Edison - L'uomo che illuminò il mondo, la recensione: la rivalità tra due geni è illuminata da un grande regia

Autore: Elisa Giudici ,

È un destino parecchio bizzarro quello di Edison - L'uomo che illuminò il mondo, ultimo residuato dell'era cinematografica Weinstein, finita tra debiti, accuse e infamia. Si può spiegare solo così un film passato un paio di anni fa al Toronto Film Festival e con un cast che vede tra le sue fila stelle di prima grandezza (e un discreto numero di attori di grido del MCU) distribuito come l'ultima delle proposte estive, con il minimo sindacale di battage pubblicitario. In realtà la storia di questo biopic dedicato alla grande sfida statunitense per la conquista dell'energia elettrica è tortuosa sin dai suoi inizi. 

Edison - L'uomo che illuminò il mondo non nasce come film biografico e in costume, bensì come musical teatrale, da un'idea di Michael Mitnick. Dopo rimaneggiamenti infiniti prima alla sceneggiatura, poi in sala di montaggio (si mormora con Weinstein stesso a supervisionare il lavoro dopo il fiasco di Tulip Fever), Edison - L'uomo che illuminò il mondo viene presentato a Toronto e poi congelato allo scoppio dello scandalo che ha travolto la ex Miramax e i suoi dirigenti, dando vita al movimento #MeToo.

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Benedict Cumberbatch nei panni di Edison
Benedict Cumberbatch è stato ancora coinvolto nel progetto come produttore

Pare che si sia tornati a rimettere mano al film sino ad arrivare alla versione che vedremo dal 18 luglio 2019 nelle sale italiane. Difficile a questo punto capire cosa sia una precisa scelta stilistica di chi il film l'ha diretto e prodotto e cosa sia frutto di questa rielaborazione infinita. Quel che è certo è che la storia di due geni moderni come Tesla e Edison non risplende in questo film storico, sin troppo rielaborato e incapace di focalizzarsi sugli elementi davvero importanti. 

Biopic a corrente alternata

Edison - L'uomo che illuminò il mondo dovrebbe raccontare la guerra della corrente elettrica che si scatenò sul finire del 1800 negli Stati Uniti. Edison, Bell, Tesla, Westinghouse sono alcuni dei nomi principali di questa lotta tra genio e capitale, tra scienziati e affaristi, in una corsa contro il tempo per plasmare il panorama elettrico statunitense e mondiale. Il film si apre nel 1880, quando Edison ha già inventato la lampadina e quando le basi teoriche dell'elettricità sono conosciute a tutti gli accademici e ai fisici del mondo.

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Edison e la moglie si baciano in una scena del film
Peccato che il film punti così poco sulle carismatiche mogli dei protagonisti

Il vero dilemma è quale modello utilizzare per la diffusione di questa straordinaria invenzione, destinata a stravolgere il mondo del lavoro e la stessa vita delle persone. Corrente continua o corrente alternata? Entrambe le modalità hanno pregi e difetti. La prima, sostenuta strenuamente da Edison, utilizza voltaggi inferiori e quindi è sicura per l'utilizzatore anche in caso di contatto, ma ha costi molto più alti perché si può diffondere solo su distanze ridotte e con continui interscambi con le centrali elettriche. Con una sola centrale elettrica e un quantitativo di cavi in rame molto più contenuto, la corrente alternata permette all'elettricità di viaggiare per molti più chilometri, servendo intere città distanti tra loro. Il problema è che il suo voltaggio è così alto che rende difficile la costruzione di macchinari per l'industria che riescano ad utilizzarla in sicurezza, per non parlare del pericolo ipotetico mortale che un contatto con una persona potrebbe generare. 

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Quella della corrente elettrica è una storia squisitamente statunitense, che vede per protagonista un Benedict Cumberbatch nei panni di un uomo geniale sì, ma altrettanto problematico, ossessionato dalla fama e dal rendere immortale il proprio nome. Il suo concorrente Westinghouse (interpretato da Michael Shannon) è un inventore meno dotato, ma un affarista più ricco e capace, che intuisce l'errore tattico di Edison nel puntare sul sistema meno economico e performante. Questa competizione raggiunge l'essenza stessa del capitalismo statunitense di inizio secolo: l'ossessione per la fama, lo strapotere del capitale sull'ingegno umano, la forza di un'illazione in un'aula di tribunale, tra gli investitori, sulle pagine dei giornali. 

