La regista lesbica e snob di Finale a sorpresa è il miglior ruolo della carriera di Penélope Cruz

Autore: Elisa Giudici ,

Finale a sorpresa ha un unico difetto: stimola il riso del suo pubblico accarezzando il suo ego, lusingandolo. Il film argentino diretto da Mariano Cohn e Gastón Duprat è quel genere di pellicola che ti fa ridere sì, ma sotto sotto vuole anche farti sentire intelligente nel farlo. Un peccato da poco di fronte a un film che raffina all’ennesima potenza l’ossessione di Duprat per il racconto delle meschine e delle piccolezze che nasconde il mondo “alto” della cultura.

Dopo aver smitizzato il premio Nobel in Il cittadino illustre (2016) e dopo aver demolito l’aura mistica del mondo dell’arte contemporanea con Il mio capolavoro (2018), il duo di registi rivolge la propria attenzione al mondo del cinema autoriale, senza fare sconti. Finale a sorpresa infatti è un film delizioso nella sua cattiveria, che non si risparmia mai quando ci sono da mostrare vanità e debolezze di attori e registi. A renderlo ancora più stuzzicante è la consapevolezza che alcune delle situazioni più incredibili sono state ispirate dalle precedenti esperienze sul set dei protagonisti.

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La trama di Finale a sorpresa

Un imprenditore ossessionato dal rendere immortale il proprio nome decide di finanziare la produzione di un film tratto da un famoso romanzo premio Nobel. Per farlo assolda una delle cineaste più osannate, la volitiva Lola Cuevas (Penélope Cruz). La regista vuole portare su schermo la drammatica storia di amore e odio tra due fratelli facendo recitare fianco a fianco due attori agli antipodi, tra cui scorre una naturale tensione.

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Félix Rivero (Antonio Banderas) è un idolo del cinema commerciale, sexy e ricco, che cerca un ruolo di spessore che dia credibilità alla sua carriera. Al contrario Iván Torre (Oscar Martínez) è uno stimatissimo attore di grande caratura e impegno politico, che sotto sotto nasconde una vanità non inferiore a quella del collega.

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Finale a sorpresa racconta le settimane preparatorie prima delle riprese del film in cui l’ego smisurato dei tre protagonisti e le tecniche strambe di Lola rivelano tutte le meschinità e le vanità del trio impegnato nel progetto.

Deliziosamente cattivo e irresistibile

Presentato alla Mostra cinematografica di Venezia nel 2021, Finale a sorpresa raggiunge un punto di equilibrio che era sempre mancato ai pur notevoli film precedenti di Duprat e socio. Nel raccontare le meschinità del mondo della cultura che “se la crede”, Duprat finiva sempre per cadere nella stessa esaltazione di sé che imputava ai protagonisti dei suoi film.

Finale a sorpresa forse è più semplice dei suoi predecessori, ma ha la grande qualità di abbinare i suoi affondi più cattivi con una leggerezza che finora era mancata. Rimaniamo nel territorio del cinema autoriale, ma vuoi per il trio strepitoso di protagonisti (alcuni dei volti più glamour, sexy e osannati del cinema in lingua spagnola) vuoi per la tematica più popolare e pop del cinema, il film risulta infinitamente più digeribile dei suoi predecessori, adatto al pubblico che non conosce questo regista ma è incuriosito dal mondo delle star e dal dietro le quinte del cinema.

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A rendere più appetibile la pellicola è anche il trio strepitoso di protagonisti, che regalano una delle performance di gruppo migliori dell’annata. Difficile dire chi sia più bravo, impossibile capire chi si diverta di più. S’intuisce che Cruz, Banderas e Martinez hanno visto coi loro occhi situazioni paradossali come quelle narrate nel film e il loro divertimento nel rimetterle in scena aumenta la verve comica del film, arricchito da innumerovoli spunti forniti dai tre agli sceneggiatori e registi.

Lola è un ruolo rischioso ma vincente per Penélope Cruz

Pellicola che è anche esteticamente davvero memorabile; girata in pochi ma studiatissimi interni di design, con costumi e location che danno una sensazione di lusso ed esclusività studiati, mai scontati.

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Quest’anno Penélope Cruz ha conquistato la sua prima, storica nomination agli Oscar per il suo ruolo di madre coraggiosa in Madres Parallelas di Pedro Almodóvar. Questa interpretazione è però superiore, perché lontana dai ruoli a lei abituali, più rischiosa e chiaroscura, ma gestita con grande carisma e carattere dall’attrice.

Nei panni di Lola, incorniciata dall’enorme parrucca di ricchi, riesce a primeggiare nonostante sia affiancata da due grandissimi colleghi. Il ruolo di Lola tira fuori la sua naturale bellezza in maniera sofisticata e grintosa, regalando un personaggio così magnetico nella sua intensità e nelle sue ridicole contraddizioni da rendere impossibile staccarle gli occhi di dosso.

Commento

cpop.it

86

Una commedia imperdibile sui peccati di vanità del mondo del cinema impegnato: vale la visione solo per la strepitosa performance dei tre protagonisti.

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