire ai progetti di Tim Burton dedicati sempre al Cavaliere Oscuro, ma che è da X-Men che diventerà una parte fondamentale del genere.

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Tutto questo non ha solo un significato estetico, ma contribuisce a dare uno spessore diverso ai cinecomics. Da sempre gli X-Men più di altri eroi dei fumetti cercano di raccontare qualcosa sulla nostra società, vista attraverso le lenti della metafora e il film, supportato da questo sguardo realistico al mondo, non ne tradisce lo spirito. Magneto non è un villain che vuole conquistare il mondo per il gusto di farlo, ma perché si sente minacciato, memore degli orrori che ha dovuto subire durante la Seconda Guerra Mondiale. La scelta di aprire il film nei campi di concentramento è sicuramente programmatica e ci fa capire subito che siamo davanti a un prodotto diverso, che va oltre i pugni tra buoni e cattivi (che però non mancano).

Anche nei piccoli dettagli però si vedono anticipazioni di ciò che verrà. Da uno dei primi camei di Stan Lee alla visione di lungo termine con momenti che pongono le basi per gli sviluppi successivi del franchise. Il film è poi pieno di piccoli e grandi riferimenti ai fumetti, con citazioni a personaggi amatissimi come Kitty Pryde o Jubilee, che i fan più appassionati sapranno cogliere in una delle prime cacce agli easter egg dei cinecomics.

Il debutto di X-Men nelle sale fu quindi un passaggio fondamentale per la nascita del fenomeno cinecomics che fu poi solidificato due anni più tardi con l'arrivo dello Spider-Man di Sam Raimi, dando il via alla trasformazione del cinema popolare (e della cultura a 360°) alla riscoperta dei supereroi. È bello a distanza di vent'anni ripensarci e riscoprire le origini di questo grande fenomeno. E tu cosa ne pensi? Quali sono i tuoi ricordi del primo film degli X-Men?

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