Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin Recensione: Chaos ovunque

Autore: Silvio Mazzitelli ,
Videogames
8' 38''

Quest’anno ricorre l’anniversario dei 35 anni dall’uscita del primissimo Final Fantasy, saga di RPG giapponesi creata da Hironobu Sakaguchi per l’allora Squaresoft. Nel corso del tempo questa serie è diventata una delle più amate nel mondo dei videogiochi e presenta fan in tutto il mondo. Square Enix ovviamente tende sempre a festeggiare queste ricorrenze, e per l’occasione ha voluto creare qualcosa di originale, collaborando insieme al Team Ninja, autori di grandi classici come Dead or Alive, Dynasty Warriors e Nioh, per dare vita a Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, una storia ambientata proprio nel mondo del primissimo capitolo della saga, ma senza creare un vero e proprio remake o reboot, ma facendo qualcosa di diverso. La cosa più evidente è però il nuovo gameplay, che si allontana dai canoni della serie per proporre un ibrido con un action RPG in stile soulslike. L’esperimento pensato da Square Enix e creato dal Team Ninja sarà riuscito nel suo intento?

Chaos deve morire

La storia di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin inizia con il nostro protagonista, Jack, che si risveglia nei pressi della città di Cornelia. Non si capisce molto di chi sia l’uomo e sembra che nemmeno lui ne sappia molto, ma una cosa è certa Jack sente dentro sé stesso il bisogno di uccidere Chaos, entità oscura e malvagia di cui in realtà non si sa nulla, nemmeno se esista effettivamente. Jack va dal re di Cornelia e lo convince della sua missione ottenendo il suo appoggio senza un reale motivo, dato che non può neanche provare l’esistenza di Chaos. Subito dopo incontra Ash e Jed, altri due possessori di cristalli come lui che gli dicono che anche la loro missione è trovare e distruggere Chaos. Il gruppo quindi inizia il suo viaggio alla ricerca dell’acerrimo nemico.

Il problema di tutto quello che vi ho appena raccontato è che: non solo si prende troppo sul serio, ma lo fa in modo molto esilarante. Jack è un protagonista completamente assurdo. Avete presente il meme nato con il primo trailer di annuncio del gioco in cui ripeteva continuamente di voler uccidere Chaos? Ecco, gran parte dei suoi dialoghi saranno sempre così senza esagerare, non contando che quando qualcuno prova a cambiare discorso e parlare di altro, lui subito interviene dicendo che “non gliene frega nulla perché lui vuole soltanto uccidere Chaos”. Jack vuole essere il protagonista rude e tutto d’un pezzo, ma alcune sue uscite sono talmente assurde da trovare impensabile che siano state concepite per essere serie. Se il gioco avesse avuto un’atmosfera ironica e pronta a puntare sull’esagerazione allora alcune sue battute sarebbero anche state divertenti e accettate, ma andando avanti con il gioco si capisce che ogni azione dei personaggi è presa estremamente sul serio dalla storia.

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Oltre a ciò la scrittura dei dialoghi è fatta piuttosto male e alcune parti della storia sono affrettate e poco chiare, e spesso la giustificazione di alcuni avvenimenti è dettata soltanto dal fatto che “così ha voluto il destino”. A questo aggiungete che la struttura del gioco è molto simile a quella di Nioh in cui vedremo dei filmati legati alla trama solo a inizio e fine missione, lasciando che la parte narrativa sia solo un intermezzo tra un combattimento e l’altro. Per un titolo legato alla saga di Final Fantasy, che da sempre ha fatto delle sue storie uno dei suoi punti di forza maggiori, è davvero un aspetto negativo poco giustificabile, che rappresenta anche il difetto maggiore del gioco.

Combattimenti e classi

La situazione almeno migliora per quanto riguarda il gameplay del gioco, anche se esistono diversi difetti anche in questo campo.  Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è un action RPG che prende molto del suo stile dai due Nioh fatti sempre dal Team Ninja. Il titolo infatti presenta alcuni elementi tipici dei soulslike, tra punti in cui ripristinare salute e pozioni di cura al prezzo di far ricomparire tutti i nemici uccisi dell’area o delle penalità alla morte, che in questo caso è però un semplice calo dei PM, ossia i punti magia utilizzati per le abilità speciali. Stranger of Paradise è molto semplificato per essere un esponente del genere dei soulslike, soprattutto perché ha anche la selezione della difficoltà, cosa normalmente non esistente in un qualsiasi titolo di questa tipologia. I giocatori che si vorranno godere solo la storia senza fare troppi sforzi potranno infatti selezionare una difficoltà storia che permetterà loro di superare anche i combattimenti più ostici con facilità.

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Anche la struttura delle missioni, come accennavamo in precedenza è presa pari da quella dei due Nioh. Il giocatore si troverà in una mappa virtuale dove selezionare la prossima missione della storia, oppure le missioni secondarie, solitamente ambientate nelle mappe delle quest principali, ma con nemici e obiettivi diversi. Si potrà inoltre andare dal fabbro e parlare con alcuni personaggi sempre dal menu della mappa principale. Manca dunque purtroppo l’esplorazione di città e altri luoghi dove tirare il fiato in questo Final Fantasy Origin, con l’unica città presente, Cornelia, che non è visitabile liberamente, ma soltanto in alcuni punti della storia. La campagna principale può essere finita anche in una ventina di ore, se ci si concentra solo su quella, ma tutto dipende da quante missioni secondarie deciderete di fare.