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Nicholas Hoult nei panni di Tesla
Tesla è il convitato di pietra di un film sin troppo interessato a redimere Edison

Il convitato di pietra è Tesla, lo scienziato croato che fu il vero rivale di Edison, eguagliandolo e forse superandolo in genio. Dentro Edison - L'uomo che illuminò il mondo si nasconde un storia antitetica, esemplare e decisamente meritevole di essere raccontata. Quello di Tesla infatti è uno degli esempi più formidabili del lato oscuro del sogno americano. Ancor più visionario di Edison, l'inventore è uscito sconfitto e quasi dimenticato dal loro testa a testa per questioni che con la scienza c'entrano poco o nulla. Eppure qui Nicholas Hoult nei panni di Tesla è protagonista di appena un paio di scene. Il punto che questo film manca completamente di mostrare è quanto il sogno americano prometta a chiunque di poter far fortuna, salvo poi dare uno straordinario vantaggio a chi ha un passaporto statunitense e un senso degli affari e della menzogna sviluppati. Non vincono i più meritevoli, ma quanti riescono a presentarsi come tali. 

Un talento tra le ceneri di un'epoca

Edison - L'uomo che illuminò il mondo invece punta su Edison (personaggio di per sé parecchio controverso, che al giorno d'oggi si presterebbe bene anche come figura negativa), concentrandosi sul periodo tra le due sue invenzioni più prodigiose: la lampadina e l'antenato della cinepresa. Il film dunque manca di raccontarci il suo genio, giustificando le sue mosse più meschine quasi fosse un eroe tormentato e svantaggiato, comparandolo a un uomo integerrimo come Westinghouse, senza peraltro fuggire il dubbio che anche lui sia più che altro un superbo esempio di imprenditore capitalista che ha saputo forgiare il racconto della sua fortuna in chiave positiva. 

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Tom Holland e Benedict Cumberbatch in una scena del film
Più che il cast stellare, ad essere davvero incisiva è la regia

Se insomma il racconto del film è poco incisivo e persino un po' disonesto - portando avanti quella retorica celebrativa che distorce la realtà divenuta il triste marchio del cinema di Weinstein - a rischiarare una pellicola mediocre e mendace ci pensa una regia strepitosa. Al suo terzo film, Alfonso Gomez-Rejon conferma di avere un talento visivo e compositivo fuori dal comune. Nonostante il continuo rimaneggiamento del suo materiale, Edison - L'uomo che illuminò il mondo colpisce da subito per la sua regia scattante e vivace, capace di rendere al meglio il senso di modernità incalzante che caratterizzò quell'epoca. Non si può che pensare a The Prestige di Christopher Nolan; anche in quel film si fronteggiavano due uomini in una lotta omicida che portava entrambi a tradire la propria morale, senza dimenticare la presenza di Tesla stesso. 

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Il miglior complimento che si può fare a Alfonso Gomez-Rejon è che la sua regia tutta angoli olandesi e fotografia ricercata di Chung Chung-hoon porta il film a un risultato discreto, che forse l'operazione nel complesso nemmeno meritava. Nel paragone secco con il celebre film di Nolan Gomez-Rejon non sfigura, forte di un film dalla grande verve cinematografica e dalla resa storica molto più autentica del block-buster precedente. Se Edison - L'uomo che illuminò il mondo lascia dietro di sé poco o nulla, rimane come testimonianza del talento di un regista di cui sentiremo di certo parlare in futuro: un talento che potrebbe riservare grandi sorprese, una volta che avrà le mani abbastanza libere o un progetto meno sfortunato di questo biopic. 

Commento

cpop.it

60

Una sceneggiatura mediocre affossa l'ultimo residuato dell'era Weinstein, che a sorpresa viene salvato non tanto dalla sua truppa di attoroni, quando dalla splendida regia di Alfonso Gomez-Rejon.

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