Baywatch, la recensione: niente di nuovo oltre i corpi sotto il sole

Autore: Elisa Giudici ,

Se l'intento era catturare la vera essenza di Baywatch, la celebre serie televisiva anni '90 su cui ancor oggi si basa la popolarità di Pamela Anderson e David Hasselhoff, allora forse il remake cinematografico dell'estate 2017 ha raggiunto il suo scopo.

È vero, a quei tempi eravamo tutti molto più ingenui e guardavamo con lo stesso grado di coinvolgimento e divertimento Buffy e Baywatch, Xena e Ally McBeal. Non lo eravamo così tanto da non capire che il seno prosperoso di Pamela Anderson o il pettorale sempre in esposizione di David - i due esponenti più celebri di una schiera di bellissimi ma non proprio bravissimi attori - erano lì proprio per assicurarsi che rimanessimo bravi bravi davanti alla TV, anche quando la situazione si faceva ripetitiva o paradossale. 

Universal Pictures
Baywatch, la recensione del remake cinematografico targato 2017
Facce nuovi, corpi sempre tonici: ecco il cast di Baywatch

La carne al fuoco rimane la stessa, anzi, forse è ancora più scolpita e soda di un tempo, tra bellissime ancora più magre e prosperose (in sprezzo a qualsiasi giustizia genetica) e fustacchioni scolpiti nella roccia e nelle palestre. Non manca nemmeno la leggerezza assoluta e autoironica con cui si affronta la trama davvero ridicola del film: la sexy e malvagia Priyanka Chopra organizza dei loschi traffici sulla spiaggia controllata dai bagnini della Baywatch, capitanati dal prode Dwayne Johnson e dal viziato campione olimpico Zac Efron. Seguono salvataggi roccamboleschi (pochi) e sotto-trame tra l'investigativo e il comico alla American Pie (parecchie).

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Di fondo Baywatch si è aggiornato quel tanto che basta per tornare a fare quello che faceva un quarto di secolo fa: proporre la vita da spiaggia e dei bagnini come una sorta di stile di vita ancor prima che lavorativo, basato su un "pensiero" parecchio vacillante, in cui davvero nessuno si prende troppo sul serio. Insomma, Baywatch è l'incarnazione di quello  che viene affettuosamente o sprezzantemente definito cinema ignorante, che ci racconta cosa è cambiato tra quel decennio e il nostro. 

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Baywatch, la recensione del remake cinematografico targato 2017
Qualche fugace sbirciatina a pacchi e seni prosperosi e tanta ironia a riguardo: questa è la sostanza di cui è fatto Baywatch

Grazie a Zack Snyder l'effetto al rallentatore è rimasto al suo posto, ma è più marcato e consapevole. D'altronde è tutto autoironico e consapevole di sé, fino ad arrivare a livelli meta non indifferenti, vera cifra dei nostri anni all'insegna della citazione e dell'easter egg. Quindi non solo vengono rievocati i più celebri salti degli squali della serie ufficiale e fanno la loro sfavillante comparsa sia Pamela Anderson sia David Hasselhoff (ormai abbonato ai cammei di prestigio), ma non manca spazio per citazioni che riguardano direttamente le carriere degli attori protagonisti, in primis il passato da bravo ragazzo (ormai del tutto perduto in un corpo da Marcantonio) di Zac Efron. 

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Non c'è mai un momento nell'intero film in cui si riesca (o per lo meno si tenti) di essere leggeri ma comunque incisivi, di non trasformare la propria levità narrativa e filosofica in superficialità, vacuità senza sostanza. Insomma, se per una serata al cinema molto goliardica e a cervello spento può anche andare, Baywatch non ci prova nemmeno a spendersi per diventare quantomeno uno scult che venga voglia di rivedere una seconda volta. 

Baywatch sarà nelle sale a partire da domani, 1 giugno 2017. 

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