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Le missioni secondarie servono a ottenere nuovo equipaggiamento e soprattutto materiali per potenziare le classi. Il sistema di combattimento ruota tutto intorno alla gestione delle classi infatti: ce ne sono ben 28 all’interno del gioco e sono tutte prese da quelle tipiche dei vecchi Final Fantasy. Oltre al classico guerriero, mago, ladro o cavaliere ne troveremo molte altre più particolari, come il monaco, il berserker, il mago rosso e mago nero, il samurai o il dragoon. Alcune classi verranno sbloccate facendo salire di livello quelle di base che poi si potranno evolvere, ogni classe ha 30 livelli in totale che non potenziano però danni e statistiche, ma permettono di ottenere abilità attive e passive. Il nostro protagonista potrà equipaggiare fino a due classi alla volta, che potranno essere cambiate istantaneamente con la pressione di un tasto. Sarebbe stato bello poter avere almeno tre classi equipaggiabili, dato il numero elevato di queste, così da sperimentare maggiormente, invece così si è quasi costretti ad avere il più delle volte equipaggiata una classe guerriera e una magica. Anche i nostri compagni di viaggio potranno avere delle classi intercambiabili, ma ne potranno utilizzare soltanto una alla volta e la scelta sarà sempre tra cinque o sei.

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Oltre alle classi la novità principale del gameplay di Final Fantasy Origin: Stranger of Paradise è legata ad alcune meccaniche nuove come la Barra del Logoramento: posseduta sia da Jack che dai nemici. Se riempita stordirà Jack per alcuni secondi, mentre i nemici saranno vulnerabili a un colpo di grazia che li cristallizzerà uccidendoli e permetterà a Jack di aumentare la sua barra PM. Ci sarà poi lo Scudo Spirituale, una sorta di contrattacco che, se eseguito nel giusto momento, permetterà anche di rubare le abilità di alcuni nemici e riutilizzarle su di essi. Ci sarà poi la meccanica Lux, che, sacrificando una certa quantità della barra PM, permetterà di infliggere molti più danni alla Barra del Logoramento. Quest’ultima meccanica è però poco utile rispetto alle abilità delle classi, anche perché il gioco non è poi così difficile.

Il combattimento è indubbiamente divertente e molto vario grazie anche alle molteplici classi, ma non offre mai sfide troppo complesse anche giocando a livello di difficoltà alto se togliamo due o tre boss. Questi tra l’altro sono molti e tutti piuttosto ben fatti, con alcuni combattimenti davvero epici. Giocando a livello di difficoltà medio basso però bisognerà tenere conto dei propri compagni, che rispetto alla prima demo, sono ora incredibilmente efficienti e rischiano di far fuori i boss da soli senza il vostro aiuto.

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C’è un certo sbilanciamento nella progressione del personaggio e nella gestione dell’equipaggiamento. Si trovano davvero tantissime armi e armature sin dall’inizio del gioco, il problema è che la maggior parte sono inutili e andranno scartati o fusi dal fabbro per potenziare le nostre armi predilette. In realtà la potenza di attacco e difesa del nostro protagonista sarà decisa in base al livello dell’equipaggiamento, che non avrà dunque limiti per essere equipaggiato. Questo rende nullo tutto il tempo investito nell’ottimizzare una build di una classe, dato che tanto troveremo un oggetto di livello superiore nelle missioni successive. Il tutto è quindi limitato semplicemente a premere il tasto ottimizza per equipaggiare il miglior equipaggiamento disponibile al momento ed eliminare tutto il resto che non serve per fare spazio e ordine nell’inventario.

La luce dei cristalli

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin presenta uno stile grafico che ha molti alti e bassi. I modelli dei personaggi e le loro animazioni sono piuttosto ben fatti, mentre le ambientazioni spesso presentano texture a bassa risoluzione, effetti pop in degli oggetti e qualche calo di frame rate. Dal lato artistico inoltre le aree che visiteremo risultano piuttosto banali e anonime, anche se alcune si salvano con paesaggi più che decenti. Bocciato invece il level design che presenta dungeon lineari e senza grandi guizzi di creatività. Le missioni saranno in pratica un continuo ripulire stanze dai nemici, con qualche semplice enigma ambientale nel mezzo fino al fatidico scontro con il boss.

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Su PS5 dove ho effettuato la prova, esistono due opzioni grafiche: Qualità e performance. La prima si focalizza sulla risoluzione, mentre la seconda sul frame rate, e come sempre in questi casi, la seconda è preferibile per una maggior fluidità nelle azioni durante i combattimenti. Il gioco presenta anche la possibilità di essere giocato in multiplayer: sarà infatti possibile richiamare, in maniera molto simile a quanto accadeva in Nioh, altri due giocatori con cui completare le diverse missioni. Il gioco è tradotto completamente in italiano per quanto riguarda i testi.

Il verdetto

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è un esperimento che non è riuscito benissimo in tutti i suoi aspetti. La storia si prende troppo sul serio proponendo dialoghi e sequenze ai limiti dell’esilarante e viene soprattutto raccontata male e con l’abuso di cliché. Il gameplay invece si difende bene e risulta divertente e vario soprattutto per il suo sistema di classi, ma anche qui ci sono dei difetti nella struttura che ne minano la qualità generale. Un peccato per quest’esperimento che sulla carta sembrava molto interessante.

Commento

cpop.it

72

Uno spin-off della serie Final Fantasy con un gameplay buono, ma con tanti difetti soprattutto legati a una storia piena di problemi e una struttura non sempre efficiente.

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